Teologia morale e scienze empiriche
(Saggi e proposte)EAN 9788821308192
Il volume riporta gli atti del seminario dell’Associazione dei teologi italiani per lo studio della morale (Atism) svoltosi ad Assisi dal 5 all’8 luglio 2011. Oggetto del seminario: il rapporto tra teologia morale e scienze empiriche. Obiettivo: individuare lo status quaestionis e alcuni snodi del rapporto tra due momenti essenziali del sapere morale: il sapere della fede e quello della ragione pratica. Al seminario di Assisi sono stati invitati numerosi studiosi ed esperti di discipline teologiche ed empiriche.
Per i fondamenti hanno portato il loro contributo I. Sanna, arcivescovo metropolita di Oristano, e S. Bastianel, della Facoltà teologica dell’Italia meridionale, sezione san Luigi. Per il rapporto tra teologia morale e psicologia M. Fornaro, dell’università di Chieti-Pescara, e G. Mazzocato, della Facoltà teologica del Triveneto. Per il rapporto tra teologia morale e sociologia L. Diotallevi, dell’Università di Roma 3, e G. Manzone, della Pontificia Università Lateranense. E infine per il rapporto tra teologia morale e neuroscienze G. L. Gigli, dell’Università di Udine, e L. Renna, della Facoltà teologica pugliese. Secondo i curatori l’obiettivo è stato raggiunto: «Il seminario ha confermato la plausibilità dell’intuizione originaria, quella di testare l’attuale status quaestionis di alcuni snodi interdisciplinari, sul versante empirico, rilevanti da un punto di vista teologico-morale» (p. 6).
Snodi che hanno permesso ai relatori di intervenire e portare un contributo chiarificatore a partire dai rispettivi ambiti di competenza e mettendo in evidenza, da una parte, la complessa stratificazione dell’esperienza morale, dall’altra il rischio di riduzionismo che incombe sulle diverse discipline. Rischio che da un punto di vista epistemologico e metodologico è tanto vecchio quanto il sorgere della scienza moderna. Il problema non è solo del passato, è anzi diventato un tema ricorrente della cultura contemporanea, e in particolare della teologia morale, anche se bisogna riconoscere che negli ultimi decenni alla vivacità del dibattito non sempre si è accompagnata una pari chiarezza linguistica e concettuale. Per cui è di grande interesse la raccolta dei saggi pubblicati.
E se non è sempre facile seguire o condividere le argomentazioni dei vari relatori, non è tuttavia difficile intuire il punto cruciale del dibattito, che fondamentalmente è sempre lo stesso. Da un lato la rivendicazione dell’autonomia epistemologica e metodologica delle diverse discipline; dall’altro il timore che tale autonomia renda il sapere della fede cristiana impotente a considerare e comprendere le questioni morali. La trama della discussione richiama, sia pure da lontano, quel «Positivismus-streit» (polemica sul positivismo) che tanto ha affaticato il pensiero tedesco del primo Novecento. Ma mentre i rappresentanti della cosiddetta «teorica critica della società», rappresentata dalla scuola di Francoforte, discutevano con i vari Popper e Albert e il loro «razionalismo critico», attualmente il vero interlocutore sembra diventato Max Weber. È nella sociologia weberiana, infatti, che la ricerca empirica si presenta con l’esigenza di essere «libera dal valore», dall’impegno della scelta morale, per poter adempiere nel migliore dei modi alla sua funzione descrittiva dei fatti. Non che per Weber, sia ben chiaro, si dovesse rinunciare assolutamente alle scelte morali; ma esse erano proprie dell’uomo nella sua responsabilità privata e non dovevano incidere sul compito obiettivo della descrizione scientifica.
Di qui i dubbi dei vari rappresentanti delle scienze normative, in particolare morali. E dubbi tanto piú fondati in quanto, in un’epoca come la nostra, la privatezza delle scelte morali appare inefficace e come soffocata da una società che è venuta strutturandosi secondo l’«obiettività» della scienza. L’indirizzarsi della polemica verso Weber non deve per altro far dimenticare o trascurare qualche aspetto originale che l’odierna epistemologia e metodologia delle scienze empiriche ha acquisito nei confronti delle scienze ermeneutiche e fenomenologiche. Superando la rigida contrapposizione tra un metodo che si ferma alla «apparenza» storica o fenomenica e un metodo che tenta di penetrare la realtà umana «profonda», è la scienza stessa che in qualche modo oggi può rivelare la maniera d’essere dell’uomo. Sono caduti gli idoli delle certezze assolute che si ritenevano connesse alle fonti, sensibili o razionali, della conoscenza scientifica. La scienza mostra oggi il suo carattere di «tentativo» prettamente umano, sempre controllabile e mai definitivo, per la comprensione del mondo.
È con questa epistemologia e metodologia scientifica che la teologia morale può e deve confrontarsi ed elaborare un’etica normativa anche in un contesto di fede. Certo le scelte e le valutazioni morali non ci sono fornite dalle tecniche e dai risultati della scienza empirica. Ma se questa come tecnica conoscitiva non ci fornisce valori, come maniera e stile di vita ci allontana almeno dal fanatismo di chi crede di possedere la verità ultima e assoluta.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2012
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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