Aiuta i processi depurativi dell’organismo, agendo sulla bile e purificando l’intestino con un’azione leggermente lassativa, per pervenire la litasi biliare, epatopatie, colecistopatie, periodiche cure depurative, ritenzione idrica, dermatopatie, abituale consumo di farmaci.
Alla grande famiglia delle Compositae appartiene il “dente di leone”, pianta erbacea diffusa in tutto il mondo e spontanea in Italia, della quale si raccolgono (in autunno) a scopo terapeutico le radici, a volte accompagnate dalle parti aeree. Sono radici fittonanti, internamente scure ed esternamente chiare.
Deve il suo nome a una rosetta di foglie basali dentate, simili ai denti del leone, ma viene anche chiamato soffione perché i frutti sono acheni sormontati da una formazione piumosa, il pappo, che la brezza più leggera è in grado di sollevare e disseminare lontano.
Nel vocabolario dei fiori è un oracolo vegetale: gli innamorati vi soffiano sperando che tutti gli acheni volino via all’istante, facendo così avvertire il loro amore alla persona amata che cederà alla corte.
Le sostanze attive maggiormente presenti sono principi amari, da cui l’azione a livello epatico (azione colagoga, coleretica) e digestivo. Ha una potente attività diuretica e drenante, permettendo l’eliminazione delle tossine attraverso organi emuntori: fegato, intestino, reni, pelle. Un buon drenaggio, eseguito correttamente, infonde una sensazione di benessere generale che si consiglia in particolare in primavera ed autunno.
Modo d’uso:
eseguire un decotto con 1,5 g di droga in 150 ml d’acqua, portare ad ebollizione per 10 min e lasciare in infusione per altri 10 minuti. Si assumono 2-3 tazze al giorno lontano dai pasti, a parte nei casi di epatocolecistopatie in cui tali preparati si assumono 15 minuti prima dei pasti principali o immediatamente dopo.
Controindicazioni:
evitare in caso di flogosi, occlusione delle vie biliari, ulcera. È sconsigliata l’assunzione contemporanea con farmaci diuretici (possibile sommazione d’effetto).
Peso netto: 50 g