Daniele, il personaggio che domina questo libro, è un profeta di cui non si hanno altre notizie che quelle in esso contenute. E' l'ultimo dei quattro profeti maggiori. Deportato, ancora giovanissimo, in Babilonia (nel 609-605 a.C.?), fu creato dignitario di corte da Nabucodonosor col nome di Baltassar, poiché era dotato di
sapienza straordinaria e prodigiosa capacità nell'interpretazione dei sogni. Vivente, al tempo del crollo dell'impero neo-babilonese (539-38), vide i primi anni del nuovo impero persiano: l'ultima visione è datata dall'anno terzo di Ciro (536), quando era già più che ottantenne. Non è da confondere col Daniele citato in Ezechiele.
Il libro tiene un posto intermedio tra la profezia e il genere apocalittico: servendosi di racconti e di personaggi del passato descrive avvenimenti presenti, con la prospettiva nel futuro.
Si può dividere agevolmente in due parti: dopo un prologo, che ambienta gli episodi che vengono narrati, la prima consiste in cinque narrazioni sulla potenza di Dio; la seconda contiene quattro visioni profetiche. Si conclude con un'appendice storica.