La pastorale del lutto
Temi, forme, stili ed esperienze
Introduzione, di Davide Arcangeli 3
1. Temi
1.1 La morte come tabù. Medicalizzare il morire:
una risposta tecnica a un bisogno umano
di Antonio Loperfido . 7
1.2 Re-imparare a morire.
Un’esperienza antropologica e spirituale
di Guidalberto Bormolini e Annagiulia Ghinassi . 14
1.3 Risurrezione/vita eterna.
Dualismi antropologici e implicazioni pastorali
di Giacomo Canobbio 23
2. Forme
2.1 Celebrazioni della Parola e forme devozionali
prima del rito delle Esequie
di Stefano Borghi 29
2.2 La celebrazione del funerale.
Aspetti esistenziali e rituali
di Roberto Laurita . 35
2.3 L’omelia nelle celebrazioni esequiali
di Chino Biscontin 43
2.4 Il lutto tra psicologia e spiritualità
di Nello Zimbardi 50
3. Stili ed esperienze
3.1 I giovani e la morte
di Paola Bignardi 65
3.2 Esperienza di speranza della comunità ecclesiale
nel tempo della pandemia
di Mario Carminati 70
3.3a Il ministero della consolazione – 1
L’hospice: laboratorio di speranza
di Maurizio Lucini . 75
3.3b Il ministero della consolazione – 2
Esserci nel dolore. Un’intervista sul campo
a cura di Davide Arcangeli e Marco Ronconi 82
3.4a Accompagnare il lutto – 1
L’esperienza di un presbitero
di Adelino Bortoluzzi . 85
3.4b Accompagnare il lutto – 2
L’esperienza di una famiglia
a cura dei coniugi Galimberti . 91
3.5 Elaborare il lutto, tra realtà e social
a cura della Redazione . 98
3.6 La parola trattenuta davanti al dolore
si fa dialogo di condivisione.
Storia di un cimitero interreligioso e laico
di Silvia Zucchini . 103
Conclusione, di Davide Arcangeli . 113
Introduzione
di Davide Arcangeli
Questo numero speciale di Servizio della Parola intende approfondire l’accompagnamento alla morte e la pastorale del lutto. In una situazione demografica come quella italiana, in cui, purtroppo, il numero dei decessi è da anni ampiamente superiore al numero delle nascite e in cui l’età media è tra le più alte del mondo, è chiaro come questo ambito pastorale assuma una particolare rilevanza, anche solo dal punto di vista quantitativo. Non è raro sentire il ricorrente lamento dei parroci, gravati da un numero settimanale di celebrazioni funebri talmente alto da impedire a volte la possibilità della celebrazione eucaristica. Inoltre la diminuzione delle risorse pastorali, dei ministri e delle persone che offrono un servizio per le celebrazioni e per la visita alle famiglie con ammalati, rende spesso molto difficile un vero e proprio accompagnamento delle situazioni di lutto e non favorisce un’adeguata qualità celebrativa e rituale. Nonostante si veda crescere il fenomeno delle case di commiato laiche, tuttavia il ruolo della comunità cristiana risulta ancora largamente centrale in questo frangente così delicato per la vita delle persone, e ciò rende urgente il discernimento delle forme pastorali concretamente possibili oggi, nelle nostre comunità, perché questa soglia esistenziale sia abitata da una chiesa accogliente e capace di annunciare il vangelo. Si tratta anzitutto di comprendere che le persone hanno bisogno di reimparare a “vivere la morte”, ossia di fare esperienza, attraverso forme rituali opportune e significative, di un significato collettivamente associato a questo passaggio. Infatti la società di oggi ha di fatto “tabuizzato” l’esperienza della morte, medicalizzandola e delegandola alla sfera della tecnica: dobbiamo ripartire dal bisogno di attraversare con umanità questa esperienza, per risignificarla con le coordinate evangeliche (A. Loperfido). Il processo del lutto, in questa situazione contemporanea occidentale, è quindi reso più difficile e complesso e chiede di essere accompagnato in profondità dal punto di vista antropologico e spirituale (G. Bormolini - A. Ghinassi), con attenzione anche a non dare per scontate alcune visioni dualistiche ed escatologiche, evidenziate da un lessico oggi incomprensibile a molti, come quello della vita eterna e dell’immortalità dell’anima (G. Canobbio). Scontiamo una pratica celebrativa spesso molto distante dal vissuto delle persone che, pur partecipando ai funerali, non sono in gran parte abituate al linguaggio della messa: questo esige un’attenzione rituale specifica (R. Laurita) e una certa flessibilità nel valorizzare anche celebrazioni della Parola che siano in grado di coinvolgere un’assemblea con modalità di primo annuncio (S. Borghi). Importanza fondamentale per l’annuncio nella celebrazione riveste certamente l’omelia (C. Biscontin), senza però trascurare il ruolo centrale della comunità intera e dei ministri, che offrono una presenza e una consolazione ai familiari e che dovrebbero essere formati all’accompagnamento del lutto (N. Zimba rdi). Non è certamente possibile esaurire con un solo numero della rivista la vastità di testimonianze ed esperienze relative a questo ambito pastorale. Per questo abbiamo potuto solo selezionarne alcune. Nello specifico, alcune risultano interessanti in quanto offrono squarci di novità nella comprensione di ciò che sta accadendo, come nel caso delle domande dei giovani di fronte alla morte (P. Bignardi). Altre, invece, le abbiamo scelte per la loro rilevante attualità, come nel caso delle comunità bergamasche al tempo del Covid (M. Carminati). Abbiamo inteso offrire, inoltre, la possibilità di una virtuosa presenza della comunità cristiana in un hospice (M. Lucini) o in un ospedale (M. Ronconi), con particolare attenzione alla ministerialità diaconale, laicale e alla sua formazione. Non poteva mancare, poi, la testimonianza di un presbitero particolarmente impegnato nell’accompagnamento degli ammalati (A. Bortoluzzi) e di una coppia che ha vissuto nella fede il lutto della propria figlia (coniugi Galimberti). Infine abbiamo anche inteso effettuare un carotaggio su alcune nuove forme di accompagnamento al lutto, laiche o interculturali, che stanno emergendo nei social network (D. Sisto), o attraverso proposte spirituali di taglio interreligioso (S. Zucchini). Se come italiani stiamo scoprendo di essere una società interreligiosa, riconosciamo di conseguenza l’importanza di offrire coordinate spirituali capaci di favorire l’incontro, anche nell’ambito del lutto e della sua elaborazione. Inoltre ci rendiamo sempre più conto della pervasività dei social nel fare cultura e nel proporre stili e atteggiamenti di tipo spirituale e ci chiediamo come esservi presenti in modo significativo, sempre a servizio della Parola.