Chiesa e cultura nell'Italia dell'Ottocento
(Oggi e domani)EAN 9788810140482
In un’epoca in cui l’esigenza di riflettere sull’identità italiana appare quanto mai sentita, il vol. indaga il rapporto tra Chiesa e identità culturale nazionale prendendo in esame il secolo XIX, scelto perché decisivo per la creazione dell’Italia moderna. I vari studi, a firma di giovani ricercatori (S. Cappellari, M. Colombo, A. Del Ben, A. Ledda, I. Piazza), mirano a presentare come il cristianesimo abbia dato forma ad alcuni aspetti della cultura italiana del tempo. I contributi riguardano: la concezione della vita e della morte mediata dai testi delle epigrafi cimiteriali; l’uso linguistico praticato nella Chiesa dell’Ottocento; il dibattito sull’istruzione primaria attraverso l’analisi di alcune riviste pedagogiche dell’epoca; lo sviluppo di un’editoria cattolica capace di rispondere alla domanda di lettura anche più popolare; la situazione delle biblioteche ecclesiastiche, che costituirono un importante patrimonio identitario.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 12
(http://www.ilregno.it)
In quest’opera si è voluto affrontare il problema e l’atteggiamento della chiesa di fronte al fenomeno diffuso della cultura in una società in rapida trasformazione, specialmente nei riguardi dei ceti popolari e anche verso quelli cittadini medio borghesi sospinti verso una strisciante secolarizzazione, che aveva la sua premessa ideologica nell’Illuminismo. In questa sede la cultura viene intesa come fatto, cioè il conoscere che si fa dinamismo di opere e di istituzioni e iniziative pratiche sul sociale, per influire e conservare con una presenza concreta l’identità cristiana sulla società. Non si intende quindi la cultura come sapienza orientativa di vita, ma come opera concreta sulla società. Questa maniera di approccio culturale vuole sottolineare un cristianesimo come fatto storico, e non come evento intellettualistico, senza, tuttavia escluderlo dal proprio orizzonte.
Andrea Del Ben passa in rassegna le riviste pedagogiche piemontesi come «L’Educatore Primario» di Ferrante Aporti e «L’Istitutore» di Rosmini. Nonché gli interventi del Tommaseo (si pensi solo a un libro divenuto un classico: Fede e bellezza,Venezia 1848) e in particolar modo sotto il profilo legislativo alle leggi Casati, che tanto influenza esercitarono anche sul neocostituito Regno d’Italia (1861). Anche gli editori come i Pomba e i Paravia con le loro case editrici, nonché don Bosco con «Le Letture Cattoliche» (1953) raggiungevano i ceti popolari in via di progressiva alfabetizzazione. Su di un problema così delicato intervengono anche «la Civiltà Cattolica» con il suo moderatismo culturale nei riguardi del popolo; e lo stesso Lambruschini, consapevoli che la conoscenza può rappresentare uno strumento pericoloso se non tiene presente il livello culturale del destinatario e soprattutto l’esigenza etica, mentre qualcuno nel parlamento di Torino affermava che non era più necessario insegnare i dieci comandamenti a scuola, cioè la religione. Proprio il Lambruschini asseriva che la lettura è «un’arma a due tagli che se non maneggiata a propria salvezza, può esserlo a propria rovina». Capiva a perfezione il valore sul costume e sui comportamenti dei mezzi di comunicazione moderna, la cui influenza anche ai nostri giorni sfugge ad un assetto scientifico di previsione plausibile. La scienza e la tecnica odierna non è in grado di fornirci l’impatto di influenza negativa e positiva dei mezzi di comunicazione moderna sulla opinione comune.
Don Bosco scriveva a un suo collaboratore che doveva stendere una articolo: «Ti volgerai liberamente, non con stile elegante, ché non è il tuo, ma con uno stile popolare, classico, periodi brevi, chiari, ecc., proprio come sei solito», per tenere il punto di riferimento rivolto al popolo. Negli anni Cinquanta dell’Ottocento diverse collane entrarono in crisi per essere sostituite da altre che avevano saputo dinamicamente aggiornarsi secondo la sensibilità dei tempi, come le «Piccole letture cattoliche» sorte a Bologna nel 1861 per iniziativa di Giovanni Aquaderni.
Importante è segnalare l’iniziativa di Luigi Bottaro del 1887di allestire un Censimento delle Istituzioni e stabilimenti relativi alla stampa cattolica in Italia della Tipografia e Libreria Salesiana di San Pier d’Arena, una sorta di mappa delle iniziative editoriali cattoliche, affinché gli addetti ai lavori sapessero in quale contesto stavano operando. Anche gli strumenti linguistici per buona parte conservavano il loro valore immutabile nella valenza cristiana, come «carità», «battesimo», per es. «cortesia»: «Fatemi la carità di tacere». Così come molti detti evangelici sono passati nella parlata comune con un evidente contenuto tutto evangelico. Segno che la predicazione e la catechesi portava i suoi frutti entrando nel linguaggio comune. Nei libretti devoti la lingua conservava tuttavia un tono sostenuto, aulico ed elaborato, senza eccessi o compiacenze stilistiche. Anche l’uso linguistico della chiesa si collocava in bilico tra il latino, il dialetto e le varie forme di italiano. I libretti di pietà tenevano un tono elevato, persino pletorico nelle infinite devozioni e devozioncelle, date nelle mani del popolo e non solo ad esso. Si veda per tutti La Filotea del canonico Giuseppe Riva con le sue cinquanta e più edizioni. Pure queste preghiere non sembrano sfuggire all’atmosfera romantica intrisa di sentimento patetico, eppur sincero d’una pietà grondante un sentire sacrale certamente non decadente, ma con rimando alla robustezza di una fede religiosa convinta. Era particolarmente lo stile oratorio che invadeva e influenzava anche la devozionistica allestita perlopiù da ecclesiastici. Pure le epigrafi cimiteriali vengono studiate quale testimonianza di prolungamento dell’affetto umano e di cristiana speranza nella vita futura. Infine le biblioteche diocesane attuali, ma soprattutto dell’Ottocento vengono passate in rassegna quando a seguito delle soppressioni delle istituzioni ecclesiastiche (in particolare quelle napoleoniche) i Comuni allestivano biblioteche con i fondi librari di quelle, con quel patrimonio librario che si era riusciti a recuperare dopo il Congresso di Vienna.
Padova, che riuscì a salvare il suo patrimonio librario con il suo glorioso Seminario, può essere emblematica di una eccezione con la sua poderosa biblioteca risalente al Seicento con il cardinal Barbarigo. Frutto di questa istituzione può essere considerato il monumento letterario del Forcellini: Lexicon totius latinitatis (1771 ed. curata da Giacomo Facciolati). Al valore di questo saggio su Chiesa e cultura in Italia ricco di rimandi per le iniziative istituzionali, che meritano ulteriore approfondimento, come indica la bibliografia al termine di ogni capitolo, si può avanzare un augurio, quello che si prenda l’iniziativa di fare altrettanto per il Novecento.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 3
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
«L’esigenza di riflettere sull’identità italiana appare oggi quanto mai sentita. Non si tratta tanto della chiusura difensiva programmata da un pensiero sostanzialmente impaurito dalla modernità, quanto, piuttosto, di essere messi in grado di riconoscersi in una civiltà e di valorizzarne il proprium, così da poter dialogare con coscienza chiara e pronta con tutti» (p. 5). Con queste parole il curatore dell’opera indica l’opportunità e l’importanza del presente studio, condotto da giovani con una preparazione universitaria post-dottorale, promosso dal Centro Universitario Cattolico e dalla Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena. Si tratta di ricerche di carattere storico, secondo il metodo storicocritico, finalizzate a capire e documentare un momento di particolare importanza della storia italiana, l’800, per individuare il tipo di rapporto instaurato tra Chiesa e identità culturale nazionale. Si sono scelti degli ambiti di indagine in cui si può osservare il costituirsi progressivo di una situazione sociale nuova. Essi vanno dalla concezione della vita e della morte come emerge dai testi delle epigrafi cimiteriali, all’uso della lingua praticato nella Chiesa dell’Ottocento, al dibattito sull’istruzione primaria, espresso in alcune riviste pedagogiche, allo sviluppo di un’editoria cattolica di carattere più popolare, alle biblioteche ecclesiastiche. La sequenza è molto ricca: da L’Educatore Primario a L’Istitutore: Rosmini, Tommaseo e altri, in alcune riviste pedagogiche piemontesi del Risorgimento; Un’editoria cattolica per il popolo; Gli strumenti linguistici della Chiesa nell’Ottocento; La memoria dell’altro: l’epigrafia cimiteriale nell’Ottocento, Uno sguardo sulle biblioteche ecclesiastiche in Italia tra Settecento e Ottocento, rispettivamente di Andrea Del Ben, Isotta Piazza, Michele Colombo, Simona Cappellari, Alessandro Ledda. Ogni ricerca ha una ricca documentazione dalla quale emerge come il cristianesimo ha dato un contributo significativo ad alcuni aspetti della cultura italiana ottocentesca, contributo spesso rimosso dalla pubblicistica. Un libro che contrasta sterili pregiudizi e può coadiuvare e incoraggiare la ricerca storica, ma può anche giovare a chi è impegnato nella missione educativa dei/delle giovani, in particolare di quelli italiani.
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 1/2010
(http://www.pfse-auxilium.org)
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ottocento, storia della chiesa, educazione religiosa, letteratura cristiana, Storia della lingua, Cultura (concezione cristiana)