Citazione spirituale

Le dieci parole

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Il decalogo come non lo hai mai sentito raccontare

 
di

Baharier Haim


Copertina di 'Le dieci parole'
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EAN 9788821571916

Esaurito
Descrizione
Allegati: Anteprima
Tipo Libro Titolo Le dieci parole - Il decalogo come non lo hai mai sentito raccontare Autore Editore San Paolo Edizioni EAN 9788821571916 Pagine 104 Data maggio 2011 Peso 220 grammi Altezza 21 cm Larghezza 14 cm Profondità 0,8 cm Collana Dimensioni dello spirito
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il 25 maggio 2012 alle 11:32 ha scritto:

Il testo presenta una rilettura originale del Decalogo, in grado di fornire, specie ai cristiani, un esempio dell'approccio alla tematica fornito dagli studiosi del pensiero ebraico. E' consigliabile come lettura di approfondimento personale, ma poco utile da adottare come libro per la catechiesi o per l'approfondimento spirituale all'interno dei gruppi parrocchiali.

, luiginalampa@gmail.com il 14 dicembre 2012 alle 11:34 ha scritto:

Un libro molto interessante perché propone una specie di traduzione diversa, dalla tradizione italiana, di alcune parole fondamentali dell'ebraismo e del cristianesimo. Queste parole sono state tradotte con termini importanti quali Dio, l'"io sono" e così via. L'autore riesamina con molto acume, e sicuramente dopo lunga meditazione esperienziale, i significati profondi delle cosiddette "tavole della legge". Diventano delle epigrafi aperte nell'anima umana, oltreché un insieme di scienza, coscienza, conoscenza. Egli riesce a dimostrare che le parole hanno una forza evocativa, trasformativa e riepilogativa oltre il tempo, inteso come chronos, cioé in senso di quantità, di secondi, mesi, anni, ecc. Il libro assurge quasi alla funzione di viatico, ossia di accompagnamento sulle vie della vita personale, come lo sono anche i Comandamenti, in qualche modo. Niente di impositivo, ribadisce alla fine del testo e nel retro della sovraccoperta, del libro, affinché le parole della legge possano interiorizzarsi, per essere respiro di vita nuova. Un tutt'uno sembrerebbe con la sintesi mirabile che ha fatto Gesù Cristo, cambiando la nostra concezione del mondo, del vivere e del soffrire, che ha detto di se stesso essere "via, verità, vita", tesoro prezioso anche sul significato della comunicazione! Immenso sguardo d'amore che ha saputo vedere le difficoltà che incontriamo a causa della durezza del nostro cuore, che ha fatto imporre cambiamenti alla legge mosaica, per presuntuosità, superbia dell'animo e dell'intelligenza umana, di cui l'unico Maestro, Gesù, ci ha parlato.
Si respira nel libro un anelito al cristianesimo, scevro delle patine passate, ma ricco di tutta la profondità misteriosa di una lingua e di un sapere che facevano parte della cultura a cui Gesù apparteneva. L'autore non nomina mai il Figlio dell'Uomo, forse per questo il suo nome e il suo esempio sembrano così forti nelle sue parole. Il libro non è lungo, anzi, ma per accedervi è necessaria molta riflessione. Rimane volutamente aperto e misterioso, ma ciò non da fastidio, perché lo scrittore si presta a fornire all'inizio un breve dizionarietto e poi il mistero della parola di Dio rimane intatto, ma con tutto l'amore che Lui dimostra. Cercavo il libro perché una signora me ne aveva frettolosamente parlato ad un incontro diocesano con un monito:"Ai figli non si devono ripetere le stesse cose, né ridire sempre la storia di famiglia, perché...ci hanno spiegato al corso di..." Ricordo infastidita quando mia madre ripeteva sempre cliché di famiglia sulle persone più o meno accettate e l'intolleranza che avevo per le sue frasi fatte. Ora capisco perché i cliché perpetuino i nostri ragionamenti stereotipati, ma trovo difficoltà anch'io a farne a meno. Nel libro non ho ritrovato nulla che parli di ciò esplicitamente; eppure della frase dell'Antico Testamento in cui si dice che le colpe dei figli ricadranno sui padri Haim riesce a far capire con ampiezza di veduta che il Padre, Abba, come lo chiamerà Gesù, smuove con la sua presenza tutte le acque del Nilo per farci aprire ad una novità di accoglimento, di amore, con i nostri figli, con gli altri, con la storia. Noi possiamo cancellare il passato ingombrante facendoci come Lui, lasciandoci andare alla fede e affrontando così la marea di iniquità che ostacolò e ostacola il trapasso del mar Rosso, ovvero lo slancio sicuro verso una nuova vita. Un libro quindi scritto da un'anima che ha aperto la porta all'amore con la sua scrittura, qui. Purtroppo non ho letto altre sue opere, né ascoltato le sue conferenze. Dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo, diceva Ghandi, anche per quanto riguarda questo testo necessitiamo di andare oltre quel suo sguardo della foto di copertina. Una volta vi fu, nella mia casa, un'accesa discussione se in un comandamento ci fosse la frase tipo: "non desiderare la roba d'altri, non desiderarne la sposa, nè la casa..." Proprio sulla casa ci impuntammo e mi volli soffermare, perché la storia ci insegna che spesso le guerre si fanno per invidia delle cose, delle donne e delle case degli altri. Sembra davvero impossibile che la parole di Dio siano così puntuali? Basti pensare a quanto la psicologia moderna ha avuto da dirci, e ce l'ha ancora, da sfogliare, da analizzare, da rincuorare sul significato di quell'Io sono. Cosa significa "io sono il Signore Dio tuo", oppure la parola Signore? Io, me, sé, pronomi all'apparenza semplici che nascondono, nelle loro pieghe, piaghe di carne, di spirito. Nel libro troverete tanto silenzio, Dio sembra non possa parlare che attraverso il silenzio, di un'anima, del non-detto, della sospensione, di una parola tirata indietro perché troppo forte. Troverete il silenzio perché la parola è anche come un'accetta, come un fuoco che brucia, divora e sana. Più silenzio, più deserto che parola, sembra dirci, e ogni tanto un pezzetto di roccia su cui aggrappare il cammello per non farsi tirar via dalla tempesta di sabbia. Qualcosa di questo e molto, molto altro che aggiungerete voi, troverete, lui ha un tocco delicato.

il 1 dicembre 2020 alle 14:49 ha scritto:

La tesi di fondo del rabbino Haim Baharier è quella che le dieci parole (non comandamenti) siano appunto delle promesse piuttosto che degli imperativi. A partire da questa premessa l'Autore sviluppa un percorso di rilettura personale del decalogo che risulta molto originale.