Trittico romano. Meditazioni

Non è forse cosa rara che un papa sia anche poeta? La nostra tradizione cristiana ci ha sempre tramandato un luogo comune: il vicario di Cristo solenne e autorevole nei suoi interventi, soprattutto quando scrive un’enciclica.
Ora siamo quasi abituati, invece, a un papa che lascia lunghe interviste a giornalisti famosi, come Vittorio Messori, con ampi scorci di memoriali autobiografici o itinerari culturali percorsi da un uomo dalla straordinaria esperienza: come appare in Varcare la soglia della Speranza (1994); e dopo due anni un libro tutto autobiografico-mistico: Dono e Mistero (1996) per il cinquantesimo del suo sacerdozio (1946-1996).
Già la Bompiani ha pubblicato Tutte le opere letterarie del papa Wojti?a (2001) e in antecedenza Santino Spartà presso la Newton Compton le Poesie e le Mie Preghiere (le molte orazioni scritte in diverse circostanze).
Ora ecco la nuova silloge in dignitosa veste tipografica Trittico romano, Meditazioni (2003) della Editrice Vaticana ci presenta una serie di meditazioni che sono suggestive elevazioni mistiche, sul mistero insondabile dell’uomo che esce fresco e innocente dalla mano creatrice di Dio. Sull’enigma dell’alleanza che inizia con la vocazione di Abramo, pronto a sacrificare sulla via di Moria il figlio Isacco, quale testimonianza estrema dell’assoluto amore a Dio, esigente nel chiedere e prodigo nel donare.
Emerge anche la natura delle Alpi dolomitiche o della Val d’Aosta con i suoi torrenti che dalla sorgente si congiungono al fine e fanno meditare - mettersi in mezzo - alle verità del senso da conferire alla vita e ai valori da discernere nell’itinerario dell’anima a Dio. Tutto questo avviene in un processo platonizzante che dal principio porta al fine, la creatura che fa ritorno al Creatore.
Sembra che un problema assilli il pontefice il quale sente prossimo l’incontro col Padre: chi gli succederà per assumere le Chiavi del Regno, a chi andrà la pesante eredità del pontificato romano?
Come davanti alla Cappella Sistina c’è la corporeità michelangiolesca nuda davanti a Dio giudice, così nella trasparenza delle intenzioni più pure i cardinali dovranno optare per il più santo e il più dotto per l’eccezionale trapasso epocale dei tempi in cui viviamo.
Stupore, preghiera, contemplazione sono i sentimenti con cui il papa accompagna i versi di questa silloge che non finisce di meravigliare, perché uscita da parte di un uomo che si erge come piedestallo morale di fronte ai grandi e ai potenti quale urgenza di ragione umana e di sapienza cristiana.

Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2003, nr. 2
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)