Il mio nome è Tecla

«Non esiste "la donna", esistono "le donne", tante donne concrete. A loro possiamo guardare e da ciascuna possiamo trarre elementi per comporre la nostra identità, talvolta per contrasto, più spesso per analogia. Esse ci mostrano come aprirci all'infinito, ci offrono nuove possibilità», scrive Maria Luisa Di Blasi nell'Introduzione. È questo, fin dalle prime pagine, il senso del libro. L'autrice ha scelto di avvicinare il «volto» di una donna del secolo XX con un modulo narrativo particolare. Infatti, non è una biografia, ma un ritratto. Teresa Merlo (Castagnito d'Alba, 20 febbraio 1894 - Albano Laziale, 5 febbraio 1964), poi Maestra Tecla, fu una donna nuova, sia nei confronti del mondo religioso al quale aveva scelto di appartenere, che di quello civile. E, come tale, fu una fondatrice, ideatrice e creatrice della suora paolina. Il suo ritratto umano e spirituale è qui tracciato in tutta la sua statura profetica. La narrazione ricostruisce, attraverso l'analisi di foto, filmati, parole e silenzi, la formazione della sua identità femminile, nel rapporto fondante con la madre e la maestra e poi nelle dinamiche sottili che ne preparano il compimento accanto a don Giacomo Alberione, il fondatore e padre della Famiglia Paolina, che scelse lei come «madre» della nascente Congregazione. Fu allora che Teresa divenne Tecla, testimoniando quale fecondità generi ovunque l'alleanza e il sostegno tra maschile e femminile, anche in una Famiglia religiosa. Tutti, qui, riusciamo a incontrarla: uomini e donne, credenti e non credenti, religiosi e laici. La sua passione per la santità dà voce a un desiderio di pienezza che ci appartiene in quanto esseri umani.