Il bagliore delle luci antiche

La lettura dell’Antico Testamento può risultare alquanto difficile a coloro che non sono sufficientemente attrezzati: davanti a certe pagine crude e contraddittorie, la sensibilità teologica del Nuovo Testamento sembra essere distante anni luce. Eppure, senza l’Antico l’evento Gesù Cristo non solo resta incomprensibile, ma rischia di essere equivocato: sganciando Gesù dal contesto ebraico, si rende il cristianesimo facile preda di letture ideologiche che, a vario titolo, esaltano la natura divina a discapito dell’incarnazione. Come venir fuori da questa duplice difficoltà, ermeneutica e teologica? Le pagine di De Carlo presentano una soluzione: leggere la Bibbia con sapienza, dove “sapienza” non indica tanto un atteggiamento del lettore, quanto piuttosto il lavoro di redazione degli autori biblici. Si va sempre più accreditando nel panorama degli studiosi, infatti, la convinzione che la formazione finale della Bibbia ebraica sia avvenuta per mano di rabbini sapienti, i quali hanno ricevuto il patrimonio scritturistico precedente e lo hanno letto, meditato e riletto con la finalità di lasciare un ammaestramento per la vita. Questi sapienti «nella redazione finale dei testi biblici hanno impresso un paradigma ermeneutico: i testi antichi non devono essere letti come documenti di un lontano passato, ma come testi vivi da rileggere per illuminare il presente» (p. 10). Questa intonazione sapienziale conferisce unitarietà al volume che raccoglie, in dieci capitoli, quattro contributi sul Pentateuco, due sui libri storici, due sui profeti, uno sui Salmi e uno sulla Sapienza. Questi interessanti capitoli – nove dei quali già comparsi come articoli su riviste, più un inedito – si offrono, spiega l’Autore, come esempi di un’operazione di “scavo” nel terreno biblico, che permette di far emergere il senso di un Testamento che è Antico, ma non per questo superato.

Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n.4 del 2016
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)