Di Giacomo si ha solo un'epistola. Si è ancora incerti nell'identificare univocamente l'autore: sicuramente non è da confondersi con Giacomo figlio di Zebedeo, dunque fratello di Giovanni, che fu il primo apostolo martire, ucciso nel 44 d.C. da Erode. Ipotesi fondate portano ad attribuire l'epistola in questione a Giacomo figlio di Alfeo (Lc 6, 15 - Mt 10, 3 - Mc 3, 18), altro apostolo, o a Giacomo fratello del Signore (Mt 13, 55). La lettera è piuttosto breve (cinque capitoli, per un centinaio di versetti complessivi), ma il suo contenuto è notevole. Nel primo capitolo l'a. invita a considerare la sofferenza come una parte non eliminabile della natura umana e invita a gioire per la sofferenze subite a causa della fede. Giacomo invita a chiedere nella preghiera soprattutto la Sapienza, che permetterà al fedele di comprendere i misteri della natura umana e divina. La lettera continua con un invito a mettere in pratica le parole del Maestro divino, oltre che a professarle, ad aiutare i poveri, a fuggire le liti e a diffidare dei cattivi maestri. Importante per la dottrina sacramentaria cattolica il cap. 5 della lettera, che costituisce il fondamento biblico del sacramento della Unzione degli Infermi.
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