Scrivere la follia. Matti, depressi e manicomi nella letteratura del Novecento

Queste pagine indagano l'affascinante rapporto tra follia e letteratura.
Non si tratta evidentemente di esaurire l'argomento, quanto di offrire al lettore delle suggestioni su come la letteratura italiana - ma anche quella europea contemporanea - abbia rappresentato la malattia mentale.

E' sempre esistita una strana circolarità tra scienza medica, opinione popolare e immaginario letterario che ha avuto come risultato il consolidamento di un'idea della follia decisamente negativa, con i suoi correlati di pericolosità, inguaribilità, ereditarietà.
Questa cattiva alleanza tra scienza psichiatrica e senso comune ha contribuito a produrre quell'ideologia dell'emarginazione sociale e dell'internamento manicomiale che ha dominato per almeno due secoli la gestione della malattia mentale.

In una prospettiva di storia delle idee, diventa allora quanto mai interessante studiare da vicino quelle rappresentazioni letterarie che più di altre hanno rispecchiato il pensiero collettivo sulla malattia mentale, confrontandole con quanto la scienza medica ha via via elaborato.

Giacomo Vaccarino attualmente presidente del CISO - Sezione piemontese, ha svolto e pubblicato ricerche nell'ambito della storia sociale dell'Ottocento e del Novecento, occupandosi in particolare dei temi della beneficenza e dell'assistenza pubblica, della malattia mentale e della sua rappresentazione nella letteratura e nell'arte.
CISO Piemonte: il Centro Italiano di Storia Sanitaria e Ospedaliera è stato fondato da Corrado Corghi negli anni Cinquanta per incrementare e diffondere le ricerche storiche e gli studi relativi a problemi sanitari, ospedalieri e assistenziali.
Compito del Centro è anche quello di procedere alla ricognizione, alla conservazione e allo studio di fondi archivistici e librari inerenti la storia sanitaria e ospedaliera.
La Sezione piemontese del CISO è stata costituita nel 1981 e negli anni ha promosso diverse ricerche, dibattiti e pubblicazioni.