Nato da una delle più antiche e nobili famiglie napoletane, il 27 settembre 1696, Alfonso Maria de' Liguori fu un « bambino prodigio » per la facilità con cui apprese le varie discipline, dalle lingue alle scienze, dall'arte alla musica. (La devozione popolare deve molto a orecchiabili canzoni da lui scritte e musicate.
Tuttora a Natale amiamo ascoltare il suo « Tu scendi dalle stelle »).
A diciannove anni era già un avvocato affermato. Ma in una delle grandi occasioni scivolò sulla classica buccia di banana: un documento esibito dopo la sua esaltante difesa dell'imputato dimostrò che egli aveva, seppure in buona fede, sostenuto il falso.
Quell'incidente determinò la svolta più impegnativa della sua vita: abbandonò la toga e si mise al servizio di una giustizia che non teme smentite.
A trent'anni veniva ordinato sacerdote e svolgeva le sue missioni tra i
« lazzaroni » della pletòrica periferia napoletana e tra i « cafoni » dell'entroterra. A trentasei anni, con la collaborazione di un gruppo di laici, fondò la congregazione del SS. Salvatore, che più tardi assunse il nome definitivo del « SS. Redentore ».
Redentoristi sono chiamati tuttora i membri di questa congregazione, approvata da Benedetto XIV nel 1749.
A sessant'anni fu eletto vescovo di S. Agata dei Goti e resse la diocesi per diciannove anni, quando, ormai quasi cieco e sordo, andò a chiedere ospitalità ai suoi figli spirituali, in una casa di Nocera dei Pagani, dove visse fino alla morte, che lo colse alla bella età di 91 anni. In questi ultimi dodici anni di vita, per tener fede al suo giovanile programma di non perdere mai tempo, si dedicò alla stesura di altri libri, arricchendo la già copiosa mole di opere ascetiche e teologiche che portano la sua firma.
Tra i suoi libri ascetici più diffusi tra i cristiani vi sono per l'appunto la Pratica d'amar Gesù Cristo e l'apparecchio (cioè: preparazione) alla morte. Le sue prediche avevano tre temi costanti: l'amore di Dio, la Passione, la meditazione sulla morte e il mistero d'oltretomba.
Espresse la sua devozione alla Madonna con un fortunato libretto:
Le glorie di Maria. Opera fondamentale, per l'influsso che esercitò nella formazione del clero fino a pochi anni fa, è, la sua Theologia Moralis, testo di sicura dottrina che reagì al pessimismo religioso e al rigorismo giansenista dell'epoca col metodo di quella casistica, oggi non più accettata, che negli anni passati offriva ai direttori di anime la possibilità di scegliere nei casi dubbi una soluzione se non certa, almeno probabile.
Per questo egli è stato dichiarato nel 1871 dottore della Chiesa, e proposto a patrono dei confessori e dei teologi di morale. S. Alfonso morì a Nocera dei Pagani il 10 agosto 1787 e fu canonizzato nel 1832.
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