ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. Vita
Alla metà del VI secolo l'impero bizantino vive forse il momento del suo massimo splendore. All'opera di assestamento interno, culminata significativamente nella grandiosa sintesi legislativa del Corpus Iuris e delle Novellae, la personalità poliedrica di Giustiniano I (527-565) può far corrispondere un impegno politico e militare che, grazie all'opera di prestigiosi generali, primo tra tutti Belisario, fa per l'ultima volta del Mediterraneo un lago romano. I contemporanei ebbero piena coscienza dell'eccezionalità della loro epoca, una coscienza che si manifesta nei modi più vari e complementari: dalla classica prosa dello storico Procopio di Cesarea, che si fa epico narratore, pur nell'attenta analisi politica, delle campagne della riconquista romana in Oriente e in Occidente, alla maestà ineguagliata, che riempi di meraviglia magnati e popolo di Bisanzio, come riempie ancora oggi di ammirazione il visitatore, del monumento che, per decisione e con la partecipazione di Giustiniano, Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto elevarono, nella capitale dell'oikoumene, alla Santa Sapienza di Dio: e i versi elegantissimi di Paolo Silenziario, recitati alla presenza dello stesso Giustiniano, avrebbero descritto l'insieme dell'edificio e in particolare l'artistico ambone di quella che rimarrà nei secoli, per antonomasia, la « Grande Chiesa ». È ancora, questa, l'epoca in cui risuona a Costantinopoli il canto ispirato del diacono siro Romano il Melode nelle volute solenni e insieme agili e fresche del kontakion, prima e somma espressione della grande innografia liturgica bizantina. Il quinto concilio ecumenico, svoltosi a Costantinopoli nel 553, verrà quasi a sottolineare la complessa ricchezza, e anche le tensioni, di questo tempo.
Fra tanto clamore di armi e di avvenimenti politici ed ecclesiastici, chi si sarebbe occupato di un umile monaco vissuto in un paese, la Palestina, fuori dei punti nevralgici della grande politica imperiale? Di Doroteo di Gaza i contemporanei tacquero, e i due piccoli monasteri in cui egli trascorse tutta la sua vita non erano certo dell'importanza di quegli edifici sacri che attiravano il munifico intervento edilizio dell'imperatore, pur prodigo di iniziative nell'area palestinese sinaitica, segnata dalle vicende della storia sacra. Di un tale silenzio Doroteo, come ogni vero monaco, non avrebbe potuto che compiacersi: non si cerca di « fuggire » dal mondo per acquistarne la fama. Così, le notizie intorno alla vita di Doroteo vanno desunte per la massima parte dai suoi scritti, tutti per altro destinati alla cerchia monastica. Altre informazioni ci sono state trasmesse dalle lettere scambiate tra Doroteo e i suoi due maestri nella vita spirituale, Barsanufio e Giovanni il Profeta', dalla Vita di san Dositeo, di anonimo autore di epoca imprecisata — ma anteriore, comunque, al IX secolo —, nonché dalla Lettera dedicatoria che la precede.
Della nascita e dell'infanzia di Doroteo, carne pure della sua famiglia, non sappiamo altro se non che aveva un fratello. La famiglia doveva essere di condizione agiata: lo si può dedurre con una certa sicurezza dal fatto che il giovane Doroteo poté compiere buoni studi, che in seguito egli aveva ricchezze da donare alla comunità monastica, che suo fratello pagò le spese della costruzione dell'infermeria del monastero in cui viveva Doroteo.
Il ragazzo era, come dirà più tardi lui stesso, di carattere socievole e affettuoso, e almeno all'inizio non si sentiva affatto portato agli studi — cosa non rara, del resto...; egli riusa però ad imporsi una ferrea disciplina e a prendere così passione per gli studi, tanto da non interromperli neppure per i pasti. Dove però questi studi si siano svolti, come pure quale sia stato il luogo di nascita di Doroteo, non sappiamo: egli fu « di Gaza » perché vicino a Gaza furono ubicati i due monasteri in cui visse; se di Gaza egli fosse nativo, non è possibile dire; stando anzi ad una notizia data da una Vita di Barsanufio, sembrerebbe che fosse originario di Antiochia. In seguito anche suo fratello dovette trasferirsi a Gaza: questi, che era molto amante dei monaci ma non monaco lui stesso, e che aiutava economicamente Doroteo, non doveva risiedere lontano dal monastero.
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Patrizia PAPACCI il 24 ottobre 2020 alle 17:44 ha scritto:
Non è una semplice lettura, è un vero ascolto di un Grande Padre spirituale. Le parole attivano l'attenzione su noi stessi e con chiarezza e semplicità sollecitano ad osservare il nostro modo di vivere e confrontarsi con esso. Si legge e si desidera rileggere nuovamente perchè si attiva un dialogo interiore con questo grande maestro spirituale.