Sommario
Editoriale
2 Luca Palazzi
Al di là dei numeri
Studi
4 I vo Seghedoni
Cosa chiedete alla chiesa di Dio?
9 Manuel Belli
Memori delle promesse del vostro battesimo
15 A ndrea Grillo
Mi sbattezzo nel nome di… ?
Un parallelismo tra battesimo
per convenzione e sbattezzo per sottrazione
20 Silvano Zucal
Nascita e rinascita nel dibattito culturale
25 Fabrizio Coccetti
Il battesimo dei bambini
e una nuova evangelizzazione
31 Luca Perri
Baby shower e dintorni: opportunità?
36 Luigi Girardi
Non solo neonati
41 Matteo Dal Santo
Padrino e madrina
in un orizzonte comunitario
47 Francesco Stopp a
Nascere e rinascere oggi
Formazione
53 A less andro Deho’
L’eco del genuinamente umano
4. Entrare nella vita
59 N orberto Valli
Spes non confundit
4. La riconciliazione sacramentale
Asterischi
65 Mass imo Maffioletti
Ok, ma che si fa?
69 Segnalazioni
Luca Palazzi
Al di là dei numeri
Nonostante il fenomeno delle “chiese vuote” riscontrato da Tomáš Halik1 che – soprattutto dopo la pandemia – ha assunto un’accelerazione prevedibile ma improvvisa, il battesimo dei bambini resta un sacramento piuttosto diffuso anche negli ultimi anni. Se a livello ecclesiale, quindi, la prassi battesimale si muove su piste pastorali consolidate e abbastanza uniformi, tuttavia il mondo circostante, quello soprattutto degli adulti, è profondamente cambiato e porta con sé domande e attese molto diverse. Se nel 2018 questa rivista, nel dedicare un numero ai sacramenti del battesimo e della cresima, parlava di “nodi pastorali” da sciogliere, oggi corriamo il rischio di ritrovarci senza nemmeno la corda. Non solo la teologia soggiacente ai riti battesimali appare sempre più estranea ai genitori che li domandano per i loro figli, ma – parallelamente – stanno emergendo “riti” alternativi che pongono questioni serie alla nostra riflessione e alla nostra pastorale. Riti “laici” come la festa per lo svelamento del sesso del nascituro, o la doman- 1 Cfr. T. Halík, Il segno delle chiese vuote. Per una ripartenza del cristianesimo, Vita e Pensiero, Milano 2020. da – a suo tempo impensabile – dello “sbattezzo” come gesto di presa di distanze dalla chiesa cattolica sembrano suggerirci come il battesimo resti per lo più un evento al quale non viene attribuito un ruolo decisivo nella formazione della identità del bambino. Altri sembrano essere i gesti e le scelte che riguardano un neonato e ai quali riconoscere un valore costitutivo. Probabilmente anche lo scollamento tra i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana ha agevolato questo impoverimento favorendo una riflessione teologica concentrata sul singolo sacramento, perdendo necessariamente di vista la visione d’insieme. Questo numero, quindi, intende indagare le molteplici questioni con le quali spesso si trova a doversi confrontare un parroco che – anche ben preparato teologicamente – si vede, a livello pastorale, travolto da questioni non di poco conto. Dalle coppie risposate, al ruolo dei padrini e delle madrine spesso improvvisamente catapultati dentro un rito di cui ignorano il senso. Forse oggi più che mai, anche di fronte alla fatica che i percorsi catechistici hanno nell’iniziare realmente i bambini alla fede cristiana, si fa più urgente la necessità di recuperare il valore iniziatico del battesimo. Attualmente paghiamo il prezzo di questa “perdita” protratta per molti anni e le riflessioni sui percorsi pastorali zero-sei anni rappresentano una prima risposta a questa carenza. C’è, però, un altro versante che chiede non solo una riflessione, bensì un investimento pastorale serio: quello del catecumenato degli adulti. A seguito della pubblicazione del Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, infatti, la chiesa ha conosciuto una riflessione a due marce, che Franz-Josef Nocke dipingeva in questi termini: «La rassegna storica presenta una singolare discrepanza: in tutti i secoli la teologia del battesimo, pur con tutti i suoi cambiamenti di accento, parte sempre dal modello del battesimo di una persona adulta. […] Ma da oltre mille anni il battesimo dei bambini, dei lattanti, è – perlomeno nell’area culturale europea – di gran lunga la prassi culturale dominante. Il caso teologico tipico sembra essere il caso statisticamente eccezionale»2. Eppure, il recente fenomeno degli oltre diecimila catecumeni adulti in Francia, così sorprendente da attirare l’attenzione di tante testate giornalistiche laiche, pone importanti domande anche al nostro versante italiano. Questo “risveglio” in terra francese ha ridato fiato e speranza alla chiesa d’oltralpe che ha saputo a suo tempo ripensarsi a fronte del calo vertiginoso dei battesimi dei bambini. Forse, per non limitarsi a un facile entusiasmo, occorrerebbe interrogarsi sulla reale diffe- 2 F.-J. Nocke, Dottrina dei sacramenti, Queriniana, Brescia 2000, 87. renza – non solo sul piano teologico-liturgico – del battesimo dei bambini rispetto a quello degli adulti. Troppo spesso ci siamo limitati a “rileggere” il battesimo dei bambini come una forma ridimensionata e riadattata del battesimo degli adulti. Aspetti come la libertà nella scelta, le domande soggiacenti alla richiesta del battesimo, la possibilità di un percorso strutturato e paziente – aspetti propri del catecumenato degli adulti – non si può sottovalutare. Infine, una pista altrettanto feconda, spesso invocata ma – alla fine – timidamente intrapresa è quella del “rito”. La vicenda sopra ricordata dei catecumeni adulti ci parla di giovani che – in un mondo inondato di informazioni e di contenuti – abbandonano le antiche resistenze verso i simboli e i gesti simbolici propri dei riti per accoglierli come segni forti e incisivi. Mentre spesso si ha a che fare con gesti minimali, liofilizzati, con parole in eccesso che necessariamente devono spiegare ciò che i segni non riescono più a esprimere, non possiamo dimenticare quanto i riti possano mettere a disposizione una ricchezza simbolica che abbiamo purtroppo sottovalutato. Il fenomeno della tenuta della domanda di battesimi dei bambini dal quale abbiamo preso le mosse – e spesso invocato come espressione del cattolicesimo popolare tipico del contesto italiano – non può quindi esonerarci dal confrontarci con le molteplici questioni che abbiamo evidenziato. Fino a chiederci se non sia giunto il momento di porsi – provocatoriamente – la domanda: «Ha ancora senso battezzare i bambini?».