Jacques Maritain. Dizionario delle opere

Di un grande specialista e ammiratore del Maritain, Piero Viotto, fin dagli anni Cinquanta si può reperire la sua prima opera Jacques Maritain (Brescia, La Scuola, 1957), per arrivare ad una delle ultime, Introduzione a Maritain, Bari, Laterza, 2000. Qui nel Dizionario l’autore passa in rassegna tutte le opere del grande filosofo con il rimando alla prima edizione nella lingua originale (francese o inglese), però non trascurando anche la stesura del testo definitivo dato dalle opere complete. Anche conferenze e articoli usciti in riviste scientifiche sono riportati, magari accordandoli al medesimo argomento trattato in opere maggiori con un’apposita Appendice che integra la scheda.
Questo lavoro di certosino che arriva in tutto a 65 schede con tutti i rimandi bibliografici all’interno dell’autore trattato, è arricchito da tavole illustrative che indicano l’ossatura visiva della architettura, con cui il sapere venne organizzato da Maritain.
Una bibliografia divisa per antologie, per contributi in volume, per numeri monografici di rivista e repertori bibliografici nonché indici per argomenti, per nomi e per tematica rende ancora più indispensabile questo lavoro che si presenta certo come uno strumento d’indagine, ma anche come una introduzione a questo filosofo d’ispirazione tomista, che grande influenza esercitò in Italia a partire dagli anni Cinquanta e anche prima sul futuro Paolo VI, G.B. Montini, che tradusse in italiano l’Umanesimo integrale negli anni Trenta.
Per una rinascita del tomismo Maritain constata la rivoluzione cartesiana, introdotta nella Francia classica e in Europa, che cambia totalmente il concetto di scienza, la quale diventa essenzialmente fisica e matematica: “formalmente matematica e materialmente fisica”, il cui oggetto sono solo le funzioni matematiche e non la realtà fisica e le sue cause; e la metafisica che diventa in definitiva una metafisica meccanicistica.
In questa situazione una rinascita tomista – sulla base di Aristotele, Platone, S. Agostino – resta ancora un valido punto di riferimento e non può prescindere da una rigorosa fedeltà a S. Tommaso, riscoperto nella fonte; una ripresa della metafisica in confronto col filosofare contemporaneo, un ripensamento della filosofia non più in funzione della teologia; un interesse adeguato alle scienze moderne; ma soprattutto per il filosofo d’ispirazione cristiana una attitudine contemplativa capace di recepire il soprannaturale. Un dialogo nell’autonomia tra ragione e fede. Base essenziale, questa, per trasformare il filosofare in una sapienza cristiana.

Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)