Citazione spirituale

Spes non confundit. Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell'Anno 2025

di

Francesco (Jorge Mario Bergoglio)


Copertina di 'Spes non confundit. Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell'Anno 2025'
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EAN 9788826608969

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Descrizione
Tipo Libro Titolo Spes non confundit. Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell'Anno 2025 Autore Editore Libreria Editrice Vaticana EAN 9788826608969 Pagine 48 Data maggio 2024 Altezza 17 cm Larghezza 12 cm Collana Documenti papali
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il 11 novembre 2024 alle 15:07 ha scritto:

Bella la lettera del Papa Francesco e la trovo semplice da leggere e ricca di contenuti.Grazie

il 7 agosto 2025 alle 15:55 ha scritto:

Bellissima questa bolla di indizione del Giubileo ordinario dell'anno 2025. Purtroppo per mancanza di tempo sono riuscito a leggerla solo durante l'estate però mi è piaciuta tantissimo, soprattutto l'inizio del documento è a dir poco disarmante perché spiazza il lettore, o almeno io mi sono sentito così quando ho letto: "Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene" (n. 1). Secondo me in questa frase c'è racchiusa una speranza che va oltre i limiti della Chiesa, per toccare il cuore e la mente di ogni persona, anche i più lontani. Altre caratteristiche di questa bolla che mi hanno colpito sono i cosiddetti "Segni di speranza" che Papa Francesco riporta nei nn. 7-15. L'elenco dei segni merita, a mio avviso, di essere ricordato perché si evita il rischio di fermarsi solo all'annuncio della speranza teorica, senza sentire l'esigenza del coinvolgimento personale e diretto, anche perché Papa Francesco non è stato un papa solo teorico, ma anche molto pratico. La pace, la trasmissione della vita, i detenuti per i quali il Papa ha aperto una porta santa all'interno del carcere romano di Rebibbia il 26 dicembre scorso, "perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all'avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita" (n. 10). Il richiamo a tutti i cristiani perché si facciano portavoce contro la pena di morte; i giovani e gli anziani; gli ammalati, i profughi, migranti e rifugiati. La parola del Papa giunge anche in questo caso puntuale e provocatoria: "Le loro attese non siano vanificate da pregiudizi e chiusure; l'accoglienza, che spalanca le braccia ad ognuno secondo la sua dignità, si accompagni con la responsabilità, affinché a nessuno sia negato il diritto di costruire un futuro migliore" (n. 13).
Molto accalorati sono gli "appelli" che il Papa ha rivolto, in questa bolla (nn. 16 e 17), a tutta l'umanità, affinché il creato sia rispettato e conservato nella sua interezza; alla stessa stregua il monito per "condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia" (n. 16). Infine l'appello per l'unità dei cristiani nella ricorrenza dei 1700 anni dal concilio di Nicea.
Un’ultima considerazione, secondo me, decisiva per cogliere il senso della Bolla giubilare Spes non confundit sono gli ultimi numeri, a mio avviso quelli più teologici. La speranza è la grande dimenticata. L'insistenza sulla fede e la carità hanno portato l'oblio su contenuti che sono decisivi, primo fra tutti quello della salvezza portata da Cristo e la promessa della vita eterna.
Con grande passione Papa Francesco riprende questo tema e scrive: "In virtù della speranza nella quale siamo stati salvati, guardando al tempo che scorre, abbiamo la certezza che la storia dell'umanità e quella di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all'incontro con il Signore della gloria. Viviamo dunque nell'attesa del suo ritorno e nella speranza di vivere per sempre in Lui: è con questo spirito che facciamo nostra la commossa invocazione dei primi cristiani, con la quale termina la Sacra Scrittura "Vieni Signore Gesù" (Ap 22,20)" (n. 19).
La Bolla si sofferma a lungo sul tema della morte presentando i grandi interrogativi che spesso sorgono dal profondo del cuore e quasi mai trovano la risposta adeguata. È così davanti alla morte delle persone che si amano quando sorge la domanda di dove possano essere e in quale luogo; se c’è veramente una vita dopo la morte e come può essere; sul giudizio di Dio per ognuno di noi, ricordando che è sempre compiuto alla luce della misericordia Papa Francesco risponde in modo davvero molto bello: "Cosa sarà dunque di noi dopo la morte? Con Gesù al di là di questa soglia c’è la vita eterna, che consiste nella comunione piena con Dio, nella contemplazione e partecipazione del suo amore infinito. Quanto adesso viviamo nella speranza, allora lo vedremo nella realtà" (n. 21). Papa Francesco non poteva non terminare un suo documento senza citare Maria Santissima scrivendo che la speranza trova in lei la più alta testimone perché sotto la croce, mentre vedeva il suo unigenito morire, ripeteva il suo "sì", senza perdere la speranza e la fiducia in Dio, "in lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita" (n. 24).
Davvero bello questo documento di Papa Francesco, uno degli ultimi del suo Pontificato.