Una mutevole verità

«Un bravo giudice non deve giudicare. Sembra un paradosso, ma è così. Deve applicare la legge, non dare giudizi morali sull’umanità, altrimenti va su una china pericolosa. I peggiori investigatori appartengono alla categoria dei moralisti. Il moralista è uno incapace di capire le ragioni, anche abominevoli, di chi commette un reato. Stia attento: non dico che si debba essere a-morali. Dico che non bisogna applicare il principio di una nostra presunta superiorità morale. Il maresciallo Fenoglio è un investigatore misericordioso: se deve arrestare arresta, ma è cosciente che siamo tutti fragili».

Gianrico Carofiglio, intervista di Michele Brambilla su «ttL»

***

Il nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio è, come dice l’autore stesso in quarta di copertina, «la cosa più vicina a un poliziesco classico che abbia mai scritto». Il maresciallo Pietro Fenoglio, alle prese con un’indagine troppo facile per essere vera, racchiude quelle che per Carofiglio sono «le caratteristiche migliori di un investigatore. Prima: la capacità di dubitare, di non affezionarsi alla prima tesi. Non è una virtù frequente. Seconda: il senso dell’umorismo vale anche per chi indaga, non solo per chi scrive. Se non ce l’hai quando eserciti un potere sulle persone, puoi combinare dei disastri. Terza: il saper guardare le cose da un punto di vista diverso. Fenoglio dice, a un certo punto, che deve immaginarsi nel ruolo dell’avvocato difensore e cercare di contraddire gli indizi. Così verifica se reggono».

Ma un buon carabiniere deve contare anche su una dose di cocciutaggine non indifferente («Le qualità fondamentali degli investigatori migliori sono l’ostinazione e la pazienza») e il maresciallo Fenoglio dovrà mettercene parecchia per affrontare un’indagine già incanalata nel suo binario e dimostrare quanto mutevole sia la verità.