Francesco Possenti (più noto come San Gabriele dell'Addolorata) fu un santo eccezionale ed unico per molti aspetti. Nato ad Assisi, da famiglia aristocratica, il 1 marzo 1828, mori a soli 24 anni, il 27 febbraio 1862. Suo padre, Sante, ricopriva la carica di governatore dello Stato Pontificio.
Grande passione di Francesco era la caccia. In seguito a una visione, in cui la Madonna lo invitava a farsi religioso, il 21 settembre 1856 entrò come novizio nel convento dei Passionisti di Morrovalle (MC) e ricevette il nome di Gabriele dell'Addolorata. Dopo aver compiuto gli studi filosofici a Pieve Torina (MC), nel 1859 giunse a Isola del Gran Sasso (in provincia di Teramo) per completare in quel ritiro la sua preparazione teologica prima di ricevere gli ordini sacerdotali.
Nel 1860 un gruppo di Garibaldini sbandati entrò nel piccolo paese abruzzese, terrorizzando la popolazione con evidenti intenzioni malandrine. (Nel novembre di quell'anno era avvenuto lo storico incontro di Teano, più a sud di circa duecento chilometri, che aveva sancito di fatto lo scioglimento dei Mille).
Gabriele, con il permesso del rettore del seminario, andò verso il centro del paese per affrontare i razziatori. Si avvicinò disarmato ai banditi, uno dei quali aveva catturato una giovane che intendeva rapire e, con mossa rapida, afferrò prima la pistola (si parla addirittura di revolver, ma è più plausibile una monocolpo a percussione) che quel malfattore teneva alla cinta, poi si impossessò di quella di un altro bandito che gli si era nel frattempo avvicinato.
Il seminarista armato provocò la reazione spavalda e minacciosa degli altri banditi, che lo affrontarono con irrisione, ovviamente dubitando delle mosse successive del giovane.
Con calma Gabriele indicò ai furfanti una lucertola che stava correndo dall'altra parte della strada e, profittando di una sosta del piccolo animale, la colpì di netto con una delle due pistole che aveva in mano. Questa inaspettata abilità nell'uso della pistola nonché la determinazione e la sicurezza del giovane indussero i banditi a più miti consigli e, a un suo preciso ordine e senza farselo ripetere due volte, lasciarono precipitosamente il paese.
Senza spargimento di sangue¬ se si eccettua quello della malcapitata ma provvidenziale lucertola, ¬ era stata risolta brillantemente una situazione grave e pericolosa. La popolazione accompagnò in trionfo il giovane verso il seminario, proclamandolo "Salvatore di Isola".
Ammalatosi di tubercolosi, si spense il 27 febbraio 1862. Fu sepolto nella fossa comune dei religiosi, all'interno della chiesa del Convento. La fama della sua santità si era intanto sparsa nei paesi circostanti e la sua tomba divenne presto meta di pellegrini e di devoti che vi ricevevano miracoli e guarigioni prodigiose.
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