Quale senso riconosciamo alla vita nostra e degli altri? Chi siamo, chi vogliamo essere? È possibile vivere la solidarietà nel presente, in condizioni di pluralismo di fatto, di fronte alla complessità di relazioni, con strutture fortemente condizionanti? Quale volto di Dio mediamo nel nostro vivere come credenti in questa storia? Sentiamo da più parti invocare il bisogno di onestà, di trasparenza, di un ritorno all’intenzionalità e alla prassi del vangelo. Ma non basta pensare all’efficacia dell’annuncio, a quadri normativi e criteri di decisione riconoscibili. Occorre curare l’esperienza morale nel suo carattere originariamente umano, consapevole, libero e responsabile di incontro con l’altro. L’accoglienza della Parola è invito a una comunione che ci è affidata.
La cura dell’altro esprime una prospettiva della teologia morale legata al nome di Sergio Bastianel, gesuita, professore e formatore di coscienze. L’unità etica, spirituale e sociale della sua riflessione, capace di assumere in profondità le istanze conciliari e quelle del presente, è nota negli ambienti laici ed ecclesiali italiani e internazionali. Il libro nasce come omaggio di riconoscenza in occasione del suo settantesimo compleanno. Esso contiene saggi di discepoli di diversa provenienza che condividono con Bastianel un cammino di comune riflessione sui temi principali della teologia morale. Ad essi si uniscono alcune voci di docenti di teologia morale particolarmente vicini nella riflessione, nell'insegnamento, nella testimonianza di vita.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
di Giuseppe Trentin
Sergio Bastianel, maestro di teologia morale
La fortuna più grande che può capitare nella vita è trovare sulla propria strada un maestro. Uno di quei personaggi che mettono al servizio dei più giovani la loro sapienza e tutta una serie di esperienze e conoscenze accumulate in lunghi anni di studio e di ricerca. Riservati o cordiali, chiusi o estroversi, poco importa: ciò che conta è la stoffa morale e spirituale di una vita che si fa esempio e testimonianza per gli altri.
Sergio Bastianel è uno di questi maestri. Lo testimonia la sua personalità, il suo stile di vita, le sue opere, il tempo dedicato all'insegnamento e alla formazione dei giovani. Per lunghi anni professore di teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e attualmente presidente dell'Associazione dei teologi italiani per lo studio della morale (Atism), non ha lesinato energie e fatiche al servizio di tanti discepoli divenuti nel frattempo colleghi di insegnamento e di ricerca. Giusto e in qualche modo doveroso, quindi, che gli venga dedicata una "Festschrift" in occasione dei suoi 70 anni.
Quello della "Festschrift" o miscellanea di studi in onore di un maestro è un genere sempre più adottato e praticato anche in Italia. Solitamente è l'occasione per i discepoli di riconoscere e manifestare pubblicamente stima e riconoscenza al maestro che li ha accolti e iniziati al metodo e alla ricerca. Potrebbe essere, a volte, la scusa o anche l'incentivo per un eccesso di retorica. Ma è una trappola che gli editori hanno intelligentemente evitato trasformando la ricorrenza genetliaca in un'opportunità di ripresa e approfondimento di alcuni temi e problemi attualmente al centro della riflessione della chiesa e della società civile.
Temi e problemi che sono sempre stati, per altro, al centro della riflessione di Bastianel nel corso di una lunga ricerca e attività intellettuale che lo ha portato a indagare l'oggetto della propria disciplina, la teologia morale, ma anche a sconfinare e affrontare altre questioni che lo hanno orientato e quasi sospinto oltre gli assetti etico-normativi verso esperienze e interrogativi che si sono venuti progressivamente coagulando in una domanda di senso che sconfina nel mistero di Dio e chiama in causa le ragioni ultime della fede.
Da sempre impegnato a indagare il rapporto tra fede e morale Bastianel ha elaborato il concetto di "autonomia morale del credente" come perno di un'analisi e di una ricerca che non poteva non sfociare nel grande mare dell'esperienza morale e delle interpretazioni ultime e più avanzate della cultura contemporanea, che Bastianel ha esplorato con attenzione e rigore senza mai rinunciare ad attingere alle fonti classiche e tradizionali della teologia.
È a partire da questi percorsi ed esplorazioni che è venuta emergendo l'attitudine forse più congeniale di Bastianel, quella disponibilità all'ascolto, al dialogo, al confronto, che si può cogliere fin dalle sue prime ricerche e pubblicazioni, dove tale disponibilità trova puntuale e concreto riscontro soprattutto nella disputa sul rinnovamento della teologia morale auspicato dal Concilio Vaticano II. Bastianel è stato infatti uno dei primi teologi morali italiani a coglierne il senso profondo e a confrontarsi criticamente con le prime interpretazioni che negli anni '70 arrivavano d'oltralpe, in particolare dalla Francia e dalla Germania.
Chi rilegga oggi la sua tesi di dottorato, Autonomia morale del credente (Morcelliana, Brescia 1980) può confermare questa impressione e ammirare il modo pacato e paziente dell'autore di porsi all'interno di tale disputa, la chiarezza e la lucidità del suo pensiero, lo stile misurato della sua scrittura, ma soprattutto la pertinenza e l'attualità delle sue critiche tese al superamento di due impostazioni della teologia morale e del suo rinnovamento più inclini alla contrapposizione che a una tensione feconda e aperta al dialogo e al confronto.
Non si può non citare al riguardo quanto Bastianel scrive nella prefazione a questa sua prima, ma sempre valida analisi del rinnovamento della teologia morale. «Le due principali linee di tendenza individuabili nell'impostazione e nelle soluzioni proposte dai vari teologi - questa la sua analisi - possono essere indicate nei termini di "morale autonoma" e di "etica della fede" [...]. Constatando una solida convergenza - sia pure differenziata - sulla linea della "autonomia morale", ho ritenuto importante cercare di approfondirne il senso e le motivazioni, allo scopo di coordinare i vari elementi che ne emergono e orientare una riflessione per quanto possibile organica sulla base di essi [...]. La preferenza data alla dizione "autonomia morale", anziché autonoma", corrisponde all'im alla dizione "morale collocato all'interno del d postazione che vede il discorso sull'etica discorso sulla moralità personale e sull'ethos; ciò che si vuol illustrare, dal punto di vista orale, è l'esistenza del credente in quanto tale; punto di partenza e termine di riferimento costante nel corso della riflessione è perciò la coscienza morale di una persona che vive sinceramente la sua fede cristiana» (ibidem, 16-21).
Non è difficile cogliere in queste parole il seme e il germoglio di gli anni diventerà un progetto più articolato di ricerca e di insegnamento costantemente ripreso e perfezionato a vari livelli e in diversi periodi storici. Dapprima a Napoli, alla Pontificia Facoltà dell'Italia meridionale, Sezione S. Luigi, dove Bastianel ha iniziato il suo percorso accademico, poi a Roma, durante gli anni più fecondi delle sue ricerche e del suo insegnamento, e infine ancora a Napoli, dove egli è ritornato, accompagnato dalla stima e dall'affetto di tanti discepoli che hanno trovato in lui un docente preparato e rigoroso, ma soprattutto un testimone e un maestro di vita.
Spiegato meglio nelle pubblicazioni successive tale progetto si è venuto precisando e configurando a partire dall'individuazione di un oggetto, l'esperienza morale, che non può mai prescindere da un soggetto che la interpreta e tende progressivamente a trasformarla in testimonianza e stile di vita. Un oggetto, infatti, diventa testimonianza e stile di vita quando vi è un soggetto che lo assume, lo indaga, lo interpreta, ma soprattutto lo fa suo, lo assimila, trasformandolo in una convinzione interiore profonda. Il che è possibile ad una sola condizione: che non limiti la ricerca ad una ricostruzione meramente storica o formale dell'oggetto, ma si apra al confronto con l'esperienza e le sue diverse interpretazioni e concettualizzazioni.
Di questo suo progetto si possono cogliere due aspetti rilevanti e per così dire strutturali in riferimento alla teologia morale: il dato empirico della storia e storicità delle condizioni e delle forme in cui l'esperienza morale viene di fatto vissuta, percepita ed elaborata all'interno di una particolare cultura; e l'emergere a livello interpretativo di una ricerca di senso che interpella la ragione, ma anche la fede, e diventa, se non domanda immediata ed esplicita di fede, certo inquietudine, riflessione, meditazione sul mistero dell'esistenza e le sue contraddizioni. Il che significa, se interpreto bene, che il rinnovamento della teologia morale nella proposta di Bastianel dovrebbe disporsi a un duplice cambiamento di metodo e di contenuti.
In effetti dopo un'epoca in cui la fede ha alimentato la vita morale dei cristiani orientandoli verso la sequela e l'imitazione di Cristo, e un'altra in cui rischia di diventare specchio di questa o quell'ideologia secolare o religiosa, in tempi post-cristiani e post-ideologici come quelli nei quali viviamo il teologo cristiano si troverà sempre più a dover affrontare una sfida: ripensare la fede come risposta a una domanda di moralità e di spiritualità che si viene culturalmente imponendo in due sensi.
In senso oggettivo come istanza profonda, indipendente da noi, che si impone ad ogni uomo, non solo al credente, con la maestà inaccessibile e categorica del bene che la fede cristiana assume e in qualche modo s-vela come luce splendida che illumina il mistero dell'esistenza, ma subito rivela nella nube della cultura e dei vari sistemi culturali che la interpretano e ne costituiscono per così dire la nervatura, l'assetto normativo.
In senso soggettivo, come consapevolezza, presa di coscienza e libera accettazione di tale istanza, figlia sì dello stupore che nasce dal sentimento di ammirazione, di sorpresa, quasi di trasalimento, che coglie l'uomo quando ne percepisce la grandezza, la maestà, ma anche frutto della scoperta di una legge morale scritta non su tavole di pietra o codici di pergamena, bensì nel cuore di ogni uomo, in particolare del credente chiamato a decifrarne il senso "alla luce del vangelo e dell'esperienza umana" come indicato dal Concilio Vaticano II.
Bastianel risolve in tal modo, capovolgendola, l'aporia che fin dalla sua tesi di dottorato aveva colto nell'interpretazione del rinnovamento conciliare della teologia morale. Nel concetto di "autonomia morale del credente" esisterebbe infatti un nocciolo di assoluto che la salva dal relativismo etico-normativo e metaetico, ma al tempo stesso la rende interprete privilegiata del mistero dell'esistenza e delle sue contraddizioni. Chiave di accesso a questo nocciolo di assoluto resterebbe la domanda di senso, la capacità di cogliere e interpretare la dimensione di moralità, ma anche di spiritualità, che connota la dimensione personale dell'esistenza. Compito e impegno del credente e della teologia morale sarebbe dunque quello di assumere tale dimensione profonda dell'esistenza ed elaborarla in modo riflessivo, possibilmente interconfessionale, inter-religioso, interculturale. Non troppo soggetto, da una parte, allo scorrere continuo e relativizzante del tempo, dall'altra mai totalmente succube di un'interpretazione assolutizzante ed esclusiva di una visione particolare dell'uomo e del mondo, sia essa cristiana o non cristiana, religiosa o secolare.
Lo stile e la testimonianza di Sergio Bastianel, la sua disponibilità ad ascoltare, a dialogare, a confrontarsi, in termini sempre discreti e raffinati, starei per dire eleganti, potrebbe così diventare per colleghi, discepoli e amici un invito a rileggere e a ritrovare nell'"autonomia morale del credente" il senso di un insegnamento ricerca, di una vita, consacrata all'esplorazione dell'inesauribile mistero di Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, ma soprattutto vissuta nella comunione ecclesiale e in costante dialogo con il mondo, le sue domande, le sue inquietudini, la sua ricerca appassionata e non di rado contraddittoria di redenzione.
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«Che cosa vuol dire essere compagno di Gesù oggi? Vuol dire impegnarsi, sotto il vessillo della croce, nella battaglia cruciale del nostro tempo: la battaglia per la fede, e la lotta, che essa include, per la giustizia»'. Nel 1974-1975, a pochi anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, si svolgeva a Roma la XXXII Congregazione Generale della Compagnia di Gesù, essendo Preposito Generale il padre Pedro Arrupe. I Decreti di quella Congregazione continuano a ricordare nel presente l'identità dei gesuiti e la loro missione nel mondo contemporaneo. Essi illuminano, però, anche percorsi di vocazione di compagni di Gesù che, in quegli anni, vivevano, nell'ambito della Compagnia di Gesù, lo stesso ritorno alle radici e la stessa libertà di prospettive che avevano caratterizzato la chiesa conciliare: un ritorno alla Parola e all'ascolto dell'umano, una fede vissuta come profezia nella ricerca di giustizia, secondo il carattere che aveva segnato l'origine stessa della chiesa come reciprocità di fede e di vita e il discernimento di Ignazio di Loyola come cammino di beatitudine alla sequela di Gesù Cristo povero e crocifisso.
Credo che non si possa spiegare la ragione di questo testo senza riferimento all'orizzonte espresso nella nota formulazione evocata e al percorso unitario di vocazione e di vita di Sergio Bastianel, a cui vogliamo dedicarlo con gratitudine al compimento del suo settantesimo anno. Oggi papa Francesco ci ricorda l'impegno di unità tra vangelo e vita, richiamandoci a considerare che la fedeltà a Dio implica il dare ragione della verità iscritta nella vita dei poveri e della debolezza crocifissa nella storia, perché è qui che Dio viene glorificato, cioè viene incontrato come Signore.