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Descrizione
Come, nel rispetto dell'evangelo, restituire ai gesti la loro portata innovativa? L'autore esplora l'ambito del corpo, del gesto senza però separarlo dalla Parola, dal messaggio che incarna. Attraverso lo studio di alcuni gesti simbolici dei profeti raccontati nell'Antico Testamento e, in continuità con questi, dei gesti di Cristo nel Nuovo Testamento, l'autore rivela il fondamento biblico e soprattutto profetico dei nostri atti ecclesiali e pastorali.
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Insistere sul corpo senza dimenticare la ragione, ritrovare la gestualità senza ignorare la Parola, incarnare il Vangelo senza perderne la trascendenza: con questi intenti l'a., docente alla Facoltà teologica protestante di Ginevra, affronta il rapporto fra il gesto e la parola liturgica. Parte dalla riflessione sui gesti dei profeti nell'Antico Testamento per poi illustrare i gesti di Gesù. Arrivando infine al gesto nella liturgia come continuazione della profezia dei gesti scritturistici. L'ultimo c. è dedicato ai gesti dell'esistenza cristiana (pregare, battezzare, celebrare, ungere i malati, imporre le mani, partecipare al cammino ecumenico ecc.). Con l'occhio attento alla domanda di ritualità di una società senza appartenenze ecclesiali.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 14
(
http://www.ilregno.it)
Nel rispetto della Parola rivelata, come è possibile restituire ai gesti liturgici la loro portata innovativa? La risposta a questa domanda è diffusa nell'insieme di queste pagine nelle quali l'Autore esplora l'ambito del corpo e del gesto, senza mai separarli dalla Parola, e dal messaggio che incarnano.
Dopo una Introduzione in cui l'Autore intende rispondere all'interrogativo: cos'è un gesto simbolico? il lettore è condotto attraverso queste parti ad approfondire gli atti simbolici dei profeti, i gesti simbolici di Gesù, la liturgia come gesto profetico, e quindi i gesti dell'esistenza cristiana. La conclusione è un invito a rivisitare la dottrina protestante dei sacramenti (l'Autore è un pastore e professore nella facoltà teologica protestante di Ginevra) per focalizzare una spiritualità non religiosa, per un'attesa escatolica.
È ovvio che non sono sufficienti poche righe per rendere ragione dell'insieme del discorso e della portata dei singoli approfondimenti. Il pregio dell'edizione è comunque anche quello di offrire un contributo a quell'ampio dibattito che vede il gesto al centro di una riflessione che chiama in causa diverse competenze. Tutto questo per comprender sempre più in profondità il coinvolgimento della persona nell'azione liturgica.
R. G.
(RL 2008)
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