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I più commentati

Tutti i commenti (da 1 a 15 di 32090)


maria rosa pace il 25 luglio 2024 alle 08:59 ha scritto:

Ottimo prodotto e canti coinvolgenti


maria rosa pace il 25 luglio 2024 alle 08:58 ha scritto:

Ottimo come sempre


maria rosa pace il 25 luglio 2024 alle 08:58 ha scritto:

Bellissimi ed adatti per il mio coro

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maria rosa pace il 25 luglio 2024 alle 08:57 ha scritto:

Bellissimi come sempre

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Adriano Pilia, adrianopilia3@gmail.com il 22 luglio 2024 alle 22:23 ha scritto:

I buoni conoscitori delle Sacre Scritture sanno quante volte il Libano è citato nella Bibbia, come il cedro, il simbolo del paese, appare, anche in Sant'Agostino, creatura alta, forte, bella, profumata: gli empî pensano di raggiungere la sua altezza, ma saranno stroncati nella loro presunzione, e gli umili, come cedri, saranno elevati e moltiplicati, ed il Libano, come regione, è il luogo da cui viene la “Sposa” del Cantico dei Cantici, simbolo, lei, della fede ... ma sono certamente pochi in Italia che ricordano che in Libano, che ora è un tormentato piccolo stato arabo che si affaccia sul Mediterraneo in un tratto di costa che nell'antichità era popolato dai Fenicî, esistono forti minoranze cristiane la cui somma sino a poco tempo fa costituiva in realtà una maggioranza, solo ora superata dall'insieme delle comunità musulmane. Tali minoranze cristiane andavano dai cattolici latini, ai siriaci cattolici e ortodossi, ai caldei, agli armeni apostolici e cattolici, ai protestanti, ai melchiti (i greco cattolici) agli assiri ed ai copti. Ma la più numerosa era ed è rimasta la comunità maronita, cattolica anch'essa, da cui a partire dal 1943 (anno di nascita del Libano indipendente) sino ad oggi proviene il presidente della repubblica.
Questo ramo dei cattolici prende il nome da San Marone, vissuto nel V secolo, ma anche dal suo primo vescovo, San Giuseppe Marone del VII secolo, primo maronita a reggere il Patriarcato di Antiochia. Vivente ancora San Giuseppe, dovette spostarsi da Antiochia, per sfuggire alle persecuzioni che si stavano profilando in Siria, a Kfarhy, in Libano. Sempre in Libano, attualmente a Bkerké si trova la sede patriarcale maronita.
Dopo alcuni secoli di autonomia, ma mai di vero distacco dalla Chiesa di Roma, i Maroniti confermarono l'unione e l'obbedienza al Papa, con la fondazione di un loro collegio a Roma nel 1584, sotto Gregorio XIII.
Nel XIX secolo, quando l'Impero Ottomano nella sua massima espansione comprendeva anche tutti i territorî che si affacciano sul Golfo di Siria, in un villaggio del Libano settentrionale, chiamato Bqaa Kafra, l'8 maggio 1828, nasceva da una modesta famiglia di pastori e contadini maroniti Youssef Antoun, che sin da una tenera età mostrò una forte tendenza alla spiritualità, accentuatasi dall'educazione del suo patrigno (Youssef era rimasto orfano a pochi anni d'età) divenuto diacono in età matura. Ciò comunque non impedì a Youssef di lavorare, come pastore per la famiglia sin dai suoi 14 anni, sino al 1850, quando, in piena autonomia, decise di entrare come novizio nel Convento di Nostra Signora di Mayfouq scegliendo il nome di Charbel in onore di un Santo martire del secondo secolo: e nel 1859, il giovane professo era ordinato sacerdote, e da allora si dedicava completamente alla vita monastica, al punto che respingeva fermamente l'invito dei suoi parenti e compaesani, che ne furono delusi, di celebrare una sola Messa, la sua prima Messa, nel villaggio di nascita. Ma neppure la vita monastica era sufficiente a dare a Padre Charbel quell'isolamento, quella “solitudine con Dio” che Egli vedeva necessarî per il perfezionamento della Sua spiritualità: trascorso il tempo minimo per poter fare la relativa richiesta (10 anni dopo l'ordinazione) ottenne di ritirarsi in un eremo, dove visse nella privazione più assoluta di ciò che ci può dare il mondo: i pasti erano appena sufficienti, le vesti diventavano logore: la ricchezza, la luce, se vogliamo il bene e l'allegria del mondo sono visti da un eremita come la povertà, le tenebre, il male e la tristezza, e viceversa questi “cattivi compagni di viaggio” del laico diventano abbondanza, luminosità, gioia, ottimi amici e guide verso Dio per l'eremita. Era il 1875 e Charbel sarebbe rimasto sino alla sua morte (la vigilia di Natale del 1898) nell'eremo dei Santi Pietro e Paolo ai piedi della collina della Trasfigurazione.
La voce che in questo luogo vi era un Santo si sparse assai presto nel Libano: Padre Charbel non aveva reciso i legami colla famiglia monastica di Annaya, di cui assisteva certo con la preghiera, ma anche materialmente gli infermi ed eseguiva ogni tipo di lavoro ordinatoGli dal superiore, compresa la panificazione, ed anche in questo caso, senza interrompere orazioni e meditazioni.
E, quand'era ancóra in vita, numerosi erano stati gli atti dell'eremita Charbel assimilabili a miracoli: un'invasione di locuste scongiurata coll'aspersione dei campi con acqua da Lui benedetta, acqua che, versata in una lanterna dava luce come se fosse olio… A maggior ragione, altri miracoli si manifestarono dopo che Egli era tornato al Padre: già il giorno dopo la morte, alla celebrazione della Messa natalizia, presente il corpo di Charbel, un Libanese che poteva spostarsi solo se trasportato da altri e soffriva di atroci dolori a causa da un fulmine che l'aveva colpito, baciò una mano della salma e all'istante si sentì liberato dalle sue sofferenze; un mese dopo il seppellimento, si poté constatare che un forte chiarore sovrastava la zona della Sua tomba (in verità, nient'altro che una fossa scavata nel cimitero comune de monaci) sulla cui superficie affiorava un liquido acquoso con tracce rosse: il corpo fu riesumato ed i tessuti non erano né irrigiditi né decomposti: esposta all'aria per ben 5 mesi, la salma non si alterò ed emanava sempre un delicato profumo: e si vide che il liquido, come il sangue e l'acqua dell'ultima piaga del Crocifisso, proveniva dal costato dell'eremita. E, come l'acqua di Lourdes, utilizzato da devoti che ormai cominciavano a recarsi in gran numero a visitare i resti dell'uomo che già avevano venerato in vita, otteneva guarigioni da molti mali.
Questo gran numero di fatti che sfuggivano ad ogni interpretazione razionale (numerosissime furono le analisi del “liquido charbeliano”, ma nessuna giunse ad una conclusione) portarono nel 1923 l’abate generale dell’Ordine, Padre Ignatios Tannouri, a raccogliere prove delle virtù di Padre Charbel, per poi presentare a Roma, nel 1925, la sua causa di beatificazione, assieme a quella di Suor Rafqa (Rebecca) dello stesso Ordine, e di Padre Hardini, maestro di Charbel. Dei tre, l’umile taumaturgo fu il primo ad esser beatificato, nel 1965, regnante Paolo VI, che nel 1977 lo proclamò Santo, inserito definitivamente nel calendario cattolico alla data del 24 luglio.
adrianopilia3@gmail.com

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Tommaso il 20 luglio 2024 alle 03:31 ha scritto:

Libro intenso, misterioso, luminoso. Da leggere più di una volta. Lettura vivamente consigliata!

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Prof. MARIA CONSUELO CRISTOFORI il 19 luglio 2024 alle 19:19 ha scritto:

Ho letto questo libro ormai molti anni fa, quando ero ancora una giovane studentessa universitaria, e l'ho trovato a dir poco terrorizzante. Ho cercato di dimenticarlo e ho sperato di poter morire senza mai vedere la realizzazione di questa "profezia", di un mondo disumano, come quello che anche Winston Churchill, pur miscredente, apertis verbis deprecava e sperava di non vedere mai. Ora il mondo descritto da Robert Benson si sta realizzando ogni giorno di più: basti pensare a come muore la dolce Mabel nel racconto. Eppure molti, anche cristiani, non si accorgono di nulla, anzi, magari approvano il "progresso che avanza". Perciò consiglio a tutti di leggere, o anche rileggere, questo romanzo, anzi, di studiarlo, per capire come siamo giunti a questo punto, e come possiamo vivere la nostra vita senza paura e diffondendo almeno un po' di speranza nei disperati uomini e donne che ci vivono accanto. Molto bene ha fatto Jaca Book a ristamparlo, grazie.


Helen il 19 luglio 2024 alle 07:45 ha scritto:

Mi dispiace per l'autore ma consiglio di lasciar perdere i libri e dedicarsi al giornalismo.
Io, ora, leggo pochissimo ma avendo da poco un familiare in stato vegetativo cercavo "qualcosa".
Il libro si perde su tanti aspetti dell'autore che ai lettori non interessa nulla. È un "fritto misto" tra una narrazione superficiale e scontata ed un tema molto serio.
Ringrazio per il tentativo ma se fosse dipeso da me, tagliando qua e là, le pagine sarebbero state la metà!


Umberto Masperi il 18 luglio 2024 alle 17:33 ha scritto:

Libro voluminoso (729 pagine), più ‘Indici’ molto utili (nomi,passi biblici,presentati ex novo dai curatori di questa edizione italiana);il contenuto è suddiviso in sette PARTI,ognuna ,nel Sommario, con indicazione dei rispettivi capitoli che permettono una scelta tematica secondo l’interesse del lettore :PARTE prima,Le origini;II:Messaggio e promessa;III:La decisione;IV:Sulla via verso Gerusalemme;V:Gli ultimi giorni;VI:Risurrezione e glorificazione;VII:Tempo ed eternità. *Giorno dopo giorno la lettura di qualche capitolo,senza fretta, diventa un arricchimento nella riflessione sul messaggio del Nuovo Testamento, un avvicinamento a ‘QUELLA’ PERSONA che è il nostro Maestro che da duemila anni sa parlare sempre,ed in modo rinnovato, a chi desidera,sceglie,di ascoltare, per sentirlo sempre vicino.
*Guardini nella POSTFAZIONE,p.723, ci indica con quale spirito seguire la sua riflessione: ‘ Questo libro non è a servizio della teologia scientifica,ma dell’approfondimento religioso. Vuole aiutare il lettore ad avvicinarsi maggiormente alla persona del Signore e alla potenza redentrice dei suoi sentimenti col pensiero intellettuale ma anche col movimento del cuore che crede.’
La nostra civiltà a vari livelli,da quello dei saperi scientifici a quelli filosofici,storici,artistici,ecc.ecc. ci richiama ed ‘impone’ quasi sempre quel livello ‘ pensiero intellettuale’, dimenticando l’altro (cuore,sentimento) su cui tanto hanno insegnato i due grandi del passato (Pascal,Rousseau) che abbiamo ridotto a qualche noticina,ormai sbiadita,su testi scolastici che ci sono stati amici nei,forse lontani,anni della adolescenza.

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Sono rinata - Mariangela Calcagno
Libro
Mariangela Calcagno Shalom (gennaio 2019, 224 p.)

Carla Pintus il 18 luglio 2024 alle 08:29 ha scritto:

Bellissima testimonianza, letto tutto d un fiato , in due giorni. La storia travagliata di una ragazza persa, attirata da una pseudo amica approfittando della sua fragilità, inserita in un contesto malefico e salvata dalla persona che doveva uccidere.

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Dott. DONATELLA PEZZINO il 17 luglio 2024 alle 15:43 ha scritto:

Prendendo spunto da un fatto di cronaca, Voltaire amplia la trattazione all'intero problema dell'intolleranza, soprattutto religiosa, mettendone in luce l'intrinseca assurdità con argomentazioni di grande solidità e chiarezza. Da leggere assolutamente, anche per la sua strettissima attinenza con il momento che stiamo vivendo.


Dott. DONATELLA PEZZINO il 17 luglio 2024 alle 15:29 ha scritto:

Da regalare e da regalarsi, perfetto soprattutto nella stagione estiva perché si può portare ovunque, anche al mare. Il tessuto infatti è robusto e resiste a sporco, sabbia e umidità. In apparenza piccolo, in realtà è molto capiente; quando non è in uso ha anche il vantaggio di poter essere piegato e riposto in uno spazio ridotto (anche in valigia). E cosa ancora più bella e importante, è personalizzato con un'immagine stupenda e una delle frasi più profonde del Vangelo.


Dott. DONATELLA PEZZINO il 17 luglio 2024 alle 15:20 ha scritto:

Rosario leggerissimo e molto pratico, oltre che bello da vedere. I grani in legno grezzo sono ideali in estate perché non fanno sudare le mani;inoltre sono molto maneggevoli grazie alle grandi dimensioni e al fatto che non sono fissi ma scorrono bene. Molto graziosa la confezione col sacchetto e il segnalibro. Consiglio anche come regalino.


Dott. DONATELLA PEZZINO il 17 luglio 2024 alle 14:57 ha scritto:

Queste due lettere - parte dell'epistolario ad Eloisa - sono due veri e propri trattatelli in cui Abelardo, con frequente ricorso alle citazioni scritturistiche, mostra tutte le sue doti di equilibrio e profondità spirituale. La Regola per le monache è fortemente ispirata a quella benedettina.


Dott. DONATELLA PEZZINO il 17 luglio 2024 alle 14:52 ha scritto:

Un documento di eccezionale valore storico. Fino a poco tempo fa attribuito a Von Koerber, oggi si è scoperto essere stato scritto da Hitler in persona e quindi a tutti gli effetti un'autobiografia, addirittura precedente al Mein Kampf.