Citazione spirituale

I legami che ci aiutano a vivere - L'energia che cambia la nostra vita e il mondo ebook

di

Domenico Barrilà


Copertina di 'I legami che ci aiutano a vivere'
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EAN 9788858820421

Disponibilità immediata
Descrizione
Tipo e-book Titolo I legami che ci aiutano a vivere - L'energia che cambia la nostra vita e il mondo Autore Domenico Barrilà Editore Feltrinelli Data aprile 2015 Formati ePub (EAN 9788858820421, Adobe DRM)

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il 12 novembre 2020 alle 16:08 ha scritto:

Per un elogio dell’interdipendenza
Indispensabili legami
Il sospetto, se non proprio la certezza, è che le nostre relazioni sociali siano profondamente cambiate. Che abbiano acquisito la pericolosa natura dell’“usa e getta”.
Eppure, «gli esseri umani hanno bisogno di prossimità relazionale, fonte delle più grandi e dei migliori ricordi dell’esistenza», concludono i francesi Christophe André, medico psichiatra e Rébecca Shankland, psicologa, in “Quei legami che ci fanno vivere”, Edizioni Corbaccio, in Italia tradotto da Maddalena Tagliani Fessard per la collana “I libri del benessere”.
Il tema dominante del libro è tutto racchiuso nel sottotitolo “Elogio dell’interdipendenza”, per sottolineare che «noi esseri uomini dipendiamo tutti gli uni dagli altri fin dalla nascita» e che «le relazioni con gli altri sono ciò che più di tutto contribuisce a dare un senso alla vita.»
C’è nelle parole di André e Shankland, sicuramente l’eco remoto tanto di Aristotele, convinto che l’uomo sia, per natura, un “animale politico”, quanto del francese Montesquieu che parla dell’“animale socievole” in noi, perché «oltre che socievoli siamo anche fragili; se siamo riusciti a sopravvivere e a prosperare come specie non è solo grazie alla forza fisica, ma perché abbiamo imparato a stabilire rapporti con gli altri».
Un passaggio importante quello di Montesquieu, non a caso ripreso dai due studiosi francesi, perché il “proprio dell’umano” è una non autosufficienza che accomuna tutti, una vera mancanza che caratterizza la nostra condizione, «non difettiva, bensì generativa e prospettica», completa Luca Alici, professore associato di Filosofia politica all’Università di Perugia.
Al di là dei singoli temi trattati da Christophe André e Rébecca Shankland, che esplorano compiutamente tutti gli ambiti dell’interdipendenza, quello che si apprezza nel testo è l’impegno di far comprendere che la scoperta della nostra costitutiva fragilità è per la nostra esistenza una “conquista” preziosa che altrimenti resterebbe priva della piena realizzazione di sé. Perciò André e Shankland scrivono che «essere consapevoli di tutte le forme di interdipendenza nella nostra vita quotidiana, osservarle, assecondarle, è un esercizio importante e semplice: un esercizio che ci consente di sentirci pienamente umani, di sentirci felici e sostenuti.» Ed altrettanto apprezzabile è la loro analisi delle remore psicologiche che pregiudicano l’interdipendenza con gli altri.
C’è chi la considera «un peso difficile da sopportare, tanto che alcuni scelgono di isolarsi sperando di ritrovare in questo modo uno spazio di libertà», come conferma il caso di non pochi genitori in difficoltà con i figli, che preferiscono non chiedere aiuto alla famiglia o agli amici per non dovere poi ricambiare. Come se il fatto di sentirsi legati al prossimo, fosse un debito nei suoi confronti, obbligati a soddisfare per primi i suoi bisogni, cedendo così ad un malinteso concetto di libertà individuale.
Isolarsi dagli altri per illudersi di ritagliarsi in questo modo uno spazio di libertà non ci aiuta nella nostra crescita, né ci permette l’acquisizione di un desiderato benessere, almeno sino a quando l’interdipendenza non assume un carattere per così dire patologico, espressione di una preoccupante mancanza di autonomia, rispetto ad una dipendenza «sana», che diventa invece sinonimo di un perfetto equilibrio tra autonomia e prossimità relazionale.
Leggere le pagine del testo sollecita certamente la riflessione sul valore e sulla natura dell’individualismo, assai spesso erroneamente inteso come sinonimo di egoismo, quando invece esso comporta anche l'idea di  autodeterminazione, grazie alla quale ogni persona può scegliere la direzione che vuole imboccare, indipendentemente dalle scelte degli altri, e in particolare dei suoi cari.
E’ vero, come leggiamo nel testo, che «l'individualismo accorda più spazio alla scelta personale, all'espressione dei desideri e alla considerazione dei propri bisogni», che esso può evocare «un maggiore egocentrismo, e quindi egoismo», ma «essere individualisti, scrivono i due studiosi francesi, non significa ignorare gli altri o isolarsi, ma tenere maggiormente conto dei propri bisogni personali nelle scelte effettuate». Pertanto, perché le relazioni sociali siano ottimali e autenticamente costruttive è indispensabile un buon equilibrio tra il rispetto dei propri bisogni e il rispetto di quelli degli altri, senza così sacrificare l’individuale al collettivo o il collettivo all’individuale, perché se legare con gli altri permette di consolidare il legame di fiducia, attribuire un'importanza eccessiva agli scopi collettivi, a scapito delle proprie esigenze, «può anche causare una stanchezza profonda».
Lo stile agile, volutamente divulgativo, tutt’altro che accademico, di temi così importanti, e la traduzione italiana chiarissima e scorrevole facilitano la lettura di un testo tanto utile nella comprensione di noi stessi e nel rapporto con i nostri simili.