Di armonia risuona e di follia

Come si può definire la follia? Eugenio Borgna la delimita e la descrive nelle sue più svariate sfumature in Di armonia risuona e di follia. In un excursus letterario, storico e dell’anima l’autore si sofferma ad analizzare questo strano fenomeno individuale e sociale sempre più dilagante, ma che ha attraversato i secoli. Borgna non utilizza un punto di vista clinico o scientifico per affrontare l’argomento, ma lo scandaglia come sentimento che fa parte della vita quotidiana di ognuno di noi, per poi essere portato all’estremo nei casi più assoluti. La follia è fondamentalmente, oltre ad un’esperienza di dolore, un arricchimento, un sentire assoluto delle passioni, un esprimersi delle anime più sensibili, più poetiche e per questo più esposte alla fragilità propria e degli altri. La letteratura si nutre di pazzia perché senza di essa le menti più eccelse del panorama culturale mondiale forse non sarebbero riuscite ad esprimersi e a colpire il mondo con parole bellissime e diverse. Sì, perché la follia differenzia gli uni dagli altri e spesso senza di essa non sarebbe possibile il genio. Di armonia risuona e di follia ci fornisce così un ritratto originale dell’umanità, dell’evolversi degli eventi e della storia, spesso illuminati, seppure da un fondo di oscurità, da quel guizzare delle menti che è clinicamente definito pazzia. Tanti filosofi, poeti, storici e persino economisti hanno tentato di aggrapparsi a definizioni precostituite del fenomeno per circuirlo e per utilizzarlo a scopi più o meno nobili. Eugenio Borgna rivoluziona tutto ciò con un libro che sorprende per l’unicità del punto di vista e per la bellezza dell’umanità, assolutamente fondata sulla follia.