L'esperienza educativa preventiva di Don Bosco

Lo studio su don Giovanni Bosco e la sua esperienza preventiva si avvale oggi di una ricchezza e varietà di contributi di indiscusso valore scientifico. La ricerca storica su don Bosco e sulla Congregazione salesiana è avviata ormai da anni, basti pensare alla recente celebrazione del 25° anno di fondazione dell’Istituto Storico Salesiano. L’edizione critica delle fonti principali, inoltre, ha permesso l’applicazione di una metodologia storica più pertinente e rigorosa restituendo agli studiosi di scienze dell’educazione un profilo del santo piemontese più reale e storicamente attendibile. Il volume di Francesco Casella si colloca appunto in questo vivace contesto di ricerca storiografica ampia e ricca con l’obiettivo di rileggere la vicenda biografica di don Bosco e la sua azione educativa preventiva, e di far emergere quei nuclei fondamentali del suo sistema preventivo che, pur in un contesto storico, sociale, culturale e religioso completamente diverso, sono ancora attualizzabili. La ricerca è suddivisa in cinque capitoli. In un primo momento l’autore colloca l’esperienza educativa di don Bosco nel contesto storico-pedagogico del secolo XIX nel quale egli visse ed operò con l’intento di far emergere, in particolare, la sua capacità di porsi in equilibrio fra tradizione e innovazione a partire dai bisogni della gioventù del tempo. Nel secondo capitolo si enucleano i temi fondamentali della spiritualità boschiana, propriamente la sua visione di Gesù Cristo e della Chiesa all’interno di una concezione di educazione che si esprime nella sua forma più alta nella carità e che diventa stile di vita ispirato ai santi della tradizione dell’umanesimo cristiano. Nel terzo capitolo si presenta il sistema preventivo di don Bosco collocandolo nell’Ottocento pedagogico cattolico e facendone emergere gli elementi di originalità ed attualità. I nuovi significati del prevenire sono presentati a partire dalla Lettera da Roma del 1884, documento centrato sull’amore educativo che consente la rilettura e la riscoperta delle molte accezioni del prevenire oggi. Nel quarto capitolo l’autore collocandosi nell’oggi, pone in dialogo disagio giovanile e problematiche della società globalizzata per tentarne una lettura, sia teorica che pratica, nell’ottica del “preventivo”. Nell’ultimo capitolo la ricerca focalizza l’attenzione sul significato della missione giovanile in stile preventivo a partire dai membri che costituiscono la Famiglia Salesiana. Essi, in particolare gli ex-allievi delle istituzioni salesiane, sono chiamati a condividere il progetto educativo salesiano dall’interno contribuendo a diffonderlo nei luoghi dove essi operano e vivono. Gli educatori che leggeranno questo contributo si sentiranno certamente interpellati a “mettersi” alla scuola di don Bosco per trasformare la propria professione in una sorta di “laboratorio pedagogico” in stile preventivo, così come avveniva a Valdocco. In effetti, a ben vedere, la proposta educativa preventiva che affonda le radici nell’umanesimo pedagogico cristiano, non solo mantiene la sua attualità e pregnanza, ma nel contesto di emergenza educativa nel quale sembrano scivolare inesorabilmente le società occidentali, strette nella morsa del consumismo delle esperienze, appare come una delle strategie pedagogiche virtualmente più feconde e capaci di resistere a qualsiasi deriva antropologica e metodologica. Si auspica quindi che aumentino sempre più in quantità e qualità i professionisti dell’educazione che ispirandosi all’esperienza preventiva di don Giovanni Bosco si impegnano a tradurre e attualizzare il suo metodo per la formazione integrale delle nuove generazioni.

Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 2/2008
(http://www.pfse-auxilium.org)