Citazione spirituale

Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà

-

Messaggio per la Quaresima 2024

 
di

Francesco (Jorge Mario Bergoglio)


Copertina di 'Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà'
Ingrandisci immagine

EAN 9788826608792

Disponibile in 2/3 giorni lavorativi
In promozione
Descrizione
Tipo Libro Titolo Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà - Messaggio per la Quaresima 2024 Autore Editore Libreria Editrice Vaticana EAN 9788826608792 Pagine 14 Data febbraio 2024
Voto medio degli utenti per «Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà»: 5 su 5 (1 commento)

Qui trovi riportati i commenti degli utenti di LibreriadelSanto.it, con il nome dell'utente e il voto (espresso da 1 a 5 stelline) che ha dato al prodotto.

I commenti compaiono ordinati per data di inserimento dal meno recente (in alto) al più recente (in basso).

il 14 febbraio 2024 alle 17:14 ha scritto:

Come ogni anno non potevo non iniziare la Quaresima leggendo il messaggio del Papa pubblicato nei giorni scorsi, dal tema "Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà", che inizia oggi con le sacre ceneri: «Quando ci manca la speranza – afferma il Papa – vaghiamo nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa verso cui tendere insieme. La Quaresima è il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere – come annuncia il profeta Osea – il luogo del primo amore. Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù e sperimenti il passaggio dalla morte alla vita. Come uno sposo ci attira nuovamente a sé e sussurra parole d'amore al nostro cuore». Sono fantastiche e dolci queste parole, perché davvero il Signore ci conduce nel deserto, per insegnarci che le nostre schiavitù ci legano ed invece lui ci vuole liberi, liberi di amarlo e di servirlo, specialmente nei nostri fratelli più bisognosi.
All'inizio del messaggio, il Pontefice cita il Decalogo dato a Mosè sul monte Sinai: «Quando il nostro Dio si rivela – ricorda Bergoglio -, comunica libertà. Il popolo sa bene di quale esodo Dio parli: l'esperienza della schiavitù è ancora impressa nella sua carne. Riceve le dieci parole nel deserto come via di libertà. Noi li chiamiamo comandamenti, accentuando la forza d'amore con cui Dio educa il suo popolo. È infatti una chiamata vigorosa, quella alla libertà. Non si esaurisce in un singolo evento, perché matura in un cammino. Come Israele nel deserto ha ancora l'Egitto dentro di sé – infatti spesso rimpiange il passato e mormora contro il cielo e contro Mosè –, così anche oggi il popolo di Dio porta in sé dei legami oppressivi che deve scegliere di abbandonare». Quindi il Papa approfondisce il cammino compiuto dal popolo d'Israele: «L'esodo dalla schiavitù alla libertà – precisa – non è un cammino astratto. Affinché concreta sia anche la nostra Quaresima, il primo passo è voler vedere la realtà. Quando nel roveto ardente il Signore attirò Mosè e gli parlò, subito si rivelò come un Dio che vede e soprattutto ascolta: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele"».
Da qui il monito di Papa Francesco: «Anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove? Molti fattori ci allontanano gli uni dagli altri, negando la fraternità che originariamente ci lega». Queste domande me le sono poste anche io, diverse volte, e devo dire che altrettante volte le risposte non sono propriamente scontante, perché in alcune situazioni sono sordo a questo grido di aiuto che mi arriva, anche dagli alunni a scuola.
«Il cammino quaresimale – sottolinea il Papa – sarà concreto se, riascoltandole, confesseremo che ancora oggi siamo sotto il dominio del Faraone. È un dominio che ci rende esausti e insensibili. È un modello di crescita che ci divide e ci ruba il futuro. La terra, l'aria e l'acqua ne sono inquinate, ma anche le anime ne vengono contaminate. Infatti, sebbene col battesimo la nostra liberazione sia iniziata, rimane in noi una inspiegabile nostalgia della schiavitù. È come un'attrazione verso la sicurezza delle cose già viste, a discapito della libertà».
Un passo di questo messaggio che mi ha colpito molto è quando il Papa afferma che è Dio a vedere, a commuoversi ed a liberare il popolo, non è Israele a chiederlo. Questo mi ha fatto molto pensare perché spesso, nella mia vita, ho notato che è Dio è intervenuto e mi ha liberato da alcune situazioni particolari.
In seguito, il Papa ha denunciato un "deficit di speranza", rivolgendo due domande di vita ai credenti: "Desidero un mondo nuovo? Sono disposto a uscire dai compromessi col vecchio?": «La testimonianza di molti fratelli vescovi e di un gran numero di operatori di pace e di giustizia – confida il Pontefice -, mi convince sempre più che a dover essere denunciato è un deficit di speranza. Si tratta di un impedimento a sognare, di un grido muto che giunge fino al cielo e commuove il cuore di Dio».
Ciononostante, il Signore ci è sempre vicino: «Dio non si è stancato di noi – rassicura il Papa, invitando a vivere la Quaresima come un "tempo di conversione, tempo di libertà" -. A differenza del Faraone, Dio non vuole sudditi, ma figli. Il deserto è lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava».
E qui Francesco rivolge un nuovo monito: «Più temibili del Faraone sono gli idoli: potremmo considerarli come la sua voce in noi. Potere tutto, essere riconosciuti da tutti, avere la meglio su tutti. Ogni essere umano avverte la seduzione di questa menzogna dentro di sé. È una vecchia strada. Possiamo attaccarci così al denaro, a certi progetti, idee, obiettivi, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone. Invece di muoverci, ci paralizzeranno. Invece di farci incontrare, ci contrapporranno. Esiste però una nuova umanità, il popolo dei piccoli e degli umili che non hanno ceduto al fascino della menzogna. Mentre gli idoli rendono muti, ciechi, sordi, immobili quelli che li servono, i poveri di spirito sono subito aperti e pronti: una silenziosa forza di bene che cura e sostiene il mondo».
Quindi l'invito del Papa: «È tempo di agire e in Quaresima agire è anche fermarsi – esorta Bergoglio -. Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito. L'amore di Dio e del prossimo è un unico amore. Non avere altri dei è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo». E per riuscirci al meglio, i gesti da compiere sono fondamentali: «Preghiera, elemosina e digiuno non sono tre esercizi indipendenti – precisa il Pontefice -, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento. Fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano. Allora il cuore atrofizzato e isolato si risveglierà. Alla presenza di Dio diventiamo sorelle e fratelli, sentiamo gli altri con intensità nuova: invece di minacce e di nemici troviamo compagne e compagni di viaggio». Penso che queste parole siano l'augurio più bello per questa Quaresima 2024 e chiedo davvero al Signore di realizzare queste parole del Papa affinché i cuori di tutti possano risvegliarsi e possiamo sentire l'altro, non un nemico da sconfiggere, ma un fratello da amare.

Il Papa invita ad una proposta concreta che nel suo Messaggio per la Quaresima chiama ogni comunità cristiana a compiere un'azione particolare: «Offrire ai propri fedeli momenti in cui ripensare gli stili di vita; darsi il tempo per verificare la propria presenza nel territorio e il contributo a renderlo migliore. Nella misura in cui questa Quaresima sarà di conversione, allora, l'umanità smarrita avvertirà un sussulto di creatività: il balenare di una nuova speranza. Cercate e rischiate – aggiunge Papa Francesco, riproponendo le parole rivolte agli universitari in occasione della Gmg di Lisbona -, cercate e rischiate. In questo frangente storico le sfide sono enormi, gemiti dolorosi. Stiamo vedendo una terza guerra mondiale a pezzi. Ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un'agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all'inizio di un grande spettacolo». Nel testo la parola che risulta essere più stimolante e rivoluzionaria, benché spesso inflazionata, è "libertà". Una libertà che va molto oltre ai vari significati che generalmente siamo abituati ad attribuirgli. Una chiamata vigorosa, che non si esaurisce in un momento ma è lunga il cammino di una vita.