Il volume propone, in forma rivista e aggiornata, un'antologia dei testi più significativi di p. Gabriele Amorth.
INTRODUZIONE
Esorcista cercasi
Quando, nel giugno del 1986, il cardinale Ugo Poletti mi affiancò a padre Candido Amantini, per aiutarlo nel ministero di esorcista, mi si aprì un mondo nuovo, del tutto sconosciuto prima. Non si pensi che le impressioni principali siano state date dai casi-limite, dai fenomeni strani, a cui si crede solo se vengono visti. L'impressione più forte e più duratura, per un neo-esorcista, è quella di essere messo a contatto con un mondo di sofferenti, più dell'anima che del corpo; un mondo di persone che avvicinano il sacerdote con fiducia e disponibilità, bisognose di aiuto e di consiglio.
Nella maggior parte dei casi il compito dell'esorcista è di confortare, di illuminare per togliere false paure o comportamenti errati (come il ricorso a maghi, cartomanti e simili), e di riavvicinare le anime a Dio riprendendo con regolarità una vita di fede, di preghiera, di frequenza alla messa e ai sacramenti, di deciso accostamento alla parola di Dio. Nel mio ormai lungo ministero sacerdotale non avevo mai avuto, in precedenza, così tante occasioni per riavvicinare al Signore, alla Chiesa, singole persone o intere famiglie. I più non hanno bisogno di esorcismi, ma di una sincera conversione. Poi sono andato sempre più scoprendo quanto è grande e in crescendo, oggi, la richiesta di esorcisti e, purtroppo, quanto è inadeguata la risposta e la preparazione degli uomini di Chiesa.
Da un numero imprecisato di decenni l'esorcistato è stato quasi spento nel mondo cattolico, contrariamente a quanto avviene in talune confessioni della Riforma protestante. Non credo di dire nulla di sorprendente nei riguardi dei vescovi, se constato un dato di fatto: la quasi totalità dell'episcopato cattolico non ha mai fatto esorcismi e non ha mai assistito a esorcismi. Per cui resta ancora più difficile credere a fenomeni a cui anche noi esorcisti non avremmo creduto se non li avessimo visti.
È vero che la sacra Scrittura è molto chiara su questo terreno; ci sono pure la prassi e l'insegnamento di tutta la storia ecclesiastica; ci sono le disposizioni del Diritto Canonico. Ma contro la prassi del passato e l'insegnamento della Chiesa si è eretto il muro del non esercizio dell'esorcistato — sebbene qualche esorcista ci sia sempre stato. E contro gli insegnamenti della sacra Scrittura si è eretto il muro del silenzio o, peggio ancora, l'interpretazione errata di alcuni teologi e biblisti.
I sacerdoti, da cui provengono anche i vescovi, dovrebbero essere istruiti su questa materia studiando tre rami della teologia: dogmatica, spirituale, morale.
La teologia dogmatica, parlando di Dio creatore, dovrebbe trattare anche dell'esistenza degli angeli, dell'esistenza dei demoni e di quanto la sacra Scrittura e l'insegnamento della Chiesa ci dicono in merito.
La teologia spirituale, comunque sia suddivisa, tratta sia dell'attività ordinaria del demonio, ossia le tentazioni, sia della sua attività straordinaria, che comprende tutti i mali malefici, fino alla possessione diabolica. Ed è qui che vengono insegnati i rimedi, compresi gli esorcismi. Il mancato studio della teologia spirituale, che si prolunga già da troppi decenni, ha causato anche una forte perdita nella direzione spirituale vera e propria.
La teologia morale dovrebbe istruire anche su tutti i peccati contro il primo comandamento, tra cui si colloca la superstizione; dovrebbe illuminare i fedeli su ciò che è conforme alla volontà di Dio e su ciò che le è contrario, come la magia, la negromanzia, ecc.
La sacra Scrittura è molto chiara in proposito e usa parole durissime contro questi peccati. Si pensi anche solo all'elenco presentato dal Deuteronomio (18,10-12.), in cui si bollano queste pratiche con la condanna: «Chiunque fa queste cose è in abominio al Signore». Ma molti moralisti non sanno più distinguere il bene dal male; non insegnano più ciò che è peccato mortale e ciò che non lo è; per cui i fedeli non hanno mai sentito parlare di simili proibizioni.
Alla trascuratezza negli studi e alla mancanza di esperienza diretta occorre quindi aggiungere, come aggravante, la diffusione di errori dottrinali, insegnati direttamente da alcuni teologi e biblisti: errori che pongono seri dubbi sulla stessa esistenza del demonio e ancor più sulla sua attività; errori che, presentandosi come «aggiornate interpretazioni», arrivano a negare le stesse liberazioni dal demonio operate da Cristo, considerandole semplici guarigioni. Contro tali errori si è elevata con chiarezza la voce dell'autorità ecclesiastica, con il documento Fede cristiana e demonologia, pubblicato da L'Osservatore Romano il 26 giugno 1975 e poi inserito tra i documenti ufficiali della Santa Sede.
Il frutto di questa triplice causa — mancanza di studio e di predicazione, di pratica di esorcismi, errori dottrinali — ci spiega almeno in parte la situazione del nostro popolo che si rivolge ai maghi, e ci spiega l'atteggiamento incredulo degli ecclesiastici.
Un terzo dei teologi non crede all'esistenza di Satana; due terzi ci crede in teoria, ma non crede nella sua azione pratica e si rifiuta di tenerne conto nella propria attività pastorale. In queste condizioni, resta ben poco spazio per coloro che ci credono e che provvedono: eccezioni, che debbono agire contro corrente, spesso derise e ostacolate dagli altri.
Racconto un episodio che mi è capitato. Un giorno un vescovo mi ha telefonato per raccomandarmi di esorcizzare una certa persona.
Come prima risposta gli dissi di provvedere lui a nominare un esorcista. Mi sentii controbattere che non riusciva a trovare un sacerdote che accettasse l'incarico. Purtroppo questa difficoltà è generale. Spesso i sacerdoti non credono in queste cose; ma se il vescovo offre loro di fare gli esorcisti, si sentono addosso i mille diavoli e rifiutano. Più volte ho scritto che si fa molta più rabbia al demonio a confessare, ossia a strappare al demonio stesso le anime, che a esorcizzare, che è sottrargli i corpi. E ancor più si causa rabbia al demonio a predicare, perché la fede germina dalla parola di Dio. Perciò un sacerdote, che ha il coraggio di predicare e di confessare, non dovrebbe avere nessun timore a esorcizzare.
Léon Bloy ha scritto parole roventi contro i sacerdoti che si rifiutano di compiere esorcismi. Le riporto da Il diavolo di Balducci:
I sacerdoti non usano quasi mai il loro potere di esorcisti, perché mancano di fede e hanno paura, in sostanza, di disgustare il demonio.
Anche questo è vero; molti temono rappresaglie e dimenticano che il demonio ci fa già tutto il male che il Signore gli consente: non esistono con lui patti di non belligeranza! E l'autore continua:
Se i sacerdoti hanno perduto la fede al punto da non credere più al loro potere di esorcisti e di non farne più uso, ciò rappresenta un'orribile sventura, un'atroce prevaricazione, in seguito alla quale vengono irreparabilmente abbandonate ai peggiori nemici le pretese isteriche di cui rigurgitano gli ospedali.
Parole forti, ma vere. È un diretto tradimento al comando di Cristo.
Ritornando alla telefonata del vescovo, gli ho detto con franchezza che, se non trovava sacerdoti, era obbligato a provvedere lui personalmente. Mi sono sentito rispondere, con candida ingenuità: «Io? Non saprei da che parte incominciare». Al che ho ribattuto con la frase che disse a me padre Candido, quando mi trovai a iniziare: «Incominci col leggere le istruzioni del Rituale e reciti sul richiedente le preghiere prescritte».
Questo è il punto di partenza. Il Rituale degli esorcismi inizia riportando 21 norme che l'esorcista deve osservare; non importa se queste norme sono state scritte nel 1614; sono direttive piene di saggezza, che potranno essere ulteriormente completate, ma che hanno tuttora pieno valore. Dopo aver messo in guardia l'esorcista perché non creda facilmente alla presenza del demonio nella persona che si presenta, fornisce una serie di norme pratiche, sia per riconoscere se si tratta di un caso di vera possessione, sia per il comportamento che l'esorcista deve osservare.
Ma lo sconcerto del vescovo («Non saprei da che parte cominciare») è giustificato. Non ci si improvvisa esorcisti. Assegnare tale incarico a un sacerdote, è un po' come mettere in mano a una persona un trattato di chirurgia e poi pretendere che vada a eseguire operazioni. Tante cose, troppe cose, non si leggono nei testi, ma si imparano solo con la pratica. Per questo ho pensato di mettere per iscritto le mie esperienze, dirette dalla grande esperienza di padre Candido, pur sapendo che riuscirò molto carente: altro è leggere, altro è vedere.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
Riconoscere i sintomi
Entriamo nel vivo del problema, ossia quali sono i sintomi da cui si capisce che un male è malefico e non di origine naturale. In base ai risultati di questo esame si procederà a indirizzare la persona ai medici, o si farà una preghiera di liberazione, oppure un esorcismo.
Quanto si va esponendo è frutto di esperienza, ma ha un valore molto personale. Le poche regole suggerite dal Rituale sono del tutto insufficienti e non esistono libri che trattino di questo argomento. Per cui anche tra gli esorcisti il modo di procedere è molto vario, dipendendo dall'esperienza che ciascuno ha fatto per proprio conto.
Qualcuno si aiuta facendo rispondere a un questionario. Altri, i più, procedono a un interrogatorio della persona interessata e dei familiari.
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Studente David Chicchiani il 30 agosto 2015 alle 11:36 ha scritto:
Libro molto interessante ed attuale.
Consigliato