Nato a Cartagine intorno al 200, Cipriano fu un retore famoso fino alla sua
conversione nel 246, quando donò il ricavato dei suoi beni ai poveri di Cartagine. Per queste sue doti umanitarie, fu acclamato vescovo nel 248, reggendo la cattedra con fermezza e zelo missionario.
Cipriano lottò, infatti, strenuamente contro la corruzione dilagante nella società e nella stessa
Chiesa. Durante la persecuzione di Decio, nel 250, fu costretto a nascondersi dalla folla pagana inferocita: alla fine delle lotte dovette intervenire energicamente nella disputa circa i lapsi, ossia i cristiani che avevano sacrificato all'imperatore per salvarsi e che volevano essere riammessi nella Chiesa. Ulteriori difficoltà furono affrontate da Cipriano durante la terribile pestilenza del 252, in cui prodigò aiuti ai fedeli in difficoltà.
Nel 257 l'imperatore Valentiniano promosse una nuova persecuzione, per cui Cipriano fu prima confinato nella vicina città di Curubi, poi condotto a Cartagine per subirvi la decapitazione nel 258.