Citazione spirituale

San Francesco

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La risposta alla domanda che nessuno pone

 
di

Gianluigi Pasquale


Copertina di 'San Francesco'
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EAN 9788867371242

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Descrizione
Tipo Libro Titolo San Francesco - La risposta alla domanda che nessuno pone Autore Editore La Fontana di Siloe EAN 9788867371242 Pagine 336 Data ottobre 2019 Altezza 21 cm Larghezza 14 cm Collana Narrazioni
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il 19 aprile 2020 alle 17:14 ha scritto:

Davvero Gianluigi Pasquale, frate minore cappuccino, docente, scrittore, direttore di collane editoriali, interprete, traduttore, conferenziere, nonché abilitato come professore associato di Filosofia morale, non cessa di stupire per la sua inarrestabile produzione teologica e letteraria, attraverso articoli, saggi e volumi piuttosto consistenti.
Questo volume, ultimo arrivato in libreria è il frutto, dell’attrazione fatale, oseremmo dire, che da sempre l’Autore ha avuto per san Francesco da quando, “trentasei anni fa”, si è messo felicemente alla sua sequela, come egli ricorda nella dedica in exergo.
Ma, alla base di questa nuova biografia per certi versi originale di san Francesco, c’è anche una ricorrenza che è stata sottolineata da punti diversi e, in chiave decisamente ecumenica, dallo stesso papa Francesco e cioè l’VIII centenario dell’incontro a Damiata tra il Poverello d’Assisi e il sultano Al-Malik al-Kāmil (1219-2019).
Nell’interessante Introduzione, Gianluigi Pasquale argomenta la tesi di fondo della sua narrazione e cioè: “Nel tempo ultimo vi sarà il modo di vivere di Francesco” (p. 7). Infatti “Francesco è soprattutto l’uomo preoccupato dell’avvento del Regno di Dio. Egli ha creduto di aver trovato la chiave per accelerare il processo del farsi di questo Regno nel mondo, quando ha fiutato che il Vangelo è una proposta anche umanamente possibile qualora si muti la scala dei valori” (p. 14).
Possiamo già, dalle premesse dell’Autore, dedurre che “La risposta alla domanda che nessuno pone”, che emerge dagli abissi della modernità, possa essere data dal desiderio di incontrare Francesco. Infatti, “Senza il quale la convivenza civile ed ecclesiale, la cosiddetta ‘cura’ delle relazioni, mancherebbe di quella ‘pace’ e di quel bene’ determinanti che nelle relazioni si ricercano […]” (p. 15).
In venti capitoli dai titoli avvincenti, quasi incipit di altrettante poesie, Gianluigi Pasquale non abdica al suo ruolo di teologo che con i suoi strumenti legge, interpreta, abbellisce, con inserzioni che potrebbero sconfinare nel romanzo, quelli che sono i dati biografici di Francesco che le Fonti documentano in rude semplicità, riportandoli all’attualità attraverso ricordi personali e citazioni di eventi e persone.
Già dal primo capitolo, Il ricciolo e “cosa farò da grande?”, possiamo verificare e saggiare il tenore della narrazione che l’Autore porta avanti, proprio a partire dall’epicentro degli eventi: “Assisi anno 1182”, in quella città dove tutte le pietre ”anche oggi parlano del ‘giullare di Dio’: Francesco”.
L’infanzia di Francesco si snoda tra giochi, canti, sogni e propositi, non ultimo quello di voler diventare cavaliere, per dimostrare a tutti la forza della sua volontà, oltre che per coprirsi di gloria.
E, alla fine di questo primo capitolo, l’Autore attualizza l’attrazione fortissima che il Poverello d’Assisi esercita tanto da coinvolgere “Gente di ogni categoria e papi”, l’ultimo dei quali “ne avrebbe assunto addirittura il nome” (p. 24 e 204), Francesco appunto.
Nel capitolo quarto l’Autore colloca quelli che sono gli elementi di svolta nella vita del giovane Francesco in ricerca: L’incontro con il lebbroso e il Cristo di San Damiano, collocandoli nella logica del rischio e della perdita evangelica (pp. 45-64).
Nel prosieguo dei capitoli possiamo seguire, nella gioiosa e documentata narrazione di Gianluigi Pasquale, la nascita della fraternità francescana (cap. 5), decisa a seguire il Vangelo (cap. 6) sine glossa, fino a convincere il restio Innocenzo III (cap. 8) e a sperimentare La poesia della vita comune a Rivotorto (cap. 9).
A Chiara d’Assisi e alla sua fuga nella notte alla Porziuncola, lasciando il palazzo paterno dalla porta del morto, l’Autore dedica il capitolo 10, non senza aver citato il capitolo XVI dei Fioretti con il responso, chiesto da frate Masseo per Francesco, circa il dubbio lancinante se dedicarsi alla vita di orazione o alla predicazione (pp. 147-148).
Il desiderio ardente del martirio e il bisogno di evangelizzazione da parte di Francesco che culmina nell’incontro, inedito e “senza copione”, con il Sultano Al-Malik al-Kamil, è analizzato nei capitoli 11 e 12 del libro (pp. 151-188), esempio vivente di quell’andare “tra” non “contro” i saraceni e altri infedeli, codificato poi sia nella Regola non bollata (cap.XVI) che nella Regola bollata (cap. XII), come pure di ecumenismo fondato sul rispetto e la mitezza.
Interessante e attraente risulta lo scandaglio dell’anima di Francesco che l’Autore propone nel cap. 13, Libero e quindi profondamente umano, e in cui leggiamo: “La libertà evangelica faceva paura ai frati, che preferivano vivere in modo più austero, ma secondo schemi precisi, invece del rischio quotidiano di inventare la propria vita giorno dopo giorno” (p. 201).
In tre capitoli poi, il 14 (La famiglia dei frati restituita a Dio), il 15 (Il travaglio di una ”regola” di vita) e il 16 (Francesco affida al Signore la famiglia dei frati) Gianluigi Pasquale ripercorre, analizza e indaga quella che rimane pur sempre vexata quaestio negli studi francescani e cioè l’intenzione del Poverello d’Assisi di assurgere al ruolo di fondatore di un Ordine religioso (pp. 205-252).
Francesco sperimenta pure nella sua vita i passaggi salienti dell’umanità di Cristo attraverso la rappresentazione del presepio di Greccio e la crocifissione, sperimentata alla Verna nel proprio corpo attraverso le stimmate, come leggiamo nel capitolo 17 che si occupa anche degli scritti del Santo intesi come “nuovo mezzo di apostolato” (p. 258).
Anche del Cantico di Frate Sole, nel cap. 18, l’Autore offre una lettura per certi versi originale nel mare magnum delle interpretazioni che ne sono state fatte a vari livelli, da quello filologico (Pozzi) a quello psicoanalitico (Leclerc), e definendolo “una lode alle ferite”, fisiche e morali “che il Santo aveva trasformato in dolcezza” (p. 267ss; 288).
Si direbbe che nei due capitoli finali, il 19 (Quando la morte può essere una “sorella”) e il 20 (Francesco benedice i frati prima di lasciarli), Gianluigi Pasquale ha davvero lasciato parlare il cuore, descrivendo in tonalità poetiche gli ultimi eventi dolorosi del malato Francesco, come la cauterizzazione delle tempie, al vivo, che ne avrebbe dovuto migliorare la vista (p. 276).
Nella conclusione, Se tu fossi qui Francesco, il frate cappuccino padre Gianluigi non esita a esternare un suo desiderio: “Ora che ho parlato con te e raccontato di te, Francesco, vorrai tu fare la storia con noi? Vorrai tu metterti in mezzo alle piazze nostre a riferirci la tua esperienza, a proporcela, a viverla con noi? Come ti vedrei bene a vivere con noi e camminare con noi! Solo tu hai capito in maniera radicale il ‘segreto della storia’: spendersi nel tempo per far ‘vedere’ Gesù Cristo agli altri, ossia un frammento di eternità a chi vive nel brulicare del tempo” (p. 309).
Come non condividere e far proprio questo desiderio che chiude l’ennesima fatica letteraria e teologica di Gianluigi Pasquale, corredata more solito con meticolosità scientifica, da una Cronologia essenziale della vita di Francesco d’Assisi (pp. 311-324), dalla Bibliografia (pp. 325-328) e dall’Indice dei nomi (pp. 329-332)?

Giovanni Spagnolo