LIBRO DI GEREMIA
Geremia è il profeta che meglio degli altri ci fa conoscere nei suoi scritti se stesso e la congerie di avvenimenti della sua epoca. Il libro delle profezie di Geremia alterna i vaticini dei suoi quarant'anni di ministero con varie notizie storiche che li confermano: il testo non segue un ordine cronologico, ma rivela un certo ordine logico che sviluppa minacce ed esecuzioni della giustizia divina contro il popolo eletto e contro i Gentili.
Nato a Anatot poco dopo il 650 a. C., figlio di Helkia della tribù di Beniamino, Geremia cominciò a profetare intorno al 622, quando si era già trasferito a
Gerusalemme per esercitare il suo ministero sacerdotale. Morto il re Giosia, acquista importanza politica come nemico dell'alleanza con l'
Egitto: sotto il regno di Ioiakim (favorevole all'Egitto) acquista sempre più importanza il suo ministero profetico. A Ioiakim succede il figlio Ieconia, che dopo tre mesi si arrende e viene deportato a Babilonia. Il re di Babilonia mise sul trono l'ultimo figlio di Giosia, Sedecìa, fratello di Ioachim: egli stimava molto Geremia, ma non dava ascolto alle sue parole perché assoggettato all'influenza dei nobili (favorevoli all'Egitto). Quando i Caldei posero l'assedio a Gerusalemme, Geremia fu messo in prigione, poi calato nel fango di un pozzo e salvato da un eunuco, con la connivenza di Sedecia, che lo consultava in segreto, ma lo lasciava in prigione per paura dei nobili. Geremia aveva profetizzato il trionfo dei Caldei e la distruzione di Gerusalemme: lui vivente, la profezia si avvera (anno 586). Dopo che Gerusalemme fu presa e data alle fiamme, i vincitori trattarono con riguardo il profeta, che fu scarcerato. Geremia si ritirò a Mizpà, dal suo amico governatore Godolia (insediato dal monarca babilonese al posto di Sedecìa). Caduto anche Godolia, vittima di una congiura, Geremia tentò di dissuadere i Giudei dal fuggire in Egitto per paura delle vendette dei Caldei: accusato di tradimento, li seguì in Egitto col suo fedele discepolo Baruc. Lì, seguitò a profetare contro i Giudei idolatri fino alla morte.
LIBRO DI BARUC
Il libro che va sotto il nome di Baruc non è uno scritto omogeneo, in quanto contiene, dopo un'introduzione storica: una preghiera degli esuli; un elogio della sapienza; una esortazione alla speranza nella restaurazione escatologica; una cosidetta "Lettera di Geremia", come appendice.
Baruc, il cui nome significa "benedetto", fu segretario e socio di Geremia, compagno del profeta nelle persecuzioni, in carcere e nell'esilio in Egitto, da cui pare sia uscito per recarsi a Babilonia. Figlio di Neria e scriba alla corte di Sedecìa, dopo la morte di quest'ultimo fu condotto in Egitto dagli spaventati Giudei rimasti in
Palestina, timorosi delle vendette di Nabucodonosor. Pare che dall'Egitto sia stato mandato da Geremia a Babilonia, verso il 582 a.C., con un messaggio di speranza per gli esiliati. Nel 581 lo si trova a Gerusalemme, portatore di una parte dei vasi sacri e di una colletta a favore dei Giudei che erano rimasti in Palestina. In quell'occasione lesse il suo libro pubblicamente, durante la festa dei Tabernacoli.
Queste notizie si possono ricavare dal libro stesso, anche se non tutto ciò che vi è raccontato è storicamente verificabile.