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La voce dei clienti - Libri

Tutti i commenti per «Libri» (da 19126 a 19140 di 27193)


Don Giovanni Battista ARESI il 25 giugno 2015 alle 10:25 ha scritto:

Quella di Grondin è una "prima" ma efficace introduzione al Ricoeur-filosofo dell'ermeneutica, non a quello più maturo che si è occupato di ontologia (Tempo e racconto), di teoria della persona e di etica (Sé come altro, Il giusto), di filosofia della storia, ecc. A queste componenti della maturità l'Autore dedica solo l'ultimo capitolo del suo volumetto. Non a caso: infatti, sono proprio questi i temi che fuoriescono dal paradigma di un Ricoeur-filosofo dell'ermeneutica, in cui Grondin, sulla base della sua predilezione per Gadamer, ha cercato di racchiudere la multiforme e vastissima riflessione ricoeuriana.

Raccontare l'amore - Enzo Bianchi
Libro
Enzo Bianchi Rizzoli (maggio 2015, 177 p.)

Prof. Marco Vismara il 24 giugno 2015 alle 16:13 ha scritto:

Quattro icone evangeliche del racconto lucano conducono il lettore alla riflessione sull'amore misericordioso del Padre annunciato da Gesù nel Vangelo della misericordia. Quattro "parabole" vere ancora oggi per la vita dei cristiani.


Prof. Marco Vismara il 24 giugno 2015 alle 16:10 ha scritto:

Un'analisi attenta della questione che è oggi sempre più urgente conoscere ed approfondire. Il testo partendo dal lessico della teoria Gender, ne sviluppa gli avvenimenti che l'hanno portata alla diffusione, ne evidenzia difetti e pericoli, senza tralasciare la portata che le coordinate bibliche possono suggerire all'approfondimento.


Prof. Marco Vismara il 24 giugno 2015 alle 16:08 ha scritto:

Un testo che porta il lettore a riflettere sulla propria realizzazione di vita nell'ambito della vita consacrata. Parla di felicità, sogno, progetto, comunione: tutti temi che possono essere riletti alla luce dell'esperienza di ciascuno.

Bellezza - Anselm Grün
Libro
Anselm Grün Queriniana Edizioni (maggio 2015, 176 p.)

Prof. Marco Vismara il 24 giugno 2015 alle 16:06 ha scritto:

Un itinerario alla ricerca della bellezza che si snoda attraverso svariati e diversi spazi dell'oggi dell'umano. Platone, Kant, Weil ma anche i grandi maestri della spiritualità: tutti convergono per trovare la bellezza dell'unicità della vita.


Prof. Marco Vismara il 24 giugno 2015 alle 16:00 ha scritto:

Il linguaggio, l'agire, l'intelligenza, il cosmo e la storia e altre malattie che insidiano l'oggi dell'esistenza umana. Quella del card. Ravasi è una riflessione per tentare di gettare lo sguardo verso l'intero orizzonte in cui la nostra esistenza è immersa. E lì, trova Dio.


Paolo il 24 giugno 2015 alle 11:24 ha scritto:

Amo moltissimo il mondo in cui vivo: la bellezza non è stata ancora soffocata dalla mediocrità: dalla dimensione economica che riduce tutto - bambini, donne, uomini - a merce; dal tentativo di monetizzare tutto, dalle relazioni interpersonali, ai sentimenti, alla spiritualità; dall'uso indiscriminato, suicida delle risorse ambientali. La bellezza la trovo in una poesia di Pavese, in un brano di musica medioevale, nell'aria limpida delle nostre montagne; negli infiniti silenzi delle Alpi Giulie; negli struggenti tramonti invernali sul mare a Duino...... Per cambiare il grigiore della mediocrità, mefitico veleno che sta intossicando l'umanità (il "Nulla" de "La storia infinita" di MIchael Ende), di chi vuole ridurre tutto alla dimensione economica, mercificando sogni e sentimenti, riducendo la ricchezza della nostra diversità nei rassicuranti e controllabili limiti dei pensieri unici, delle lingue uniche, dei modelli antropologici unici, bisognerebbe, come ricordato più volte da don Ciotti, avere la forza di gridare che la speranza non muore per soffocamento, che altri stili di vita sono possibili, rispettosi della dignità di ogni e ciascun uomo, del creato, della diversità di ogni persona, comunità o popolo, nelle loro espressioni culturali e sociali. Ma farlo non è facile: bisogna comprendere quali siano le alternative praticabili, i futuri possibili e, su queste utopie concretamente attuabili, generare reti di relazioni, sviluppare forme di comunicazione efficace, implementare strategie per persuadere (come voleva Michelstaedter) gli uomini a non rassegnarsi alla predominante, pervasiva non-cultura del pensiero unico economico, ma che un mondo diverso è possibile. E come possa essere possibile questo "altro" mondo, ce lo racconta - tra gli altri - con efficacia Francesco Gesualdi (uno dei ragazzi di don Milani), nel suo ultimo libro "Risorsa umana. L'economia della pietra scartata", ed. SanPaolo, dove ci ricorda che "l'economia capitalista ha messo a repentaglio la sopravvivenza del pianeta e condannato miliardi di individui a una vita disumana, persone classificate come poveri assoluti, e nessuno sa quanti siano esattamente. Inutili come consumatori e come lavoratori, non si sente il bisogno di contarli: «Sono solo avanzi, scarti, di cui sbarazzarsi»". Un'analisi impietosa, limpida, senza schermature, per esortarci a cambiare i nostri stili di vita, osando ancora di sognare, di desiderare un mondo migliore, di esperire la speranza. L'autore propone peraltro alcuni percorsi molto concreti per generare un'economia a misura di uomo, abbandonando gli attuali paradigmi che riducono l'uomo ad uno schiavo dell'economia. Un bel libro, da leggere avidamente!


Parrocchia s. Maria Assunta il 24 giugno 2015 alle 11:23 ha scritto:

bello ed utile


Parrocchia s. Maria Assunta il 24 giugno 2015 alle 11:21 ha scritto:

Be una grande libro di un grande scrittore. Don Diego è una certezza!!!

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Mario Cutuli il 23 giugno 2015 alle 16:19 ha scritto:

Un prezioso reportage che Romina Gobbo, una laurea in Scienze politiche, una specializzazione in aree di crisi e una sull'Islam d'Europa, ci propone in un libro agile nella sua veste, curato con passione e competenza.
“Nessuno strumentalizzi Dio!” ci riporta, sulla scia di Papa Francesco, in Terra Santa, per rileggere i termini di una questione che a distanza di quasi settant'anni resta ancora aperta. Per camminare, pellegrini come il successore di Cristo, in una terra legittimamente contesa da due bandiere, da due culture, da due popoli assurdamente divisi da muri che escludono, che spengono sul nascere il dialogo e sembrano uccidere la speranza. Nella quale non si sa prescindere dalla politica, dove la storia è politica, l'istruzione è politica, perfino l'archeologia è politica e dove, in nome di Dio, viene giustificata anche la violenza.
Una visita che per Gobbo è sicuramente «dirompente» e segna, almeno questa è la speranza, «una linea di demarcazione tra un prima e un dopo», perché «la Terra Santa non sarà più la stessa dopo la visita di papa Francesco».
Una vero pellegrinaggio perché «per parlare di un popolo, dei suoi problemi, delle sue difficoltà, ma anche delle sue gioie, occorre immergersi nella realtà di quel popolo, “respirare insieme”, vivere accanto, “vedere”.
E Francesco ha voluto vedere perché «non siamo sordi al potente appello dell'unità che risuona proprio da questo luogo». Ha visto e da uomo “sensibile e diretto” - come lo definisce fra Silvio Della Fuente ofm, interprete di papa Francesco durante il viaggio - ha parlato. Non soltanto con le parole. Lo ha fatto anche, se non soprattutto, con i suoi gesti, unici e spiazzanti, spontanei, tanto da infrangere spesso il protocollo ufficiale, capaci di tradurre nel modo più naturale e sentito, quella visione ecumenica che tanto sta a cuore che lo lega ai suoi più immediati predecessori, da papa Roncalli, a Paolo VI – primo pontefice, dai tempi di Pietro a recarsi in terra Santa - a papa Wojtila, per finire a Benedetto XVI.
Un percorso ecumenico ancora lungo, fatto di gesti e di parole, nutrito di preghiera, intessuto di pazienza e reciproca comprensione, lento, perché l'unità, dice Francesco, «non verrà come un miracolo, l'unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo.... Essa si fa in questo nostro cammino, in ogni passo, e non la facciamo noi, la fa lo Spirito santo che vede la nostra buona volontà».
Il reportage di Romina Gobbo integra, con ordine e grande equilibrio compositivo, il viaggio del papa con un'indagine storica che si avvale anche di interviste a chi da anni vive in Palestina.
Ne viene fuori un quadro che nella sua chiarezza ci regala una pagina di drammatica attualità di quanto accade laggiù, ma anche della speranza che le tante iniziative messe in atto - “Un ponte per Gerusalemme”, ideata dalla campagna “Ponti e non muri” di Giovanni Paolo II, è una di queste - possano finalmente conoscere il corollario della pace.
Così, accanto ad un Francesco apostolo dell'unità - «questa terra è santa per gli ebrei, per i cristiani, per i musulmani»- il libro ci consegna un papa che di fronte alla tragedia palestinese, che macchia ancora di sangue le strade di Cristo, esprime per intero il coraggio di chi crede, senza sottintesi e ambiguità, che «lo Stato di Israele ha diritto di esistere e di godere della sicurezza; lo Stato palestinese ha diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità, a viaggiare liberamente», di chi non si stanca di ricordare che «la violenza chiama altra violenza e alimenta il circolo mortale dell'odio» e di ammonire i bambini palestinesi «Non lasciate che il passato determini la vostra vita».
Con il suo umile, ma autorevole viaggio in quella terra, con la stessa dimensione politica che la visita comunque racchiude quando Francesco con voce forte si appella alla giustizia, alla dignità umana violata, all'indispensabilità del dialogo come via d'uscita da un tunnel ancora buio, «sanguigno» com'è, abituato a parlare in presenza di tensioni», ricorda il professor Luzzato Voghera, ambasciatore israeliano in Vaticano, ha ripropone al mondo intero, che «non ci può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi al tempo stesso del bene degli altri». Soltanto l'amore può cambiare la storia e non possiamo permetterci di «avere paura della bontà e neanche della tenerezza»: in Palestina la flebile luce della speranza non è ancora spenta.
Hafez Huraini, 37 anni, padre di cinque figli che da anni vive in una delle aree più povere e depresse della Cisgiordania nella quale l'occupazione israeliana è dura e ossessiva, non l'ha mai smarrita, convinto com'è che «il popolo palestinese e quello israeliano dovranno vivere insieme. E' l'unico futuro possibile».
E questo, in definitiva, è il senso più autentico del viaggio di Francesco, in una terra testimone della riconciliazione dell'uomo con Dio nella stellata notte di Betlemme. Non è legittimo sperare che anche gli uomini facciano reciprocamente altrettanto?


Carla Battaini il 23 giugno 2015 alle 14:49 ha scritto:

Splendida edizione!

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Tu sei Trinità - Comastri Angelo
Libro

Prof. Stefano Coccia il 22 giugno 2015 alle 23:41 ha scritto:

Bellissimo questo libro del Card. Comastri come sono tanti altri suoi scritti. Mi colpisce sempre il modo semplice in cui l'autore riesce a trasmettere i concetti più difficili usando parole accessibili a tutti, anche alle persone con una cultura medio bassa. Quando ho fatto l'esame di Trinitaria pensavo di non riuscire mai a capire come funzionasse la Trinità, ed ancora oggi mi rendo conto che è un mistero che mi supera sempre, ma grazie alle parole di questo libro sento la Trinità molto più vicina di quanto pensassi. Mi piace tanto l'espressione che ha usato don Tonino Bello per spiegare la Trinità:
“Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all'altra e poi all'altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l'altra“. E poi diceva: “Questo è uno specie di marchio di famiglia. Una forma di ‘carattere ereditario’ così dominante in ‘casa Trinità’ che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l'uomo per gli altri”. Ha anche aggiunto: “L'uomo è icona della Trinità (“facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”) e pertanto, per quel che riguarda l'amore, è chiamato a riprodurre la sorgività pura del Padre, l’accoglienza radicale del Figlio, la libertà diffusiva dello Spirito”.

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Prof. Stefano Coccia il 22 giugno 2015 alle 21:30 ha scritto:

Libro bello perché aiuta ad entrare nel complicato mondo degli adolescenti e del loro modo di concepire/affrontare l'affettività. Le pagine che più mi hanno colpito sono quelle che parlano del rapporto tra il prof. d'informatica ed i suoi ragazzi perché anche io come prof. di religione cattolica mi rispecchio molto nel suo stile, nei suoi atteggiamenti e nei sui metodi. Non avendo letto il libro quest'anno ho fatto una lezione molto simile a quella descritta nel libro con i ragazzi del IV anno dell'istituto dove ho insegnato. Anche l'omelia del sacerdote (cfr. pagg. 133-150), descritta nelle pagine successive colpisce per il suo scuotere la coscienza di tutti senza mezzi termini. Il finale, forse volontariamente lasciato aperto dall'autore, lascia il lettore con il fiato sospeso e la voglia di sapere quale sarà la scelta finale del protagonista Loris.


Isabella Ortone il 22 giugno 2015 alle 15:49 ha scritto:

Un libro che parla della Madonna e della fede cristiana cattolica in modo tutt'altro che scontato. Aiuta a superare alcuni stereotipi comuni e una visione superficiale della vita di Maria.

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GABRIELLA CARPINETA il 21 giugno 2015 alle 11:19 ha scritto:

Rivedere il concetto di "croce" e cominciare a vedere nella propria croce la "grazia" della presenza di Dio nella propria vita...
E' un passaggio forte che ogni essere umano è chiamato a fare, ma che, se fatto, cambia totalmente la propria visione della vita, delle difficoltà, dei problemi che ognuno di noi è chiamato ad affrontare considerandoli come momenti di grazia e di opportunità che ci vengono offerti per imitare la vita di Cristo e uniformarci alla Divina Volontà. Bellissimo!!

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