Citazione spirituale

Gender. Genere

di

Galeotti Giulia


Copertina di 'Gender. Genere'
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EAN 9788872633472

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Descrizione
Tipo Libro Titolo Gender. Genere Autore Editore VivereIn EAN 9788872633472 Data febbraio 2010 Peso 110 grammi Altezza 18 cm Larghezza 11 cm Collana Le Chiavi

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il 20 settembre 2010 alle 15:22 ha scritto:

È difficile per noi oggi, ad oltre 40 anni dalla rivoluzione sovversiva del 1968, non constatare amaramente tutti i frutti avvelenati lasciatici in eredità dal femminismo.
Dalle suffragette di inizio ’900 sino alla più recente teoria del gender, la storia del femminismo dietro alibi efficacissimi, quali anzitutto la “liberazione dal dominio del maschio”, è riuscito pienamente nella sua opera di demolizione morale, sociale e culturale.
Questa ideologia è certamente una delle più forti componenti di quella cristianizzazione tipicamente occidentale che oggi, avendo ribaltato il costume e la tradizione patriarcale di netta marca cristiana, tenta di schiacciare i suoi avversari attraverso l’uso di nuovi paradigmi e di leggi promulgate per perseguitare chi si ostina a sostenere la necessità della famiglia monogamica eterosessuale e indissolubile (con un uomo per capofamiglia), la illegittimità dell’aborto e del divorzio, e la naturale (e non culturale) differenza biologica tra uomo e donna.
Quest’ultimo punto è trattato con dovizia di particolari nell’ultimo libretto, sintetico e di facile lettura, della storica Giulia Galeotti (Gender. Genere. Chi vuole negare la differenza maschio-femmina?, ed. VivereIn, Roma 2009, € 5,00). Secondo l’Autrice, «la teoria del gender sostiene che non esistano differenze biologiche tra femmine e maschi, essendo la femminilità e la mascolinità costruzioni culturali indotte, dalle quali bisogna liberarsi per stabilire un’autentica uguaglianza fra gli esseri umani» (p. 9). La teoria del gender rispecchia “orwellianamente” (vedi il celebre romanzo 1984) una vera e propria «rivoluzione del linguaggio» (p. 10), attuata strumentalmente per destabilizzare gli assunti della tradizione cristiana e della stessa auto-comprensione naturale (e sessuata) dell’umanità, con l’obiettivo, a volte celato, di mostrare la naturalità dell’omosessualità, della perversione, e di ogni istanza liberale e libertaria.
L’analisi della dott.ssa Galeotti dimostra che, oltre all’ONU e all’Organizzazione Mondiale della Sanità, uno «sponsor molto attivo dell’ideologia del gender è quindi l’Unione Europea. Basti pensare che tra il 2000 e il 2006 il Fondo Sociale Europeo [sic] ha destinato la non trascurabile somma di oltre 3 miliardi e 500 milioni di euro per sostenere ogni tipo di azione atta a promuovere l’ideologia del gender. A questo scopo, il nostro paese ha ricevuto ben 837 milioni di euro. Ciò dimostra la rapidità e il successo con cui anche nella nostra cultura nazionale si è diffusa (in modo spesso inconsapevole) questa ideologia» (p. 67).
Ma chi sono i fautori di questa ideologia malata e pericolosa? L’Autrice, citando Dale O’Leary, individua sette correnti principali: «1. il gruppo che si occupa del controllo della popolazione; 2. quello dei libertari della sessualità; 3. gli attivisti dei diritti dei gay; 4. i promotori multiculturali del politically correct; 5. la componente estremista degli ambientalisti; 6. i neo-marxisti; 7. i decostruzionisti/postmodernisti. L’Agenda è sostenuta anche dai grandi liberal governativi e da alcune corporazioni multinazionali» (p. 67).
Insomma il femminismo laico e anticristiano, oltre ad opporsi alla Chiesa e alla fede cattolica (anche per essere Dio Padre e non Madre, e Cristo un uomo che ha scelto 12 uomini come fondamenta della sua religione), è una minaccia che pesa sulla società e sulla cultura, sulla scienza e sull’educazione, sul bene comune e la stessa moralità umana.

il 20 settembre 2010 alle 15:51 ha scritto:

In modo chiaro e sintetico, il libro della storica Galeotti, che ha per sottotitolo “Chi vuole negare la differenza maschio-femmina? L’alleanza tra femminismo e Chiesa cattolica”, introduce il lettore alla teoria del gender. Tale teoria sostiene che mascolinità e femminilità siano costruzioni sociali dalle quali bisogna liberarsi per stabilire una nuova eguaglianza tra gli esseri umani. Nel significato originario inglese, infatti, sex indica la differenza fisica uomo/donna, mentre gender fa riferimento all’identità sessuale quale prodotto di una costruzione sociale e autodeterminazione individuale.
La Galeotti descrive la nascita di queste teorie del gender sul piano scientifico e filosofico, denunciandone l’aspetto ideologico, e il modo spericolato e manipolatorio che ha caratterizzato studi e sperimentazioni. Come nel caso tragico di David/Brenda, storia dolorosa di un bambino modificato in bambina nella certezza che un’educazione al femminile avrebbe nel tempo cancellato in lui ogni traccia di mascolinità.
Sul fronte opposto, si stagliano alcune teorizzazioni sviluppate nell’ambito dello stesso femminismo e la posizione della Chiesa cattolica, impegnate a riaffermare il valore della differenza tra i generi, entro una prospettiva di eguaglianza e parità. Il procedere della Galeotti è guidato da una tesi ben argomentata. Questa linearità sembra però talvolta oscurare alcuni aspetti controversi (l’unidualità del maschile e femminile) che il tema porta con sé. Le istanze positive del pensiero della differenza, infatti, non richiedono necessariamente di sottacere il valore di chi ha denunciato forzature, stereotipi e costruzioni sociali correlate ad un approccio conservativo e tradizionale ai generi.

il 20 settembre 2010 alle 16:03 ha scritto:

Fabrizio Casazza su "La Voce Alessandrina" n. 29 pag. 17 - luglio 2010

“La teoria del gender sostiene che non esistono differenze biologiche tra femmine e maschi, essendo la femminilità e la mascolinità costruzioni culturali” (p. 9). Questa frase è un’ottima sintesi del libretto Gender. Genere. Chi vuole negare la differenza maschio-femmina? L’alleanza tra femminismo e Chiesa cattolica, (ed. VivereIn, Roma 2009, pp. 101, € 5,00).
La storica Giulia Galeotti in maniera chiara e stringente ricostruisce la storia di un termine recente (genere), che nei documenti ufficiali tende a sostituire la parola “sesso”, in questo modo, conclude il testo, si cerca surrettiziamente di far passare l’idea che per liberare la donna dalle ingiustizie sia necessario eliminare ogni forma di diversità dal maschio. Eppure la differenza “non è il contrario dell’uguaglianza ma è invece l’opposto di identità” (p. 899; del resto il discorso delle “quote rosa” per il parlamento o dell’esclusività del giudizio della donna per l’aborto sono la paradossale prova che, pur essendo anche il frutto dell’interazione con l’ambiente e la cultura, la mascolinità e la femminilità hanno un ineludibile portato naturale.
La tragica storia di David Reimer, nato nel 1965 e suicidatosi nel 2004, trasformato surrettiziamente in bambina all’età di due anni con l’asportazione prima casuale poi voluta dei genitali, in seguito operato per ritornare maschio, ha drammaticamente mostrato che l’identità sessuale non è semplicemente costruita dalle convenzioni sociali e dall’educazione ricevuta.
Un libretto avvincente e documentato quello di Giulia Galeotti, che smaschera certe ideologie, nascoste nelle pieghe di parole che sembrano innocue, ma veicolano, in realtà, concetti ben precisi, sostenuti da potenti lobbies internazionali, contrastati da un’inedita alleanza tra il femminismo e il Magistero pontificio.

il 20 settembre 2010 alle 16:11 ha scritto:

La teoria del gender non aiuta le donne
di Daniela Delle Foglie

Da “Il Consulente RE on-line” 26 maggio 2010


Siamo nel 2010 e la parità tra i sessi è ancora una meta lontana per l’umanità intera. Per questo motivo concetti come quello di gender sono di fondamentale importanza nel dibattito contemporaneo. La teoria del gender, come è ben illustrato nel libro della storica Giulia Galeotti (Gender-Genere. Chi vuole negare la differenza tra maschio e femmina? L’alleanza tra femminismo e Chiesa cattolica Edizioni VivereIn), sostiene che femminilità e mascolinità siano costruzioni culturali indotte e che quindi non esistano differenze biologiche tra uomini e donne.
“Donna si nasce non si diventa”: la frase della scrittrice francese Simone de Beauvoir, diventata poi uno degli slogan più diffusi delle femministe degli Anni Settanta, esemplifica bene il concetto condiviso dai sostenitori della teoria del genere ovvero che il “sentirsi” uomini o donne è più importante delle caratteristiche fisiche/genitali degli individui.
Giulia Galeotti costruisce un interessante excursus che copre le prime ricerche scientifiche fino ai risvolti che la teoria ha oggi nella nostra società. Si parte quindi dalla triste vicenda che ha come protagonista lo spietato dottor Money che nel 1965, in Canada, trasformò un bambino, David nato con un problema all’organo genitale, in una bambina, Brenda. La vicenda clinica presentata dal dottore per anni come un incredibile successo scientifico si concluse tragicamente, dopo anni di sofferenze, con il suicidio di David.
Il dottor John Money rappresenta la deriva a cui spesso le convinzioni scientifiche rischiano di portare: usare un bambino e la sua famiglia come vere e propria cavie.

Altri esperimenti famosi sono quelli degli asili “alternativi” nati dopo il 1968 in Germania, che avevano l’ambizione di infrangere gli stereotipati ruoli sessuali storici, o i noti sforzi della Svezia di introdurre un modello di cura dei figli più androgino.

Oggi la teoria del gender è penetrata in importanti ambiti giuridici e legislativi, come le organizzazioni internazionali, Onu in primis.

E’ innegabile quanto in questi anni la tematica del gender sia diventata una questione di vitale importanza. Se l’identità sessuale è quindi frutto di una scelta individuale ecco che nuovi scenari, giuridici e sociali si aprono davanti ai nostri occhi. Se le differenze tra uomini e donne sono dovute a fattori culturali e non biologici allora la parità dei sessi sembra più facile da raggiungere.

Ma se le donne diventassero una categoria astratta? Se le donne attraverso la teoria del gender, che sostiene l’ipotesi della femminilità come mera costruzione (imposizione) sociale, riuscissero a liberarsi della loro peculiarità, che tipo di uguaglianza si otterrebbe? Come sottolinea Giulia Galeotti, buona parte del femminismo oggi lotta contro l’idea che la specificità femminile sia un handicap da cancellare e l’anatomia muliebre un fardello doloroso, trovando nella Chiesa cattolica una fedele alleata.

La teoria del gender, in conclusione, sembra una scorciatoia pericolosa pur di evitare quella che sarebbe la giusta strada da percorrere in vista di una vera uguaglianza. La strada giusta è quella di una società capace di educare, innanzitutto gli uomini e sin dall’infanzia, a ritenere inaccettabili atti di violenza e di mancanza di rispetto nei confronti delle donne. Siamo nel 2010 e tutto questo sembra ancora un’utopia. La teoria del gender sembra quasi sostenere, paradossalmente, che sia più semplice cancellare le donne piuttosto che imparare a rispettarle.