La Chiesa del Concilio Vaticano II

Testi sull’ecclesiologia conciliare ormai abbondano e poiché la produzione specialistica deve prendere le sue strade, è giusto che si dia spazio ad agili volumetti destinati al grande pubblico, come quello di Ettore Malnati. Conosciuto nell’ambiente anche per una serie di studi che l’hanno visto navigare spesso e con esperienza nell’area ecclesiologica, con saggi storici e teologici, l’Autore dà ora alle stampe il frutto delle sue ricerche e di alcune lezioni ispirate soprattutto alla Lumen gentium. Emergono una serie di quadri che poggiano sul problema di sempre, e cioè il rapporto tra Chiesa visibile e invisibile; si edificano attraverso la considerazione dei protagonisti interni al popolo di Dio, ministri e laici, per poi concludersi con la pagina ultima dell’escatologia.

L’impostazione cristologica, pur con un allargamento trinitario, e l’idea della Chiesa quale mysterium salutis sono le note dominanti. La Chiesa parte da un atto fondativo e redentore di Cristo, è santificata dallo Spirito e si edifica sui testimoni del Risorto, che sono Pietro e gli Apostoli. La sua missione è di aprire agli uomini il progetto salvifico di Dio, perciò «essa non può che risultare necessaria a tale progetto, non certo per virtù propria ma ovviamente in virtù dei meriti di Cristo» (94). Risulta così essere interessante la dedica di un paragrafo al rapporto tra “la Chiesa e il mysterium iniquitatis”, che l’Autore risolve assumendo il criterio dell’esemplarità cristica. In altri termini: la scelta della povertà e dei poveri come presenza di Cristo nella Chiesa, e la lotta contro l’amartia che devasta il cuore dell’uomo.

Tra le altre cose, da notare lo spazio concesso al tema delle immagini, che copre un intero capitolo, mostrando come l’argomento delle metafore ecclesiali aperto dal n. 6 della Lumen gentium stia facendo scuola. La saldatura ministeriale, coniugata con il “per” del servizio, non impedisce l’attenta riflessione sul laicato, espressa nei tre termini di partecipazione-vocazionemissione. Alla donna è dato un ritaglio autonomo, riconoscendole un carisma specifico, in «una pari dignità che non annulla però la diversità che forma la complementarietà» (177). Infine, come accennato, la dimensione escatologica che non si confonde con una estraneazione storica, ma riordina le verità penultime a quelle ultime. Alla fine, come scrive il vescovo Crepaldi nell’introduzione, si nota un “convincente equilibrio”, anche se qualcuno noterà alcune assenze, come la mariologia.

Tratto dalla rivista Lateranum n.1/2015
(http://www.pul.it)