Citazione spirituale

Beata mamma Rosa

-

L'amore umile fa grandi i piccoli

 
di

Bernardino Angelo Barban


Copertina di 'Beata mamma Rosa'
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EAN 9788889386750

Esaurito
Descrizione
Tipo Libro Titolo Beata mamma Rosa - L'amore umile fa grandi i piccoli Autore A cura di Gianluigi Pasquale Editore Dehoniana Libri EAN 9788889386750 Pagine 356 Data marzo 2014
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il 23 novembre 2015 alle 05:28 ha scritto:

Tra le preoccupazioni e le ansie pastorali, che si evidenziano come prioritarie nel ministero di papa Francesco, certamente si colloca la famiglia, come cellula fondamentale della società e della Chiesa. Ecco perché il Santo Padre ha indetto la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, da tenersi in Vaticano dal 5 al 19 ottobre 2014, con un tema assai eloquente: Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione.
A margine della convocazione di questo Sinodo esce la nona edizione della biografia della «prima Beata» del Papa teologo Benedetto XVI, Eurosia Fabris Barban (1866-1932), che ha inaugurato nella Chiesa italiana, la prassi canonica della beatificazione "extra Urbem" con il rito celebrato nella cattedrale di Vicenza il 6 novembre 2005.
Curatore della biografia, splendida nella sua veste editoriale, è il pronipote in linea diretta materna della novella Beata “Mamma Rosa”, il cappuccino prof. padre Gianluigi Pasquale, ormai conosciuto anche nel campo agiografico per essersi occupato, tra gli altri, di santa Chiara e di padre Pio da Pietrelcina di cui cura, per le Edizione Paoline, una sapiente selezione dall’Epistolario del santo con le stimmate.
Autore della biografia rimane uno dei tre figli sacerdoti della Beata, il frate minore padre Bernardino Barban (1897-1980). Esaurite tutte le precedenti sette edizioni, l’VIII tradotta in inglese nel 2013 e pubblicata in Germania ha veicolato la figura di questa autentica mamma di famiglia e «mamma sacerdotale», nonché «Terziaria Francescana», fino oltreoceano negli Stati Uniti, Australia, Canada e Filippine, ampliando la cerchia dei devoti della Beata di Marola (VI).
Con uno stile avvincente e una narrazione fluida, propria della favola, che ne rende agevole la lettura, il padre Bernardino ripercorre, nei minimi particolari, la vicenda umana e spirituale della propria mamma, Eurosia Fabris Barban, collocandola nel contesto storico e sociale della campagna veneta tra Ottocento e Novecento.
Nella Introduzione a questa IX edizione, completamente riscritta da Gianluigi Pasquale, ci viene offerta la chiave di lettura della vicenda umana e spirituale dell’umile Mamma Rosa, la beata del Papa teologo, ripercorrendone la parabola storiografica biografica e processuale (pp. 9-19).
I primi due capitoli descrivono le origini di Eurosia, nata in una famiglia cristiana a Quinto Vicentino il 27 settembre 1866, spuntata si direbbe come una “bella rosa” nel giardino domestico e cogliendone già le primizie di pietà e di apostolato quando la sua famiglia nel 1870 si trasferisce a Marola, paesello limitrofo (pp. 21-33).
Ma la vera svolta nella vita della giovane Eurosia, quella che le darà la sua peculiare configurazione spirituale, avverrà il 5 maggio 1886 quando, con una decisione eroica preparata a lungo nella preghiera e nel discernimento, contrarrà matrimonio con il vedovo Carlo Barban, più anziano di lei di otto anni che aveva con sé due bambine oltre che l’anziano padre e un fratello celibe (p. 40).
Da allora Eurosia, chiamata ormai da tutti “Mamma Rosa”, inizia quella che potremmo chiamare la carriera della maternità, sia accudendo alle orfanelle Italia e Chiara come pure accogliendo i nove figli che, a intervalli regolari, arriveranno in casa Barban, convinta che i bambini “sono gli angeli della terra, che rassomigliano un po’ a quelli del cielo” (p. 49).
Divenuta l’angelo del santuario domestico (cap. IV), Mamma Rosa si rivela una mirabile educatrice di figli (cap. V), premiata dal Signore con una straordinaria fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose (cap. VI).
Tre figli della famiglia Barban divennero infatti sacerdoti, a conferma della rassicurazione che Mamma Rosa aveva avuto pregando la Madonna al santuario del Monte Berico (p. 51): Peppino e Secondo nel clero diocesano, Angelo tra i frati minori con il nome di fra Bernardino, che sarà poi il futuro biografo della santa Mamma.
Anche Mansueto, ultimogenito di casa Barban, era entrato nel seminario vescovile di Vicenza ma, quasi a metà della terza ginnasiale, morì lasciando Mamma Rosa in un dolore indicibile che si aggiunse a quello provato per la perdita dei primi due suoi bambini, “angeli custodi della nostra famiglia”, come ebbe a dire (pp. 49, 84).
Furono religiosi sia la figlia Chiara, che prese il nome di suor Teofania tra le Suore della Misericordia (p. 79) che il nipote Mansueto Mazzucco, adottato come figlio, che diventò fra Giorgio tra i frati minori (p. 85). Altre belle vocazioni scaturirono nella famiglia Barban, sostenute sempre dall’esempio e dalla preghiera di Mamma Rosa divenuta davvero, in un disegno provvidenziale, “una grande collaboratrice del Signore” (p. 89) facendo della sua casa una “palestra di lavoro e di apostolato” (p. 91).
A Mamma Rosa non furono risparmiati dolori, lutti e angosce, come leggiamo nel capitolo VIII, ma in ogni occasione emergeva la sua vita di fede e di pietà che facevano di lei un’anima eucaristica, ardente di zelo e intimamente unita a Dio, attraverso una fiducia sconfinata in Lui e nei suoi ministri (capp. IX e X).
Ricca di ogni virtù Eurosia irradiava attorno a sé, come sarta e come catechista nella sua parrocchia di Marola, profumi di carità evangelica (cap. XI) che ne facevano una mediatrice di concordia e di pace da tutti riconosciuta (cap.XII), forte del suo spirito di povertà francescana (cap. XIII) che la abilitava a spandere attorno a sé, da vera discepola del Poverello d’Assisi, armonie d’umiltà e di semplicità (cap. XIV).
L’ultima parte della vita di Mamma Rosa trascorse tra sofferenze, la morte del marito Carlo tra queste, e mortificazioni di ogni genere, sempre alla scuola del Crocifisso (cap. XV), fino a quello che il figlio-biografo padre Bernardino definisce “l’ultimo olocausto d’amore” con il quale, nella tarda sera del venerdì 8 gennaio 1932, “quel cuore puro e generoso, che in tutta la vita aveva battuto solo per Iddio, per i figli e per il prossimo, si fermò per sempre. Aveva 65 anni, tre mesi e mezzo” (p. 227).
Già alle esequie di Mamma Rosa, celebrate domenica 10 gennaio 1932 nella parrocchiale di Marola, la "vox populi", che come sappiamo diventa eco della "vox De"i, dichiarò all’unanimità: “E’ morta una santa” (p. 228) e questa voce diventò certezza quando dal sepolcro dell’umile mamma di famiglia cominciarono a diffondersi grazie e miracoli (cap. XVII) che portarono a introdurne la causa di beatificazione (cap. XVIII).
Assertori autorevoli della santità di Mamma Rosa furono altri due santi: don Giovanni Calabria, fondatore dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza e il cardinale Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze che, in più occasioni, hanno espresso la loro convinzione (cap. XIX).
San Giovanni Calabria infatti ha scritto tra l’altro: “Ho avuto la grazia di conoscere questa madre di famiglia, mentre era ancora in vita. Assicuro che, fin dal primo incontro, ne ebbi l’impressione come d’una santa, nello stretto senso della parola” (p. 268) e il servo di Dio Elia Dalla Costa diceva sempre ai figli sacerdoti: “Tenetene di conto, perché v’assicuro che vostra Mamma è un’anima mistica, è davvero una santa!” (p. 266).
Il capitolo XX racconta, con dovizia di particolari, “La prima beatificazione in Diocesi "extra Urbem”, riportando l’omelia pronunciata nella cattedrale di Vicenza il 6 novembre 2005 dall’allora vescovo Cesare Nosiglia in cui, a partire dalla centralità educativa e cristiana della famiglia, oggetto di riflessione e attenzione della Diocesi vicentina a partire dal tema “Cristiani si diventa in famiglia”, ha affermato: “Oggi possiamo annunciare con gioia che non solo cristiani, ma anche santi si diventa in famiglia” (p. 276).
Gli ultimi due capitoli, il XXI e il XXII (pp. 287-318), scritti dal diretto pronipote della Beata il frate cappuccino Gianluigi Pasquale, potrebbero costituire un volumetto a parte, trattandosi di una dettagliata rilettura sapienziale dell’esperienza spirituale di Mamma Rosa con gli strumenti della teologia che l’Autore usa agevolmente essendone specialista e abituale frequentatore.
In questi due capitoli, opportunamente intitolati “La donna non può ritrovare se stessa se non donando amore agli altri” e “Tre volti attuali della Beata Mamma Rosa”,
padre Gianluigi ripercorre finemente, come egli stesso scrive: “la silenziosa evoluzione con cui dal giorno della Beatificazione (6 Novembre 2005) ad oggi «Mamma Rosa» ha compiuto i suoi miracoli e ha convinto le persone più disparate alla «dolcezza della misericordia» di Dio, che ha preso per noi forma nel Sacro Cuore del Suo Figlio Gesù Cristo”.
Prima dell’indice dei nomi vengono riportate ben sette “appendici” (pp. 321-347) che arricchiscono il volume di documenti della Congregazione delle Cause dei Santi e della Postulazione, testimonianze e altre utili indicazioni sul culto della Beata Eurosia Fabris vedova Barban.
In conclusione riportiamo, e sottoscriviamo, quanto affermato dall’attuale vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol: “La Beata è un richiamo ad una esistenza vissuta nella semplicità del Vangelo, fatta di fede, speranza, carità, ma anche di giustizia, prudenza, fortezza e temperanza, virtù spesso dimenticate, eppure necessarie per percorrere il cammino della vita, evitando di sprecare o di usare male questo bene inestimabile. Eurosia ci testimonia che vivere così è possibile, è motivo di felicità vera, se al centro dell’essere, del pensare, dell’agire umano c’è Gesù Cristo, Via, Verità e Vita” (p. 6).
Una testimonianza straordinaria, quella di Mamma Rosa, che certamente non mancherà di proiettare la sua luce sulla prossima III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicato alla famiglia, humus e habitat del cammino di santificazione della Beata di Marola, patrona dei catechisti della Diocesi di Vicenza.


Giovanni Spagnolo