Il libro sigillato e il libro aperto

Il punto di partenza del presente volume, espresso con chiarezza nelle due pagine dell’introduzione, è la consapevolezza che la Bibbia è un libro e come tale, se si vuole attingere ai tesori in esso contenuti, impone una fatale necessità: occorre aprirlo. Niente di più scontato, apparentemente. In realtà molti lettori più o meno preparati si accorgono di come nell’atto pratico del leggere la Sacra Scrittura si incontrino non pochi problemi; il libro sacro - per usare un’immagine dell’Apocalisse - è come sigillato, chiuso; «gli articoli raccolti in questo volume hanno come scopo di offrire al lettore alcune chiavi semplici per aprire i sigilli di questo libro antico e sempre giovane che è la Bibbia» (p. 9).
Fuor di metafora, leggendo la Bibbia con un minimo di attenzione sorgono non poche perplessità: sulla moralità delle grandi figure bibliche, sulla violenza divina contenuta in alcuni racconti, sulle risposte insufficienti ai grandi problemi posti (si pensi alla finale del libro di Giobbe)… Per dirlo con un vocabolario teologico, la pratica della lettura chiede di riflettere sulla verità della Bibbia (com’è possibile che ci siano contraddizioni?), sul canone (perché alcuni libri sì e altri no), sull’ermeneutica (come leggere testi così lontani dalla nostra sensibilità attuale?). Queste grandi questioni, tipiche di un’introduzione alla Sacra Scrittura, sono affrontate nella prima parte del libro di Ska, intitolata «Orientamenti».
La seconda parte («Letture bibliche») presenta invece alcuni esempi pratici di lettura, tutti dall’AT; in prevalenza si tratta di approfondimenti su testi del Pentateuco, oltre ai quali vanno segnalati un articolo su Rut, uno su Davide e un ultimo saggio sui volti «insoliti» di Dio nell’AT (con una puntata fino al Vangelo secondo Matteo). Caratteristica di questa seconda parte è la pluralità delle metodologie esegetiche utilizzate: «i metodi sono diversi, secondo l’argomento, perché gli strumenti dell’esegesi devono essere adattati al loro oggetto, e non l’inverso» (p. 10). In un caso troviamo anzi il confronto esplicito tra le varie metodologie; è il capitolo dedicato ad Abramo: «Gen 18,1-15 alla prova dell’esegesi classica e dell’esegesi narrativa». La terza e ultima parte del volume («Diritto e istituzioni nella Bibbia») raccoglie tre approfondimenti tematici, trasversali: sulla figura del Sacerdote, sugli Anziani e sulle origini bibliche di alcuni principi della democrazia occidentale.
Il volume di J.L. Ska raccoglie 23 saggi da lui composti tra il 1990 e il 2003 e già editi presso riviste e opere composite (uno anche in Studia Patavina 49, 2002, 7-23). Questo spiega il taglio diverso che si trova leggendo l’uno o l’altro capitolo e le inevitabili ripetizioni; ne è consapevole l’A., che ha preferito - alla maniera degli autori biblici - conservare le differenze come le ripetizio-ni: «il libro si presenta pertanto più come una serie di variazioni su temi conosciuti, e non esattamente come un’opera unificata con i suoi diversi movimenti ben articolati» (p. 10). Se non fosse ardito l’accostamento, si potrebbe dire che l’immagine musicale ora evocata si adatta tanto all’opera di Ska, quanto al «libro» che essa introduce, quello biblico appunto.
Molti lettori non hanno bisogno di una presentazione dell’A., perché ne sono stati studenti o colleghi, o semplicemente perché ne hanno già apprezzato le molte pubblicazioni anche recenti. Questa, forse la più consistente come numero di pagine, permette di gradirne ancora lo stile semplice e facilmente leggibile; l’abbondante bibliografia dice che la semplicità non è qui sinonimo di approssimazione, ma di quella chiarezza espositiva che è indubbiamente un pregio.

Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)