Citazione spirituale

Asprenas n. 4/2020 ebook


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EAN 2484300025839

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Descrizione
Tipo e-book Titolo Asprenas n. 4/2020 Editore Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale Data marzo 2021 Formati PDF (Watermark DRM)

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il 16 novembre 2023 alle 18:01 ha scritto:

Il prof. Pasquale Giustiniani è ordinario di Filosofia presso la sezione “San Tommaso d’Aquino” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Esperto e studioso del Doctor Angelicus, una sua recente pubblicazione è l’Introduzione a Tommaso d’Aquino, Somma di Teologia, Città Nuova, Roma 2018). Per i tipi di Artetetra ha curato le traduzioni Il segreto della felicità di Eadmero di Canterbury (2018) e La pietra filosofale dello pseudo Tommaso d’Aquino (2019).
L’inizio dell’alchimia latina medievale si pone nel 1144, l’anno in cui venne tradotto in latino dall’inglese Roberto di Chester la prima opera di alchimia, il Liber de compositione alchimiae di MORIENO ROMANO. Con la diffusione delle idee alchimistiche mutuate dagli Arabi, anche gli scienziati europei e la Chiesa iniziarono a elaborare nuove teorie. Non è semplice dire quali rapporti ci siano stati tra la scienza alchemica e la religione cattolica, anche perché nel corso del tempo questi rapporti hanno subito grandi cambiamenti. Infatti in un primo momento l’alchimia era abbastanza tollerata anche perché era una scienza di cui si occupavano diverse persone considerate dotte e, tra queste, anche alcuni uomini di Chiesa. Come ci ricorda BENEDETTO VARCHI «non pure i filosofi, ma i teologi ancora e i Santi l’approvano per vera e l’insegnano per buona» (Questione sull’alchimia, 1544). Una leggenda di epoca medioevale narra addirittura che San Domenico, grazie all’ispirazione divina, riuscì a scoprire il segreto della pietra filosofale, segreto che sarebbe stato tramandato poi ad Alberto di Bollstadt, noto come Alberto Magno, che dimostra infatti di avere una conoscenza, almeno generale, in materia di Alchimia, soprattutto nel suo trattato Sui Minerali (De Mineralibus), dove al III libro, IX capitolo si chiede anche se sia possibile trasmutare i metalli nell’una o nell’altra specie, rispondendosi affermativamente. Altrove lascia invece intendere che secondo lui, tra gli alchimisti, esistono dei veri saggi - Alchimicorum Sapientes - (cf. A. MAGNO, De quindecim problematibus, XIII). Per quanto riguarda S. Tommaso la questione è un po’ più complessa, dal momento che egli è stato fatto passare alla storia come grande alchimista, basti leggere cosa scrive Padre GABRIEL DE CA-STAIGNI, abate di Sou, nelle sue Oeuvres tant medicinales que Chymiques: «Ma che diremo dunque di quel grande Dottore Angelico San Tommaso d’Aquino dell’ordine dei Venerabili Padri Predicatori, che egli stesso faceva questa santa opera dell’oro potabile». A San Tommaso sono stati attribuiti numerosi libri che trattano di alchimia, i più famosi dei quali sono l’Aurora consurgens, il Trattato della Pietra Filosofale, e il Trattato sull’Arte Alchemica dato a Frate Reginaldo. Alla luce di un’analisi filologica più attenta, però, queste opere sono risultate quasi tutte apocrife e scritte anche parecchi decenni dopo la morte del Doctor Angelicus. Tuttavia non mancano in assoluto dei riferimenti all’Alchimia nei testi (autentici) di San Tommaso. Nella Summa Theologiae egli infatti si pone la seguente questione: «è lecito vendere l’oro che è stato ricavato mediante un processo alchemico?”. L’Aquinate risponde di sì, ma alla sola condizione che l’oro così ricavato abbia esattamente le stesse caratteristiche qualitative dell’oro normale: «Se però con l’alchimia si ricavasse dell’oro vero non sarebbe illecito venderlo» (Summa theologiae, II-II, Quaestio 77, art. 2). Tuttavia nel 1317 l’Alchimia fu duramente condannata da papa Giovanni XXII, con la bolla Spondent pariter. Questa bolla prevedeva pene pecuniarie per i laici che praticavano l’Alchimia; i sacerdoti rei dello stesso crimine avrebbero inoltre perso «i privilegi dell’abito».
In un mondo che, come dimostrano gli ultimi tragici eventi legati al coronavirus, ha perso la “bussola”, si sente oggi più che mai il bisogno di riprendere il modo di pensare di Tommaso d’Aquino, che aveva fondato il pensiero religioso e laico sull’obbligo morale per l’uomo di dare a ogni soggetto (incluso lo stesso Dio) il suum, non solo quando lo giudica secondo verità, ma anche quando pone in essere atti che devono mettere l’uomo stesso in rapporto con tale soggetto secondo giustizia. Anche se non è più attribuibile a Tommaso d’Aquino, il trattato La pietra filosofale s’inserisce alla perfezione in quel complesso mondo basso medievale che, se da un lato approfondisce alcuni filoni della scienza naturale antica, dall’altro prelude alla scienza moderna. L’Introduzione di Carmela Bianco è un’ottima premessa al contesto socio-politico dello scritto, che sottolinea anche i rischi per la vita morale che potevano derivare dalla pratica dell’alchimia. Rispetto alle versioni precedenti, la nuova traduzione del prof. Giustiniani è molto letterale, così da non perdere la coordinazione e la subordinazione dei periodi, nell’intento di far parlare l’Autore che ci conduce quasi per mano nella “bottega dell’alchimista” [Aniello Clemente in Asprenas (Rivista di Teologia della PONTIFICIA FACOLTA TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE SEZIONE SAN TOMMASO D’AQUINO di Napoli), 4 (2020), 570-571].