Dal greco "testimonianza", il martirio è la morte per amore della fede cristiana o della pratica della vita cristiana. Questa morte è vista dal II secolo in poi come «testimonianza» da distinguersi rispetto al comportamento dei «confessori», i quali si distinsero per la perseveranza ma non vennero uccisi. Nel linguaggio moderno, martire è detto anche il non cristiano perseguitato violentemente (martiri maccabei). Con la venerazione dei martiri (martirio di Policarpo verso il 160) ebbe inizio la venerazione dei santi in ambito cristiano; si vedono in essi degli autentici discepoli e discepole di Gesù per la loro sequela nella sofferenza e nel portare la croce. Dal punto di vista teologico, nel martirio l'accettazione della morte per la testimonianza a Cristo si manifesta inequivocabilmente come atto della fede cristiana e dell'amore verso Dio (non è evento accettato passivamente). Tramite il martirio la santità della Chiesa acquista, per grazia di Dio, una dimensione sperimentabile e, sempre grazie ad essa, la sua credibilità «verso l'esterno». Da Clemente d'Alessandria (215) in poi, al martirio è attribuita la stessa forza giustificante e remissoria dei peccati attribuita al battesimo (da qui il martirio come «battesimo di sangue»). Anche nelle Chiese nate dalla Riforma i martiri del cristianesimo primitivo e i loro propri testimoni di sangue sono considerati esempi «edificanti» di una vita e professione cristiana convincenti. Una cappella costruita sulle loro tombe, specialmente nel primo millennio cristiano, era nota come martyrion, ed era visitata in modo particolare nel dies natalis (latino « compleanno », « anniversario ») ossia nel giorno della loro nascita al cielo mediante il martirio. Fin dagli inizi, la Chiesa ha considerato il martirio come un « battesimo di sangue », che può supplire il battesimo sacramento. Nell'epoca moderna, ci sono stati numerosissimi martiri in Europa e fuori dell'Europa, in Africa, nelle Americhe, in Asia ed in Oceania. Nel nostro secolo, molti cristiani hanno sofferto e subìto il martirio a causa del loro impegno e della loro solidarietà con coloro che soffrono (cf Gv 15,13).
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