Citazione spirituale

La tragica morte di Ippolito Nievo. Il naufragio doloso del piroscafo «Ercole»

di

Glori Cesaremaria


Copertina di 'La tragica morte di Ippolito Nievo. Il naufragio doloso del piroscafo «Ercole»'
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EAN 9788889756829

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Descrizione
Tipo Libro Titolo La tragica morte di Ippolito Nievo. Il naufragio doloso del piroscafo «Ercole» Autore Editore Solfanelli EAN 9788889756829 Pagine 168 Data dicembre 2009 Collana Faretra

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il 15 aprile 2011 alle 11:13 ha scritto:

La frase: "Fu proprio per difendersi da queste calunnie, che avevano trovato nella stampa dell’epoca una tribuna ascoltata e temuta, che Nievo fu costretto a redigere un Rendiconto nel quale dimostrava, con meticolosa precisione, l’operato suo e di tutta l’Intendenza" a mio avviso non è esatta. Le calunnie sull'operato dei garibaldini risalivano a metà giugno-metà luglio 1860, ispirate dal massone La Farina che era stato mandato appositamente a Palermo da Cavour, per spiare i garibaldini. Smascherato da Crispi, fu espulso dalla Sicilia insieme a due volgari spie di Cavour. Altre accuse sulla stampa avevano poi coinvolto il medico Agostino Bertani che a Genova raccoglieva fondi privati per armare i garibaldini, per aver creato, con Menotti Garibaldi e con un ricco massone, una Società per costruire ferrovie in Sicilia. Ma l'operato di Bertani era estraneo alle competenze della Intendenza garibaldina, dove operava Nievo. Accuse recenti, apparse sulla stampa non ce ne erano, anzi, il 31 gennaio 1861 Nievo aveva pubblicato su "La Perseveranza", giornale criticato dai garibaldini per essere troppo prono al governo di Torino, il resoconto amministrativo della Spedizione garibaldina, dal 2 giugno al 31 dicembre 1860. Distratti dalla campagna elettorale per i ballottaggi alla Camera, i giornali non si erano occupati del resoconto Nievo, né per censurarlo, né per lodarlo. Nievo il 19 febbraio 1861 partì da Napoli per Palermo su preciso ordine dell'Intendente Generale garibaldino Giovanni Acerbi, suo superiore in grado, il quale era tenuto a passare le consegne amminstrative tra il discioto Esercito Meridionale (cioè garibaldino) all'Esercito regolare. Tutta l'Intendenza, per decreto del generale Manfredo Fanti, ministro della Guerra del governo di Cavour, doveva essere trasferita a Torino e assimilata alla Intendenza dell'esercito regolare.