Quando arriva Natale si avverte il bisogno di una pausa tra le corse e gli affanni che ci fanno arrivare alla festa sfiniti, col fiato corto, troppo stanchi per gustare la bellezza del Presepe e del Mistero. A volte bastano solo poche parole di augurio, dette col cuore, e la Nascita di Gesù torna a risplendere in tutta la sua profondità e il suo fulgore. Questo libro raccoglie le riflessioni che per un decennio due sacerdoti hanno pensato, scritto e proposto alla loro comunità nella Notte di Natale. Sono parole che nascono dal desiderio di raggiungere il cuore della gente con semplicità e di regalare a ciascuno un seme di speranza e un po' di pace.
INTRODUZIONE
di don Davide e don Antonio
La notte di Natale ha un fascino del tutto speciale, non solo per i fedeli ma anche per noi preti che ci prepariamo a celebrare la nascita di Gesù. È uno dei momenti più belli e sentiti dell'anno liturgico, e anche uno degli appuntamenti più intensi e commossi con la comunità di credenti che per un anno intero ha camminato con noi. A dire il vero alla messa di mezzanotte partecipano tante persone che, per i motivi più vari, in chiesa mettono piede raramente. Anche loro sono attratti dal fascino del presepe e forse in un momento così possono riscoprire la bellezza e le radici di una fede mai del tutto perduta e dimenticata.
Per questo un prete non vuole arrivare impreparato a celebrare il Natale. Non si tratta soltanto di curare bene l'eucaristia, i suoi canti e i suoi gesti; si tratta, più a fondo, di lasciarci attrarre e raggiungere dal lieto annuncio della nascita di Gesù e di trovare parole semplici e vere per toccare il cuore del mistero e il cuore degli uomini.
Siamo due preti che per dieci anni hanno avuto la fortuna di condividere la vita fraterna e il ministero pastorale nelle stesse comunità cristiane. Il Natale di Gesù per noi è diventata l'occasione anzitutto per trovare un momento di silenzio intenso in preparazione ai giorni della festa. Questo ci ha offerto anche la possibilità di pensare insieme cosa dire la notte di Natale ai nostri parrocchiani. Di norma non scriviamo mai il testo delle nostre prediche, consapevoli che l'omelia ha bisogno del calore di una parola diretta e di un linguaggio colloquia_ le. Ci sonoperò momenti nei quali sentiamo la necessità di una parola più precisa e misurata. Scrivere allora ci aiuta a condensare in poche righe la ricchezza dei sentimenti e dei pensieri e a non perderci nell'emozione di una celebrazione delicata come quella della Notte santa, Da questa abitudine di stendere per iscritto il testo della predica è scaturita poi con semplicità l'idea di offrire le nostre riflessioni a tutti i parrocchiani, perché la meditazione sul mistero del Natale potesse continuare nel segreto dei cuori, e perché fosse come un augurio, una parola di consolazione e di speranza da regalare ad amici e compagni di viaggio.
Ci ha confortato il gradimento che queste pagine hanno ricevuto. La cosa, poi, si è diffusa in modo sotterraneo, perché è diventata un'usanza piacevole trasformare questi pensieri in un augurio che potesse raggiungere fratelli e sorelle che, nel corso della vita, ci sono diventati cari. Molti ormai lo aspettano come un appuntamento che tiene viva un'amicizia. D'altra parte, la parola del Vangelo corre sul filo di legami e di affetti senza i quali rischia di non risuonare nel profondo del cuore.
Dopo dieci anni di condivisione del ministero ora la vita e il servizio della Chiesa ci chiamano su strade diverse. Giunge propizio in quest'occasione il desiderio dell'editore di raccogliere in un volume i nostri pensieri della Notte di Natale. Ci pare un modo semplice per ringraziare il Signore del cammino fatto insieme alle nostre comunità.
Ringraziamo tutta la gente che per anni ha condiviso con noi la bellezza della Notte Santa e ci ha pazientemente ascoltato. Affidiamo queste pagine all'attenzione benevola dei lettori e osiamo sperare che anche attraverso di esse ci possiamo scoprire in comunione profonda di pensieri e di affetti di fronte alla bellezza fragile e commovente del Bambino che nasce.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
Ognuno ha diritto a una stella
Nessuno può contare le stelle, e le parole e le poesie che le cantano, e i sogni e i sussurri degli amanti al loro chiarore. Eppure, a pensarci bene, per noi che le fissiamo da lontano sono solo punti di luce nel buio. Non tutti i cieli sono solcati da comete, e non tutte le notti recano con sé la magia e il fulgore luminoso del Natale. Si cammina alla cieca, il più delle volte, con poca luce e al freddo, su viottoli che si smarriscono tra la nebbia e mulattiere sconnesse di sassi e di pietre.
Potrà sembrare sbagliato, a noi poveri viandanti, ma forse inciamperemmo di meno se imparassimo a guardare le stelle. Abbiamo bisogno di consolazione e speranze, di un po' di fede e di calore, di poche serene certezze, di briciole di parole di vita che sfamino il cuore e lo facciano fremere. Punti di luce nel buio, come le stelle. Ognuno ha diritto a una stella; a te, Bambino Gesù, chiediamo una scheggia di cometa, un punto luminoso e tremante da fissare, una scia di chiarore che ci faccia trovare la strada, un minimo di luce nella notte che fa paura.
Ma - le nostre canzoni lo cantano - «Tu scendi dalle stelle», e vieni in una grotta, in una stalla, tra il fiato delle bestie e il sudore degli uomini, in mezzo allo sporco e agli odori, nella povertà e nella confusione. Ci sarebbe piaciuto regalarti una dimora diversa, una reggia o un palazzo di perle e diamanti.