L'Ecclesiaste segna il culmine della crisi d'
Israele, dopo la disillusione dell'esilio e del ritorno. Israele attendeva da Dio una ricompensa terrena fatta di benessere e di dominio, ma la realtà era ben diversa... Il libro è ancora privo della luce della retribuzione ultraterrena: però è importante perchè rappresenta la presa di coscienza di Israele sulla vanità dei beni terreni e passeggeri, e prepara a comprendere e ricevere doni diversi, di un altro regno e di un'altra grandezza.
Il contenuto del libro, assai vario, non permette una divisione sistematica. Dopo un Prologo, segue una prima sezione che tratta dei vari sforzi per raggiungere la felicità; la seconda parla di alcuni malesseri sociali; la terza indica qual è il bene migliore, constatando che tante brame umane rimangono insoddisfatte; la quarta riconosce che su questa terra neppure il merito viene riconosciuto. Il libro termina con una conclusione pratica, con un breve epilogo sulla persona dell'autore e della sua opera.
Il libro fu scritto da uno sconosciuto saggio nel III o II sec. a.C.: pare che in una seconda stesura siano state introdotte, dall'autore o da altri, riflessioni varie che interrompono il corso della narrazione.