Termine che designa l’insieme delle dottrine religiose diffusesi in
India dal III secolo a. Cr.; esse rappresentano un'evoluzione dell’antico brahmanesimo. Nell'induismo, sono possibili molteplici concezioni religiose, compreso il politeismo. Secondo la credenza generale, sugli ambiti etici e spirituali regna un ordine eterno, così come su ciò che avviene nel mondo; il karma, ovvero l'influsso delle azioni compiute nella vita precedente, rende gli uomini responsabili del loro destino, da intendersi come reincarnazione. Tutti i più disparati particolari della realtà risalgono a una causa prima; essi sono di volta in volta forme che manifestano tale unità originaria. Il Sé dell'uomo (atman) e il fondamento del mondo (brahman) non si separano dualisticamente. La causa prima, o Dio, può essere venerata in tutte le cose. L'induismo è caratterizzato, in generale, dal desiderio di sperimentare direttamente lo spirito (misterioso) (tramite concentrazioni psichiche, dedizione a Dio - bakti -, ampliamento della coscienza - meditazione, yoga -. II periodo di elaborazione dell'induismo inizia con l'epoca «vedica» (1500-500 a.C): accanto al dio principale Indra stanno divinità cosmiche; quattro Veda (scritture sacre con inni alle potenze divine); rituali sacrificali che sono affidati alla casta più elevata, i bramini; più tardi, le Upanishad, col tema dell 'esperienza possibile dell'uno, dell'unità. Sin dal principio ha una grande importanza l'esercizio della rinuncia, senza la quale non si può raggiungere la redenzione. Nell'epoca classica (circa dal 700 d.C. fino al XVIII sec.) vengono elaborati miti teogonici e cosmogonici. Gli dèi (in particolare Shiva, in quanto dio ambiguamente potente e Vishnu, nella serie di incarnazioni) sono oggetto di trattati teologici. Il culto sacrificale fu via via sostituito da rituali incruenti, ai fini della partecipazione dei fedeli alla forza unificante della grande Madre. Significativa è la giustificazione teoretica del sistema delle caste che, attraverso l'ordine eterno del dharma, è garantito per tutti i tempi e attribuisce ai bramini la posizione superiore di mediatori sacerdotali e di maestri della tradizione. Nell'induismo, nacque pure una filosofia grazie al confronto col buddhismo e l'islam. Dal XVIII sec. in poi si può parlare di un rinascimento dell'induismo, che dura fino ai giorni nostri, con personalità significative come Ramakrishna (+ 1886) e M. Gandhi (+ 1948).
II
concilio Vaticano II si espresse sull'induismo come segue: «Invece le religioni legate al progresso della cultura, si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato. Così nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; essi cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione o attraverso forme di vita ascetica, o per mezzo della meditazione profonda, o rifugiandosi in Dio con amore e confidenza» (NA 2: EV 1/856).