Amos, il primo dei profeti minori, pastore e coltitore di sicomori a Teqòa quando Dio lo chiamò al ministero profetico. Fu inviato nel regno scismatico e idolatra del nord al tempo di re Geroboamo II (783-743 a. Cr.), all'apogeo della sua potenza. Il luogo della predicazione di Amos fu il santuario di Betel, contrastato da Amasia, capo dei sacerdoti del luogo, che parlava probabilmente a nome del re. Destinatario della sua predicazione è quindi
Israele, ma egli non dimentica Giuda, che sotto Ozia aveva trionfato su molti nemici; accennato alla prosperità presente nei due regni, minaccia castighi e la rovina d'Israele (che avverranno in effetti nel 722-721 per mano degli Assiri), offrendo poi un incoraggiamento alla speranza in Dio.
Il libro si può dividere in tre parti:
I) denuncia i delitti dei Siri, dei Filistei, dei Tiri, degli Idumei, degli Ammoniti, dei Moabiti, di Giuda e di Israele, annunciando castighi;
II) si compone di tre discorsi: nel primo si afferma che il castigo è certo; il secondo presenta il castigo come necessario; il terzo precisa il castigo, e dice che sarà la rovina di Israele e la deportazione in Assiria;
III) con cinque visioni simboliche annunzia che il castigo è vicino, e termina con la speranza della restaurazione del regno messianico.