Citazione spirituale

Viaggio nel tempo e nello spazio liturgico

-

Saggio sull'architettura sacra

 
di

Francesca Leto

 


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EAN 9788825047486

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Tipo Libro Titolo Viaggio nel tempo e nello spazio liturgico - Saggio sull'architettura sacra Autore Editore Edizioni Messaggero EAN 9788825047486 Pagine 138 Data marzo 2020 Collana Percorsi nella liturgia
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Francesca Leto

VIAGGIO
NEL TEMPO
E NELLO
SPAZIO LITURGICO
Saggio
sull'architettura sacra
ISBN 978-88-250-4748-6
ISBN 978-88-250-4749-3' (PDF)
ISBN 978-88-250-4750-9' (EPUB)

Copyright © 2020 by P.P.F.M.C.
MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO ' EDITRICE
Basilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova
www.edizionimessaggero.it
Illud autem hic ante omnia ualde gratum fit
et ualde admirabile,
ut semper tam ymni quam antiphonae
et lectiones nec non etiam et orationes,
quas dicet episcopus, tales pronuntiationes habeant,
ut et diei, qui celebratur,
et loco, in quo agitur, aptae et conuenientes sint semper.
Egeria


(Ma questo soprattutto è particolarmente bello e degno di am-
mirazione, che sempre, tanto gli inni che le antifone, come le
letture e anche le preghiere che pronuncia il vescovo, hanno un
contenuto tale, che le rende appropriate e adatte, sia all'occasio-
ne che si celebra, sia al luogo in cui si svolgono).
INTRODUZIONE


Il genere letterario 'diario' solitamente non
è utilizzato per esplicitare concetti e teorie. Ma
non essendo questo un saggio dal carattere
scientifico e dovendo trattare argomenti intrin-
secamente e inscindibilmente legati all'esperien-
za, ho pensato che potesse essere un modo per
immergere il lettore nello spazio liturgico attra-
verso le visioni di una narrazione. Le immagini
non ci sono ma, come in un normale racconto,
sta al lettore costruirle guidato da chi scrive.
Lo spazio è esso stesso un racconto e non vi
è racconto senza spazio. Esso permette all'espe-
rienza di esistere, di farci com-muovere. Se tutto
ciò vale per la vita quotidiana, ha maggiore po-
tenza nell'esperienza religiosa che per sua natura
avviene in quel frammezzo tra terra e cielo, in
una soglia.
La narrazione sta come sguardo attonito tra
il rianimarsi delle pareti e delle loro immagini
finché si svolgono le azioni liturgiche1, il pie-
trificarsi ulteriore dell'architettura di fronte al

'R. Guardini, Nello specchio dell'anima, trad. G. Colombi,
1

Morcelliana, Brescia 2010 (Opere di Romano Guardini), 131.


7
tremendum che si sprigiona in alcuni momenti
della liturgia2 e lo sgomento e il tremore che
spazio, immagini e azioni provocano nei nostri
corpi3.
Lo spazio, il tempo e le azioni liturgiche non
possono vivere l'uno senza l'altro. Non potevo
quindi parlare di altare, ambone, fonte batte-
simale, senza 'mostrarli' nel loro essere forme
viventi, forme che offrono una possibilità di
agire che sono irriducibili alla pura funzionali-
tà. Spazio, tempo e azione nella liturgia devono
essere sempre simbolici, dire altro oltre a ciò che
è evidente. Emerge la potenza della metafora,
che procede secondo una dinamica ben diversa
dall'allegoria: la chiesa sarà a forma di chiesa
e non di qualcosa d'altro, l'altare sarà a forma
di altare, l'ambone a forma di ambone. Come
l'acqua nel battesimo resta acqua, ma allude ad
altro.
L'uomo si muove e agisce nello spazio quo-
tidiano secondo determinate direzioni. Nello
spazio sacro, termine che non temo di usare

2
'J. Derridà, Psyché. Invenzioni dell'altro, vol. 2, Jaca Book,
Milano 2009 (Di fronte e attraverso, 837. Filosofia), 116.
3
'G. Lercaro, La chiesa nella città. Discorsi e interventi sull'ar-
chitettura sacra, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI)
1996, 77.


8
nella sua accezione necessaria di 'differente',
si possono individuare quattro metafore dire-
zionali fondamentali: l'alto, l'oltre, il centro e
l'Altro/altro.
Queste metafore spaziali sono desunte
dall'esperienza religiosa fin dai primi cristiani
tanto da essere fonte di ispirazione per le meta-
fore dei testi dell'eucologia liturgica e prima di
essi per i testi della Sacra Scrittura. Queste me-
tafore accompagneranno tutta la narrazione in
un intreccio inscindibile tra testi, architettura
e apparato iconografico. Se si riescono a mette-
re in opera queste quattro grandi metafore, lo
spazio potrà risultare efficace, diversamente ci
troveremo, come spesso accade, in uno spazio
in cui nessuno o nulla potrà salire o scendere
dall'alto, nessuno potrà andare verso l'oltre e il
Cristo non potrà tornare al nostro grido: «Ma-
ranathà, vieni Signore Gesù»; nessuno potrà
correre verso il centro e neppure ripartirvi ca-
rico di doni, nessuno potrà fare spazio all'Altro
o guardare negli occhi l'altro. I nostri occhi,
oltre a guardare e 'ricordare' sono in grado di
farci percepire corporalmente ciò che vediamo
e immaginiamo: questo significa che è possibile
efficacemente alludere a uno spazio per il Padre
a cui vanno le nostre preghiere, uno spazio per

9
il Figlio che attendiamo, uno spazio allo Spirito
Santo che scende sulle offerte. Abbiamo razio-
nalizzato tutto, troppo e non ci siamo accorti
che la liturgia non tollera di essere svolta in uno
spazio che sembra più una sala conferenze, una
sala riunioni sovraccarica di inutile paccottiglia
kitsch.
Il racconto è ambientato in chiese di tutte le
epoche e di tutti gli stili, perché la Chiesa non
ha mai avuto uno stile (SC, 123). Anche le chie-
se contemporanee, così come contemporanee
al loro tempo sono state le chiese del passato,
possono essere in grado di farci fare l'esperienza
di «uno spazio che interrompa il cammino or-
dinario del tempo per inserire il nuovo tempo
del mistero divino in cui si compie la salvezza
dell'uomo»4.
La pellegrina Egeria nel suo diario spesso
parla di luoghi adatti, ma il loro essere adatti è
nel loro essere inerenti ai testi e al tempo. In que-
sto modo è come se ogni elemento si muovesse
all'unisono, organismo vivente complesso in cui
il tutto è più della somma delle parti ed emerge
dalla relazione tra i testi, il movimento, lo spa-

4
'G. Bonaccorso, Celebrare la salvezza. Lineamenti di liturgia,
Edizioni Messaggero Padova - Abbazia di Santa Giustina, Pa-
dova 20032, (Caro Salutis Cardo. Sussidi, 6), 199.


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zio, le immagini, la musica, il tempo. Nulla è
eliminabile poiché tutto è parte di un insieme.
Se si togliesse qualcosa è come se a quell'orga-
nismo venisse inferta una ferita insanabile, sca-
tenando contraddizioni tra le parti e perdita di
significatività simbolica.
Così se i testi e il canto e le azioni richiedono
uno spazio 'verso e dall'alto', se questo manca,
questi testi, canti e azioni saranno meno efficaci,
perderanno quella potenza di cui necessitano
poiché «lo spazio ha efficacia sacramentale per-
ché partecipa al complesso rituale»5. Va abban-
donata l'idea antirituale del minimo necessario
e invece percorsa la via complessa ma efficace
della forma rituale che vive nella logica del mas-
simo gratuito.
Le architetture che seguono, così come i pa-
esi, non sono volutamente citati. I testi euco-
logici citati e quelli scritturistici sono sempre i
testi del giorno tratti o dal Messale, o dal Le-
zionario o dalla Liturgia delle ore e quindi, per
non appesantire il testo con le note, non sono
specificati.


5
'R. Tagliaferri, L'adeguamento degli spazi celebrativi, in V.
Sanson (a cura), L'edificio cristiano, EMP, Padova 2004 (Qua-
derni di Rivista Liturgica, 5), 88.


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1. Partenza
22 novembre 2016
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo
La messa è finita ed è quasi mezzogiorno di
questa tranquilla domenica di luce fredda. Sono
nella chiesa dedicata a Cristo Re. La grande
vetrata sulla copertura che mi avrebbe immo-
bilizzata davanti al Re dell'universo non c'è; si
trova in un deposito in attesa del restauro. Così,
cercando di rammentarla, mi volto per uscire e
sosto alcuni istanti guardando, nella penombra
della chiesa, il nastro avvolgente di vetrate che,
sospendendo la copertura, narra la storia del-
la salvezza. Oggi questi colori intensi e queste
forme mi fanno sentire parte di questa storia in
modo speciale. Sto per partire per il mio viag-
gio, una serie di parentesi nella mia vita. Ho
udito da poco le parole della colletta: «' ogni
creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti
serva e ti lodi senza fine»; le vetrate raccontano
la liberazione dal peccato e ora, attraversato il
nartece e varcata la soglia verso il mondo, di
chiesa in chiesa, di comunità in comunità, mi
attendono molteplici esperienze di servizio e
lode al Padre.

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2. La differenza: lo spazio dell'incontro
27 novembre 2016
I Domenica di Avvento
Questa mattina ho deciso di andare a messa
prima del solito. Sono in un paese sui colli. C'è
un'unica chiesa che si erge maestosa tra abita-
zioni modeste: poche case che paiono lini ripie-
gati in piccoli stipetti disposti a caso. La cura è
stata tutta per lei. Facciata barocca, campanile
romanico. La Chiesa non ha mai fatto suo uno
stile preciso e nel tempo si sono sempre succe-
dute modifiche, così come è naturale che avven-
ga per tutte le cose della vita. Il mio alloggio è
ai piedi del colle. Resta isolato, circondato da
orti nei quali fino a una quindicina di giorni fa
si è seminato, qualcosa si raccoglie e qualcosa
attende la prima gelata per essere più buono. La
natura coltivata dall'uomo mi parla di un'attesa
operosa come la liturgia di oggi. Il timido sole
autunnale si è appena fatto largo all'orizzonte.
Nel frattempo salgo tra vie strette aggirando
con lo sguardo il volume della chiesa. Dappri-
ma il lato sud, ancora in penombra, poi, tramite
un'ardita prospettiva dal basso, si mostra l'ab-
side appena rischiarata da quei titubanti raggi
di sole, e poi ancora un tornante che scopre le
pietre qua e là annerite o rivestite di muschi

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verdastri. Per un tratto non la vedo più; le sono
troppo sotto. Ma ecco d'improvviso si apre uno
scorcio che inquadra tutta la facciata in ombra.
Il percorso termina in una piccola piazza che è
tutta un sagrato; la prima soglia tra lo spazio e
il tempo della quotidianità e lo spazio e il tem-
po per la lode al Padre. Sono spazi differenti,
non separati: differente è il senso dello spazio
sacro. La facciata segna in modo perentorio il
mio arrivo e la differenza. Le luci sono anco-
ra spente, mancano una quindicina di minuti
all'inizio della messa: tutto odora di incenso
mescolato alla cera bruciata. Una monofora al
centro dell'abside, chiusa da una vetrata a rulli
veneziani tenuamente policromi, permette che
un fascio di luce trafigga la navata. Il pulviscolo
luminescente sembra rincorrersi. Il vecchio al-
tare barocco è in controluce, nella penombra.
Ma al centro dell'abside, quasi nascente dalla
terra, si erge l'altare dorato: cubico, semplice.
Ma sono proprio le dimensioni ridotte, la sem-
plicità assoluta delle forme e il materiale, un
cubo lapideo rivestito a foglia oro, che quasi
magneticamente attraggono lo sguardo e con
esso il corpo tutto, la mente e il cuore. La super-
ficie dorata vibra alle luci delle candele di cera
su candelabri a stelo posti simmetricamente ai

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lati dell'altare. Nulla vi è posato se non i lini che
ricadono solo ai lati. La meta del mio percorso è
lì di fronte a me. Niente intorno che mi distolga
dal guardarlo. Un crocifisso col Christus trium-
phans è sospeso sopra l'altare. Prendo posto tra
i banchi e nel frattempo la schola cantorum in-
tona l'antifona d'ingresso: «A te, Signore, elevo
l'anima mia' che io non sia confuso». Penso a
questo spazio che nella sua chiarezza opera ciò
che le parole chiedono: che io non sia confusa.
Ho percorso i sentieri di questo paese e questa
esperienza vissuta nelle mie membra è stata la
metafora dell'andare alla casa del Signore, del
salire verso la casa di Davide; parole che il soli-
sta sta cantando dall'ambone, alle quali, unita
all'assemblea, rispondo. Il presbitero si dirige
all'altare provenendo dal lato nord, vi prende
l'evangeliario che brilla nella sua veste dorata
non appena viene innalzato. Si trova tra le mani
del sacerdote colpito dalla luce proveniente
dall'abside. Per alcuni istanti, finché si dirige
attraverso l'aula all'ambone, appare in tutta la
sua evidenza che il Libro è proprio il Cristo che
viene oggi qui in mezzo a noi in questa piccola
chiesa, la promessa fatta alla casa d'Israele e di
Giuda; il germoglio giusto atteso. Sembra giun-
gere dall'oltre, dal tempo dell'attesa, che quel

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raggio di luce materializza per noi tutti che stia-
mo lì in piedi cantando l'alleluia. L'insieme spa-
zio, azione, parole attraggono l'assemblea che
riesce a fare l'esperienza auspicata dalla colletta
appena pregata: « O Dio, nostro Padre, suscita
in noi la volontà di andare incontro con le buo-
ne opere al tuo Cristo che viene».

3. L'ambone, dove la voce si fa Parola
4 dicembre 2016
II Domenica di Avvento
Discendo dai colli, mi immergo nella pianura
avvolta dalla nebbia ed essa, conforto dei solitari,
mi accompagna. Riempie spazio e tempo che
qui più che altrove appaiono sempre identici.
Il paesaggio, che in un altro tempo apparirebbe
riempito di case e prefabbricati senza interruzio-
ne alcuna, è come affondato nella nebbia. Prose-
guendo, mi avvicino a un vecchio paese e una a
una si svelano le case e, sopra a tutte, la chiesa.
I secoli non vi si sono sovrapposti e la facciata
si posa immobile da almeno otto secoli e il suo
occhio centrale scruta coloro che camminano
o sostano sul sagrato. Mi avvicino al portale.
La lunetta che lo sovrasta impone una sosta.
Colui che l'ha scolpita doveva conoscere bene
quella dell'Antelami sul battistero di Parma. Più

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piccola e semplice, ne ricalca la struttura e la
concezione. Cristo al centro, dalle sembianze
molto terrene, col corpo piagato, è seduto sul
trono con le mani sollevate. Signore e giudice
sul trono e contemporaneamente uomo morto
e risorto per la nostra salvezza. I santi stanno in
alto e attorno e in basso due teorie di uomini
e donne separati da due angeli con le trombe.
Entro con questa immagine fissata dentro di me.
È come se un poco della nebbia esterna fosse
riuscito a insinuarsi all'interno. Il pavimento
in marmo orobico arabescato intervallato da
marmo bianco con un passo via via più fitto
va impercettibilmente salendo verso l'altare. Mi
sembra davvero di iniziare a percorrere la via del
Signore! Subito a sinistra, posto in una grande
cappella, il battistero. Un fonte seicentesco, così
come tutta la cappella, ha come sfondo un bat-
tesimo del Signore. La pala, alla base, ha una
serie di piccoli riquadri che narrano la vita del
Battista: la visitazione, la nascita del precursore,
la sua circoncisione, la predicazione nel deserto,
la prigionia e la sua decollazione. Il nuovo am-
bone, a sud nella prima campata della navata,
sembra la voce di uno che grida nel deserto. In
pietra grigia lievemente bocciardato è appena
inciso con un motivo geometrico a foglia oro, è

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alto, come alta è la voce della Parola che desidera
essere ascoltata. L'altare, nella stessa pietra grigia
inciso con foglie e frutti in foglia oro, nasce da
un basamento (bema) di tre gradini: il monte
santo! Il presbitero pronuncia le parole della pre-
ghiera sui doni: «all'estrema povertà dei nostri
meriti supplisca l'aiuto della tua misericordia».
Ecco allora che il Crocifisso sospeso sopra l'altare
quasi si unisce all'immagine della lunetta del
portale che lentamente riaffiora. Il presbitero ci
invita in piedi attorno al bema. Rammento così
le parole del Canone Romano fino al XV sec.,
circumadstantium, in piedi attorno all'altare. Il
presbitero recita il prefazio: «Signore e giudice
della storia, apparirà sulle nubi del cielo rivestito
di potenza e splendore». Ora quelle parole sono
pregate col corpo che è salito ai piedi del monte,
con gli occhi che hanno visto il rilievo sul por-
tale che ora mi appare in tutto il suo nitore, con
gli orecchi che le hanno ascoltate.

4. Alberi e germogli nell'iconografia
14 dicembre 2016
mercoledì della III settimana di Avvento
Oggi il mio viaggio mi ha condotta nei pressi
di un santuario mariano. Nella pianura avvolta
dalla nebbia, sul limitare di un bosco di quer-

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ce che riesco a intravedere appena, si apre un
lunghissimo filare di alti pioppi e sullo sfondo,
del tutto inaspettata, la piccola facciata di un
antico santuario. Un capannello di persone sul
sagrato e un pullman parcheggiato nei pressi, mi
lasciano intuire che si tratta di pellegrini. Vorrei
partecipare a una messa e scopro che di lì a poco
il gruppo, col presbitero che li accompagna, ce-
lebrerà la liturgia. Entro nella piccola e antica
chiesa, chiara e luminosa. Il sacrista predispone
il messale e notando l'azzurro della copertina,
intuisco che sarà celebrata una messa dal Mes-
sale della Beata Vergine Maria. Questo non mi
è capitato sovente e mi dispiace perché i testi
di questo libro liturgico sono molto belli, scelti
con cura e ben commentati. Il nitore dell'in-
terno, poiché predomina il bianco dell'intona-
co delle pareti, mi pone in uno stato d'attesa
gioioso, quello che già ho potuto assaporare la
domenica appena trascorsa, gaudete. Si canta:
«Gioisci figlia di Sion». La processione introitale
si sviluppa a partire dall'ingresso tra due pareti
con lacerti di affreschi tardo medievali che nar-
rano la storia della salvezza: la creazione, Adamo
ed Eva nel paradiso e la loro cacciata, Abramo e
Sara, Abramo e Isacco, la visitazione, l'annun-
ciazione, le nozze di Cana, Maria ai piedi della

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croce, la deposizione, Maria e gli apostoli nel
cenacolo. Quest'ultimo affresco, nel registro in-
feriore, cade giusto sul lato nord, prima dell'arco
trionfale sul quale si innesta l'abside; nel regi-
stro superiore si trova Abram presso le querce di
Mamre. In corrispondenza di queste pitture è
stata posta la sede. A sud, sopra l'ambone a metà
dell'aula, vi è l'annunciazione nel registro infe-
riore e in quello superiore Abramo che ascolta
la promessa di Dio. Coloro che hanno ricol-
locato sede e ambone nuovi hanno capito che
lo spazio col suo apparato iconografico devono
essere inscindibilmente legati all'azione liturgi-
ca. L'ambone materializza il luogo dell'annuncio
con forza. Ascoltando le letture non posso non
guardare, di volta in volta gli affreschi che rac-
contano, con altro linguaggio, le stesse pericopi
e che magistralmente sono legati alle azioni che
vi si compiono in corrispondenza. Le parole, lo
spazio e le immagini prendono vita. Al canto
dell'alleluia: «O Radice di Iesse», lo sguardo in-
tercetta l'abside: un immenso albero, l'albero di
Iesse, appunto, con Maria al centro. E il Vangelo
di Matteo che proclama la genealogia di Gesù
Cristo figlio di Davide. Lo sguardo all'abside
e l'orecchio teso alla voce che proclama. Un'e-
sperienza intensa, sinestetica. Il nuovo altare è

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in pietra tenera bianca e presenta appena incisi
ramoscelli fioriti. Le incisioni sono argentee. Il
presbitero sta pregando il prefazio: «colei che
credendo divenne madre; è pianta della radice
di Iesse la Vergine dal cui grembo è germogliato
il fiore Cristo Gesù salvatore del mondo». Noi
tutti stiamo di fronte e attorno all'altare con lo
sguardo rivolto ad esso e all'abside su quell'albe-
ro di Iesse dal quale è nato il Redentore.

5. Quando il cielo scende sulla terra
18 dicembre 2016
IV Domenica di Avvento
Il mio viaggio, in questo tempo di Avvento,
si snoda tra piccoli borghi sulle cime di colli-
ne verdastre e molli, sui quali, solitamente fin
da lontano, s'intravede nitida la sagoma della
chiesa. Riconoscibile, essa è un centro visivo e
materiale per la vita di chi abita queste zone.
Percorrendo la strada da sud est, noto il profilo
di due chiese, una antica e una nuova. La secon-
da mi attrae. Un gioco di costoloni-nervature
delinea il volume della chiesa ripetendone la
forma tipica nella copertura a falde che qui, in
corrispondenza dell'oriente, s'innalzano come
ali ripiegate verso il cielo. A occidente sta, più
alta, la torre campanaria quale segnale visivo;

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custodisce le campane come nere coppe canore
rese evidenti dal bianchissimo cemento. La nuo-
va chiesa ha preso il posto della vecchia che sta
ormai rinchiusa in un nucleo abitato difficile da
raggiungere e fortemente segnato dai postumi
di una terra che, ostile, trema periodicamente.
Il terreno su cui si adagia la nuova costruzione è
stato modellato affinché lo spazio si aprisse sulla
strada. Il sagrato è ampio, invoglia ad accedervi;
circonda colui che vi entra tramite quei costo-
loni-nervature che intravedevo di lontano e che
ora danno forma alla chiesa, ora a un porticato a
'L' che collega gli edifici e fa da quinta. Il ritmo
dello spazio sembra ripetere il ritmo del tempo,
ma la differenza degli elementi narra di un tem-
po mai identico a se stesso. Il tempo donato e
quindi lungo della liturgia diviene spazio ampio,
nervature lungo le quali lo sguardo corre e con
esso anche il corpo che s'immagina di salirvi. Il
suono delle campane si insinua tra le vie come
a chiamare i fedeli di porta in porta. Quella del-
la chiesa è aperta e raggi luminosi disegnano il
pavimento. Uno scroscio di luce precipita sulla
vasca battesimale che mi si presenta di fronte tra
l'endonartece e l'aula. Come non cercare di im-
maginare il proprio battesimo di cui la memo-
ria non serba alcun ricordo' Il succedersi delle

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nervature spinge lo sguardo all'altare e oltre. Tra
esse, è come se il cielo scendesse: «Stillate dall'al-
to, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a
noi il Giusto». Il suono e le parole dell'antifona
d'ingresso avvolgono con lo spazio l'assemblea.
Da sola questa antifona in questo splendido spa-
zio potrebbe bastare a fare esperienza dell'Av-
vento. Sono in piedi tra la terra e un cielo che
pare discendere e mi trovo di fronte a un'abside
rivestita da un immenso mosaico monocromo
traslucente che mette in opera, in modo quasi
barocco, l'oltre, la seconda venuta del Cristo,
che qui percepiamo anche con i sensi. La pro-
cessione d'ingresso, nella sua composita e va-
riegata articolazione ministeriale, procede verso
l'altare: ministrante con croce astile, turiferari,
ceroferari, il diacono che e sorregge l'evangelia-
rio, i lettori, il presbitero. Il libro dei Vangeli,
mostrato nella sua veste preziosa, percorre l'aula
circondato dall'assemblea e lo spazio accompa-
gna i passi col suo ritmo cadenzato verso l'altare.

6. Della necessità della soglia
25 dicembre 2016
Natale del Signore
Sono le ventitré di una fredda e limpida not-
te del principio dell'inverno e tutto è avvolto

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dall'oscurità già da molte ore. Molte sono an-
cora le luci alle finestre. La notte di Natale è
avvolta da un'aura speciale anche se di religioso
ne rimane ormai un frammento che si assotti-
glia sempre più. Eppure è la veglia più frequen-
tata dell'anno, perché la veglia pasquale, che è
la liturgia per eccellenza, ancora non è entrata
nel vissuto dei fedeli e gode di una minor par-
tecipazione. Piano piano molte di quelle luci
iniziano a spegnersi e la notte muta si impos-
sessa delle vie e la gente esce di casa e in fretta,
affrontando l'aria tagliente, raggiunge il portale
della chiesa. Non si fa quasi in tempo a percepi-
re la soglia; si desidera giungere diretti alla meta.
Ma un profondo nartece, avvolto dalla penom-
bra, frena improvvisamente il passo. L'oscurità
rallenta le azioni, la luce le accelera. La soglia
prende spessore e fa sì che sia offerta l'esperienza
dell'arrivo graduale alla meta. Anche il tempo
liturgico offre una gradualità tutta speciale per
questa solennità: messa vespertina nella vigilia,
messa della notte, messa dell'aurora e messa del
giorno. Nel nartece così profondo che fa solo
intravedere l'aula, sembrano risuonare le parole
dell'antifona d'ingresso della messa vespertina:
«Oggi sapete che il Signore viene a salvarci: do-
mani vedrete la sua gloria». E così in questo len-

25
to incedere nell'oscurità, improvvisamente da
destra siamo investiti dalla luce emanata dalla
zona dell'altare, ci sentiamo come il popolo che
camminava nelle tenebre che ha visto una gran-
de luce. Le metafore spaziali mediante le quali
l'uomo si esprime nella quotidianità e in tutto
il linguaggio poetico, e quindi in quello reli-
gioso, derivano dalle nostre esperienze spaziali
nel mondo. E ora questo processo si rovescia
creando una relazione tra l'esperienza dello spa-
zio sacro e le parole udite che, in questo legame
inscindibile reso possibile dal rito, è come se si
incidessero nei nostri corpi. La chiesa è stata
costruita negli anni Sessanta con sapienza pro-
gettuale. La lezione delle mutevoli prospettive
derivanti dai differenti punti di vista lungo un
percorso, iniziata nell'acropoli di Atene e pro-
seguita da Le Corbusier con la sua promenade
architectural, è qui messa in atto con grande effi-
cacia. L'efficacia di uno spazio sacro sta nella sua
capacità trasformativa: deve plasmare il corpo
mutando le esperienze possibili, ma in sintonia
con la liturgia, con il mistero celebrato. Sono
entrata quattro volte in questa chiesa per le
quattro messe, ma non solo l'entrare è stato un
agire con lo spazio e a causa di esso. L'uscire è in
questa chiesa dominato da una grande opera in

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formelle di ceramica istoriate. La controfacciata,
prima di essere quasi ingoiata dal nartece che
mi rimanda al mondo, rappresenta il giudizio
in Mt 25. A me che vado nel mondo è detto
dove e come devo amare Cristo, poiché, come
ho udito nella seconda lettura della messa della
notte, devo vivere «in questo mondo con so-
brietà, con giustizia e con pietà nell'attesa [']
della manifestazione gloriosa del nostro grande
Dio e salvatore Gesù Cristo ['] pien[a] di zelo
per le opere buone». Un'azione, l'uscita, che
per lo più risulta anonima, qui attraverso la via
estetica conduce verso l'etica: la caritas espressa
attraverso l'arte impone un andare nel mondo
che non può lasciare indifferenti.

7.  onvocati dalla parola di Dio
C
attorno all'ambone
30 dicembre 2016
Santa Famiglia di Gesù, Maria
e Giuseppe, venerdì
Nevica. Le montagne che circondano il pae-
saggio non sono percepibili. Nonostante non ci
sia il sole, la copertura, il campanile e il portale
dorato rimandano i loro riflessi tra i fiocchi che
discendono copiosi. Il nuovo complesso par-
rocchiale si presenta come un corpo unico di

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INDICE ANALITICO


I numeri corrispondono al numero progres-
sivo dei giorni.

Abside 2; 4; 5; 8; 9; 14; 18; 20;
24; 27; 29; 31; 33; 34; 35;
36; 37; 40.
Altare 2; 3; 4; 5; 6; 7; 8; 9; 10;
11; 12; 13; 16; 18; 19; 20;
23; 24; 25; 26; 27; 28; 29;
33; 34; 35; 36; 37; 38; 39.
Ambone 2; 3; 4; 7; 8; 10; 11; 12;
13; 14; 17; 19; 21; 23; 24;
25; 26; 28; 29; 31; 32; 33;
34; 36; 37
Apparato 3; 4; 7; 8; 9; 13; 16; 23;
Iconografico 24; 25; 27; 29; 30; 33; 34;
36; 37; 39.
Battistero/Fonte 3; 5; 8; 9; 10; 15; 23; 24;
27; 28; 29; 34.
Controfacciata 6; 16.
Crocifisso/Croce 2; 3; 5; 10; 11; 15; 18; 21;
22; 23; 24; 27; 28; 30; 34;
37; 38.
Custodia Eucaristica 7; 11; 14; 29; 30.




129
Luce 2; 5; 6; 8; 9; 10; 11; 13;
14; 15; 17; 18; 20; 21; 23;
24; 26; 27; 28; 29; 30; 31;
32; 34; 35; 36; 38.
Nartece 1; 5; 6; 11; 15; 23; 27; 28;
29; 34; 40.
Portale/Porta 3; 6; 7; 8; 11; 12; 13; 14;
16; 17; 18; 19; 20; 21; 23;
24; 25; 28; 30; 31; 32; 33;
34; 35; 37; 39.
Pulpito 29; 31; 37
Sagrato 2; 3; 4; 5; 15; 17; 18; 19;
20; 21; 23; 25; 26; 28; 32;
34; 35; 40.
Schola Cantorum 2; 7; 8; 15; 19; 24; 27; 33;
34.
Sede/Cattedra 4; 15; 34; 36; 37.
Sedute 2; 10; 12; 13; 16; 19; 22;
23; 27; 29; 30; 33; 34; 35;
38.
Volte/Soffitti/Cupola 11; 12; 13; 14; 16; 20; 21;
23; 24; 25; 27; 29; 30; 31;
32; 33; 34; 35; 37; 38; 39;
40.
Vuoto 10; 11; 13; 22; 33.




130
RINGRAZIAMENTI


Ringrazio tutti gli architetti e gli artisti con
i quali ho collaborato in qualità di architetto e
liturgista in alcuni progetti e in vari concorsi di
progettazione per la costruzione di nuovi com-
plessi parrocchiali: Michele Battistella, Alessan-
dro Bellini, Daniele Bertoldo, Vittorio Buset,
Cristina Busnelli, Nicola Boccaccini, CaCO3,
Mauro Ceccato, Chiara Di Vecchio, Raffaello
Di Vecchio, Luca Doveri, Ettore Frani, Cateri-
na Gabelli, Alberto Gianfreda, Tino Grisi, Sara
Maragotto, Elena Modorati, Daniele Molinari,
Eugenio Motterle, Stefano Orizio, Luca Pio-
vaccari, Francesco Quaranta, Rocco Salomone,
Nicola Samorì, Norberto Secchi, Laura Stocco,
Francesco Zaccaro, Mauro Zocchetta; il liturgi-
sta Gaetano Comiati, i consulenti artistici Ilaria
Bignotti e Matteo Galbiati, nonché gli illumi-
nati committenti.




131
INDICE


INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Partenza
22 novembre 2016
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo . . . 13
La differenza: lo spazio dell'incontro
27 novembre 2016
I Domenica di Avvento . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
L
 'ambone, dove la voce si fa Parola
4 dicembre 2016
II Domenica di Avvento . . . . . . . . . . . . . . . . 17
Alberi e germogli nell'iconografia
14 dicembre 2016
mercoledì della III settimana di Avvento . . . . . 19
Quando il cielo scende sulla terra
18 dicembre 2016
IV Domenica di Avvento . . . . . . . . . . . . . . . . 22
Della necessità della soglia
25 dicembre 2016
Natale del Signore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
Convocati dalla parola di Dio
attorno all'ambone
30 dicembre 2016
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, venerdì 27

133
L'esperienza di uno spazio narrante
1 gennaio 2017
Maria santissima madre di Dio, domenica . . . . . 30
Le immagini accompagnano all'altare
6 gennaio 2017
Epifania del Signore, venerdì . . . . . . . . . . . . . . 34
Come il Signore abita l'incontro
8 gennaio 2017
Battesimo del Signore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
Nobile semplicità
2 febbraio 2017
Presentazione del Signore . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
La rinuncia al superfluo
1 marzo 2017
Mercoledì delle ceneri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
Il vuoto, il silenzio, il suono
5 marzo 2017
I Domenica di Quaresima. . . . . . . . . . . . . . . . . 44
Quando il sole lascia spazio alle candele
12 marzo 2017
II Domenica di Quaresima . . . . . . . . . . . . . . . . 46
Il battistero, luogo di vita
19 marzo 2017
III Domenica di Quaresima . . . . . . . . . . . . . . . 48
Quando le pareti prendono vita
25 marzo 2017
Annunciazione del Signore . . . . . . . . . . . . . . . . 52

134
Costruire con la luce e le parole del Vangelo
26 marzo 2017
IV Domenica di Quaresima . . . . . . . . . . . . . . . 54
L'altare e il 'bel gesto di Cristo'
2 aprile 2017
V Domenica di Quaresima . . . . . . . . . . . . . . . . 57
La porta del cielo
9 aprile 2017
Domenica delle palme e della passione del Signore 60
Sovrapposizione e nobile semplicità
13 aprile 2017
Giovedì santo, cena del Signore . . . . . . . . . . . . . 62
Innalzato sulla croce
14 aprile 2017
Venerdì santo, passione del Signore . . . . . . . . . . 64
In silenzio come nel ventre
15 aprile 2017
Sabato santo, sepoltura del Signore . . . . . . . . . . 67
Luce e acqua
15 aprile 2017
Sabato santo, veglia pasquale . . . . . . . . . . . . . . 68
Domenica di Pasqua
16 aprile 2017 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
Le grandi Scuole
23 aprile 2017
II Domenica di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74

135
Rilettura
30 aprile 2017
III Domenica di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
La valle oscura, il pascolo nella luce
7 maggio 2017
IV Domenica di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
La chiesa come via
14 maggio 2017
V Domenica di Pasqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
Circumstantes
2
 1 maggio 2017
VI Domenica di Pasqua. . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
Il cuore della casa
28 maggio 2017
Ascensione del Signore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
Da pulpito, ritornando ambone
31 maggio 2017
Visitazione della beata vergine Maria . . . . . . . . 88
Lo spazio dello Spirito Santo
4 giugno 2017
Domenica di Pentecoste . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
Spazio di comunione e circumadstantes
18 giugno 2017
Santissimo corpo e sangue di Cristo . . . . . . . . . . 92

136
Narrazione sincronica e spazio nel tempo
24 giugno 2017
Natività di san Giovanni Battista, sabato . . . . . 97
Il silenzio della rinuncia al mondo
11 luglio 2017
San Benedetto, martedì . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
Empatia percettiva
ed emozionale con lo spazio
6 agosto 2017, Trasfigurazione, domenica . . . . 103
Il paradiso anticipato
15 agosto 2017
Assunzione della beata vergine Maria, martedì . 106
Esaltazione della Santa Croce
14 settembre 2017, giovedì . . . . . . . . . . . . . . . 109
L'alto
1 novembre 2017
Tutti i Santi, mercoledì . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
Percorso, soglia, meta
2 novembre 2017
Commemorazione di tutti i defunti . . . . . . . . . . 114
GLOSSARIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127
INDICE ANALITICO . . . . . . . . . . . . . . . . . 129
RINGRAZIAMENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . 131

137
C. Cavagnoli, Le parole della preghiera, pp. 124, 2017.
L. Della Pietra, Una Chiesa che celebra, pp. 112, 2017.
A. Grillo, Tempo graziato, pp. 124, 2018.
M. Serbo, La danza della voce, pp. 114, 2018.
P. Tomatis, Il pozzo e la sorgente, pp. 136, 2019.
F. Leto, Viaggio nel tempo e nello spazio liturgico, pp.
138, 2020.




Finito di stampare nel mese di marzo 2020
Mediagraf S.p.A. ' Noventa Padovana, Padova

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