INDICE
Editoriale
Costellazioni
Coordinate
Il respiro dei giorni
2ª domenica dopo Natale – 4 gennaio 2026
voci bibliche
variazioni sul tema
celebrazione eucaristica
Epifania del Signore – 6 gennaio 2026
voci bibliche
variazioni sul tema
celebrazione eucaristica
celebrazione della parola
Battesimo del Signore – 11 gennaio 2026
voci bibliche
variazioni sul tema
celebrazione eucaristica
2ª domenica ordinaria – 18 gennaio 2026
voci bibliche
variazioni sul tema
celebrazione eucaristica
celebrazione della parola
3ª domenica ordinaria – 25 gennaio 2026
voci bibliche
variazioni sul tema
celebrazione eucaristica
4ª domenica ordinaria – 1 febbraio 2026
voci bibliche
variazioni sul tema
celebrazione eucaristica
5ª domenica ordinaria – 8 febbraio 2026
voci bibliche
variazioni sul tema
celebrazione eucaristica
6ª domenica ordinaria – 15 febbraio 2026
voci bibliche
variazioni sul tema
celebrazione eucaristica
EDITORIALE
CELEBRAZIONE DELLA PAROLA
di Davide Arcangeli
Uno degli aspetti più rilevanti del rinnovamento di Servizio della Parola è il notevole sforzo dedicato allo studio delle celebrazioni della Parola, per gli aspetti sia rituali che pastorali; ci pare che abbia portato all’offerta di materiale di ottimo livello, che i nostri lettori e lettrici potranno reperire sulla rivista in formato cartaceo o scaricare online collegandosi alla pagina del fascicolo sul sito dell’Editrice Queriniana. Ogni numero di questa annata avrà, nella rubrica intitolata Costellazioni, un intervento di don Stefano Borghi, che ci aiuterà ad affrontare i principali nodi pastorali e rituali relativi alle celebrazioni della Parola, a partire da un puntuale commento al Direttorio Christi ecclesia, punto di riferimento per la chiesa universale, pubblicato dalla Congregazione per il Culto divino il 2 giugno 1988. Don Stefano ha recentemente dato alle stampe il frutto delle sue fatiche dottorali, in un interessante libro dal titolo: Dieci parrocchie e un solo parroco. Quali celebrazioni? Quale comunita? Approfondendo il contributo pastorale di conferenze episcopali del nord Europa e del nord America, che per prime si sono confrontate con le questioni liturgiche e pastorali relative alle celebrazioni della Parola, don Stefano ha ravvisato nell’“efficacia rituale” il principio teologico-pastorale attorno a cui far ruotare la buona qualità celebrativa delle celebrazioni della Parola, come pure dell’eucaristia. Siamo molto contenti che nel frattempo don Stefano sia diventato membro del Direttivo della nostra rivista e ci possa aiutare in questo percorso di approfondimento. Alla sua cura si devono anche i primi “schemi” rituali di celebrazione della Parola che abbiamo iniziato a pubblicare nello scorso fascicolo e che ci accompagneranno lungo tutta questa annata. Partiamo anzitutto dal nome: “Celebrazioni Domenicali in Assenza di Presbitero”, come le definisce il Direttorio? Oppure “Assemblee Domenicali in Attesa di Presbitero”, come si usa più recentemente nella tradizione francese – con una formulazione forse più intonata alla speranza del ritorno di vocazioni presbiterali? Noi abbiamo preferito utilizzare una formula che, con più semplicità e senza far riferimento alla presenza, assenza o attesa del presbitero che presiede l’eucaristia, le definisce come “celebrazioni della Parola”. Sembrerebbe un’ovvia considerazione affermare che le celebrazioni della Parola esistevano anche prima dell’emergenza pastorale del calo numerico dei presbiteri: le veglie funebri sono di fatto celebrazioni della Parola, i sacramenti come il battesimo, il matrimonio e l’unzione degli infermi, al di fuori di una celebrazione eucaristica, si amministrano nel contesto di celebrazioni della Parola. Il rito della riconciliazione prevede ordinariamente una celebrazione della Parola. In senso ampio, la liturgia delle ore è una celebrazione della Parola. D’altra parte, il bisogno pastorale oggettivo dovuto alla carenza di preti – che in tante diocesi, specialmente nel centro- nord Italia, sta emergendo in modo sempre più sentito – evidenzia un’istanza teologico-pastorale e celebrativa che precede i bisogni pastorali e le soluzioni tecniche per soddisfarli e che concerne l’importanza di riscoprire la celebrazione della Parola come un aspetto fondamentale del celebrare con una sufficiente qualità ed efficacia rituale. A questo riguardo una buona e bella celebrazione della Parola non solo non si pone in competizione – mai lo potrebbe! – con una celebrazione eucaristica, ma anzi ne alimenta il desiderio, allo stesso modo in cui una liturgia della Parola ben celebrata costituisce la prima mensa che introduce naturalmente all’altra mensa, quella eucaristica. Così l’eucaristia viene riscoperta come fonte e culmine di tutta la vita cristiana, in tutte le sue dimensioni, rituali ed esistenziali. E può persino giovarsi di una nuova sensibilità e di un contesto rituale ed ecclesiale plurale: più articolato, più diversificato. A questo, si aggiunga il fatto che buone celebrazioni della Parola possono oggi introdurre le persone che si affacciano alle nostre comunità in una soglia rituale che è in grado di coinvolgere ed evangelizzare con maggiore adattabilità (si pensi solo alle celebrazioni esequiali della Parola) coloro che si trovano ai margini della vita ecclesiale, per accompagnarli in una rinnovata iniziazione cristiana, con un’ispirazione catecumenale, verso la piena partecipazione attiva all’eucaristia. Una simile impostazione si può ritrovare nel rituale del catecumenato degli adulti, che dovrebbe essere un punto di riferimento per ogni itinerario di riscoperta della fede rivolto a tanti battezzati che oggi non vivono più le esigenze liturgiche ed esistenziali della vita cristiana. Se talvolta celebrazioni della Parola un po’ improvvisate si percepiscono come delle “mimesi” improprie dell’eucaristia o come delle “messe senza consacrazione”, questo accade per la mancanza di formazione delle figure ministeriali e diaconali e, più ampiamente, per una carenza abbastanza grave di consapevolezza e di vita liturgica nelle nostre comunità. Proprio per questo motivo abbiamo inteso offrire uno schema di celebrazione della Parola che si differenzi notevolmente dal rito della celebrazione eucaristica (che non si arrivi “per sottrazione”), mostrandone le peculiarità e i possibili adattamenti: un rito della luce precede la liturgia della Parola e, dopo l’omelia/commento, si trovano un rendimento di grazie, una richiesta di perdono/conversione, una formulazione di intercessione. Con questa proposta non pretendiamo di “sventolare” uno schema ufficiale e dotato di autorevolezza, ma solo, con umiltà e coraggio, di offrire interpretazioni, scenari e materiali che possano ispirare le nostre iniziative pastorali. Senza paura di provare, adattare e crescere nella vitalità celebrativa e formativa delle nostre comunità.