Prima dell'alba. Autobiografia autorizzata
(Attualità e storia)EAN 9788821550621
Esaurito
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Tipo
Libro
Titolo
Prima dell'alba. Autobiografia autorizzata
Autore
Zolli Eugenio
A cura di
Alberto Latorre
Editore
San Paolo Edizioni
EAN
9788821550621
Pagine
288
Data
febbraio 2004
Peso
401 grammi
Altezza
21,5 cm
Larghezza
14 cm
Profondità
2,3 cm
Collana
Attualità e storia
COMMENTI DEI LETTORI A «Prima dell'alba. Autobiografia autorizzata»
Recensioni di riviste specialistiche su «Prima dell'alba. Autobiografia autorizzata»
Recensione di Pietro Zovatto della rivista Studia Patavina
Eugenio Zolli ha visto finalmente pubblicata in lingua italiana la sua autobiografia spirituale da parte del nipote Enrico de Bernardi. Si tratta di un itinerario particolare di un uomo di Dio, totalmente dedito allo studio della Sacra Scrittura (V. e N.T.). Nacque in Galizia (1881) e arrivò ben presto a Trieste, nel 1911 è già vice-rabbino e quindi rabbino. Aiutato dal vescovo Antonio Santin in occasione delle leggi razziali (1938) – il presule arrivò fino a scrivere una lettera a Mussolini – riuscì ad essere trasferito a Roma, ove fu rabbino capo e direttore del Collegio Rabbinico della capitale. Si spense a Roma nel 1956.
Il libro memoriale di alto valore mistico, di vasta cultura, si rivela anche una analisi piena di rammarico per quanto egli fece a vantaggio della comunità israelitica romana, che non ascoltò la sua voce la quale raccomandava di nascondersi, di distruggere o far sparire l’elenco degli iscritti della Comunità. Egli conosceva la ferocia nazista degli occupatori, la quale neppure dell’oro richiesto si accontentò, accumulato anche con l’aiuto dei cattolici e della Santa Sede.
Quando passò a abbracciare Gesú Cristo, egli neppure pensava di abbandonare la nobile tradizione mosaica e talmudica, ma solo trovava nel servo di Jahvè di Isaia un supplemento di mistica fatta di mitezza confidenziale e di chiamata intima, a cui rispose con generosità cordiale piena di rischi per la sua stessa incolumità fisica.
In nessuna maniera si sentì un “apostata”, ma solo uno che faceva un passo in più rimanendo fedele figlio di Abramo. La sua nozione di Dio naviga tra le alte vette della contemplazione che trova sempre nei due Testamenti le connessioni, che maturarono la sua fede in Gesú Cristo.
La sua esegesi pur conoscendo tutti i segreti della filologia si allarga all’abbraccio vitale di una interpretazione piena di stimoli spirituali, che nutrono le anime assetate di Dio. San Paolo vi era guida sicura, e l’Apostolo delle Genti dall’odio per Cristo passò all’amore di Cristo, senza mai abbandonare il Dio di Israele. Il roveto ardente, il mistero di Dio nella sua trascendenza, trovava in Zolli una continuità da scoprire anche attualmente. È significativo, del resto, che gli storici, parlando del Medioevo, qualifichino quella civiltà come giudaico-cristiana.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Il libro memoriale di alto valore mistico, di vasta cultura, si rivela anche una analisi piena di rammarico per quanto egli fece a vantaggio della comunità israelitica romana, che non ascoltò la sua voce la quale raccomandava di nascondersi, di distruggere o far sparire l’elenco degli iscritti della Comunità. Egli conosceva la ferocia nazista degli occupatori, la quale neppure dell’oro richiesto si accontentò, accumulato anche con l’aiuto dei cattolici e della Santa Sede.
Quando passò a abbracciare Gesú Cristo, egli neppure pensava di abbandonare la nobile tradizione mosaica e talmudica, ma solo trovava nel servo di Jahvè di Isaia un supplemento di mistica fatta di mitezza confidenziale e di chiamata intima, a cui rispose con generosità cordiale piena di rischi per la sua stessa incolumità fisica.
In nessuna maniera si sentì un “apostata”, ma solo uno che faceva un passo in più rimanendo fedele figlio di Abramo. La sua nozione di Dio naviga tra le alte vette della contemplazione che trova sempre nei due Testamenti le connessioni, che maturarono la sua fede in Gesú Cristo.
La sua esegesi pur conoscendo tutti i segreti della filologia si allarga all’abbraccio vitale di una interpretazione piena di stimoli spirituali, che nutrono le anime assetate di Dio. San Paolo vi era guida sicura, e l’Apostolo delle Genti dall’odio per Cristo passò all’amore di Cristo, senza mai abbandonare il Dio di Israele. Il roveto ardente, il mistero di Dio nella sua trascendenza, trovava in Zolli una continuità da scoprire anche attualmente. È significativo, del resto, che gli storici, parlando del Medioevo, qualifichino quella civiltà come giudaico-cristiana.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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jackserry il 13 aprile 2009 alle 12:33 ha scritto:
la risposta concreta, un fatto, alla vecchia è ipocrita polemica sui silenzi è ommissioni della Chiesa sulle persecuzioni contro gli ebrei da parte dei nazi fascisti.