Un Dio coinvolgente
-Dottrina teologica su Dio
(Biblioteca di teologia contemporanea)EAN 9788839904508
INDICE GENERALE
Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1. Il nome di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.1. Come lo chiamate' 15
1.2. Parlare a 18
1.3. Dossologia e argomento 22
1.4. Nomi e concetti 26
1.5. Il nome con il quale Egli è invocato 30
1.6. Parlare di Dio in seconda e terza persona 32
1.7. Conoscenza di Dio' 35
1.8. Pensare a partire da Dio, pensare a partire dall'uomo 41
1.9. Dio: più che necessario 45
1.10. L''inutilità' di Dio 51
1.11. Il mistero senza nome 57
1.12. Dio è dono 59
1.13. Il linguaggio della sorpresa 62
2. Conoscenza di Dio e conoscenza del mondo . . . . . . . . . . . . . . . . 71
2.1. Il linguaggio di chi è afferrato
e il linguaggio di chi conosce 71
2.2. Le convinzioni religiose sono fondabili' 76
2.3. Credibile e razionale' 80
2.4. Affermazioni o convinzioni' 82
2.5. Che cosa può parlare
a favore della verità delle convinzioni religiose' 87
2.6. Prove dell'esistenza di Dio' 91
2.7. Mancanza di fondamento 99
2.8. 'Prova ontologica'' 107
2.9. La 'fede nella verità' 116
2.10. Che cos'è la verità' 122
716 Indice generale
2.11. Verità di Dio 127
2.12. Conoscenza del mondo tramite la conoscenza di Dio' 133
2.13. Concetto di Dio' 136
2.14. La verità di Dio che fa veri 141
3. L'uno e unico. ' L'altro' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145
3.1. Unità: ciò di cui non si può pensare il più grande 145
3.2. Nessun altro Dio!' 149
3.3. Monoteismo come metafora 153
3.4. La ricchezza di dèi vs. la 'distinzione mosaica' 156
3.5. Estraneità monoteistica al mondo
vs. dimorare politeistico nel mondo' 163
3.6. Fanatismo monoteistico della verità' 170
3.7. La verità indisponibile, ma coinvolgente di Dio 177
3.8. Il totalmente Altro 181
3.9. «Sinfonia dell'Uno e del Tutto» 187
3.10. Dio: uno e tutto ' la difficile eredità di Spinoza 197
3.11. L'immanenza-trascendenza di Dio 201
3.12. L'infinità di Dio e il finito 209
3.13. L'Uno non vuole essere senza i molti 220
3.14. Dio: la sfida infinita e infinitamente promettente 231
4. Gli spazi di Dio, i tempi di Dio, la presenza di Dio . . . . . . . . . . . 235
4.1. Onnipresenza 235
4.2. Il Dio eterno e la relatività del tempo 245
4.3. Perfezione intra-trinitaria di Dio' 252
4.4. Perfetta auto-comunicazione 260
4.5. Presenza 263
4.6. Il tempo e l'esperienza della mancanza:
provocazione per la volontà o sua negazione' 268
4.7. La volontà di Dio accade nel tempo:
nel farsi presente di Dio, nel dono del futuro 283
4.8. La trascendenza-immanenza di Dio nel tempo 291
4.9. La presenza nascosta di Dio 297
4.10. Dio agisce in questo mondo' 313
4.11 Che cosa significa agire' 321
4.12. Dio agisce dove la sua volontà buona si realizza 334
Indice generale 717
5. L'Onnipotente e la creatività del suo amore . . . . . . . . . . . . . . . . 341
5.1 Non di questo mondo' 341
5.2 L'agire storico dell'Onnipotente 349
5.3. L'elaborazione filosofica e teologica del concetto di Dio 356
5.4. Un Dio che soffre e diviene' 363
5.5. Dio si identifica 375
5.6. Che cosa significa onnipotente' 380
5.7. Contesti biblici 386
5.8. Problemi di traduzione e relative perdite 395
5.9. L'onnipotenza del Dio creatore 399
5.10. Il dono dell'Onnipotente 408
5.11. Onnipotenza nel dono liberante di sé 415
5.12. Onnipotenza e impotenza dell'amore 426
5.13. Tenere aperta la questione della teodicea
e recepire la sua sfida storica 432
5.14. Fede pratica della teodicea '
fede pratica nell'onnipotenza' 443
6. La volontà buona di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 446
6.1. Volontà di Dio o volontà degli uomini 446
6.2. Dio lo vuole!' 452
6.3. Volontà di Dio o il destino' 457
6.4. Libertà della volontà 463
6.5. Il dono della libertà 477
6.6. Interiorizzazione' 489
6.7. «Dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà» (2 Cor 3,17) 493
6.8. Libertà e necessità 497
6.9. La libertà dell'auto-identificazione 507
6.10. Con-volere la volontà di Dio
sulle lunghe vie della sequela 513
6.11. Giustizia di Dio e giustizia degli uomini 515
6.12. La giustizia di Dio e la morte 526
6.13. Giudizio 531
6.14. Fino a quando' 541
7. L'unitrino: l'uno non senza gli altri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 545
7.1. Divinizzazione dell'umano o umanizzazione di Dio 545
7.2. Il pensiero più bello. ' Il pensiero più pericoloso' 553
7.3. Presenza trinitaria di Dio 559
718 Indice generale
7.4. Teologia trinitaria vs. teologia negativa' 567
7.5. 'Esposizione' cristologica 573
7.6. 'Inclusione' pneumatologica 578
7.7. Monoteismo concreto
o ellenizzazione dell'esperienza biblica di Dio 584
7.8. Il centro nervoso della fede trinitaria cristiana in Dio 593
7.9. Dalle immagini ai concetti 599
7.10. Dio ' Persona' 615
7.11. La realtà personale e personalizzante dello Spirito Santo 629
7.12. Colui che è presente senza origine e senza fine 637
7.13. La Trinità: solo un sommo concetto umano' 641
7.14. Dottrina della Trinità immanente a Dio' 649
7.15. Ciò di cui non si può pensare il più grande 669
8. Uno sguardo in prospettiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 677
8.1. Concentrazione 677
8.2. Pensieri ultimi' 680
8.3. Verità semplice 683
8.4. Dono di Dio 684
Bibliografia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 687
Indice dei nomi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 707
Testo di teologia sistematica che propone una dottrina su Dio: «Essa deve introdurre al carattere vincolante di un discorso su Dio in cui si riconosce nuovamente il carattere biblico della fede in Dio, in cui si riconoscono i motivi affidabili che lo sostengono, ma anche il rischio di andare oltre ciò che è razionalmente fondato; in cui si riconoscono tutti i timori e le incertezze che abitano questo discorso ma anche le idee, spesso così insicure, che segnano la sua strada attraverso la storia di chi crede e di chi dubita». Una simile dottrina deve giustificarsi davanti alla Scrittura, come davanti alle domande degli uomini; richiede rigore intellettuale e umiltà e spinge a concentrarsi sull’essenziale. N. 150 di «Biblioteca di teologia contemporanea ».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2010 n. 20
(http://www.ilregno.it)
Jürgen Werbick è autore di importanti pubblicazioni teologiche e uno dei più apprezzabili teologi cattolici tedeschi. Nonostante alcuni volumi pubblicati dall’editrice Queriniana (Soteriologia [1993], La chiesa. Un progetto ecclesiologico per lo studio e per la prassi [1998] e Essere responsabili della fede. Una teologia fondamentale [2002]) e ad altri saggi, l’A. non è ancora ben conosciuto dal pubblico italiano. Questa sua ultima opera tradotta in italiano, Un Dio coinvolgente. Dottrina teologica su Dio, costituisce una sintesi del suo percorso teoretico e di ricerca.
Già il titolo indica il tema essenziale di tutta l’opera. Il termine «coinvolgente» vuole tradurre l’originale tedesco verbindlich che significa vincolante, obbligante: deriva da verbinden: legare, collegare. Il soggetto di questo vincolo è innanzitutto Dio stesso, che si vincola all’altro; ma è anche la ragione (Denken) e la parola (Wort) che sono vincolate al pensare e dire Dio in maniera «più-che» necessaria e niente affatto arbitraria. Nell’introduzione al volume, Werbick afferma che è compito della teologia trovare e scegliere argomenti appropriati, perché Dio sia riconosciuto sempre come Colui di cui non si possa pensare il maggiore. La dottrina di Dio non può accontentarsi, perciò, di un qualsiasi pensiero su Dio o di una qualsiasi parola che lo esprima. La teologia sistematica deve insegnare una disciplina nel pensare e dire Dio. Ritorna in questa opera la tematica della responsabilità, che Werbick aveva trattato in precedenza nell’ambito della teologia fondamentale e che ora riprende nel contesto della dottrina di Dio.
«Presento una dottrina di Dio elaborata nell’ambito della teologia sistematica, la cui ampiezza [spazia] inevitabilmente dalla filosofia della religione, alla teologia fondamentale, fino alla dogmatica» (12). L’opera è suddivisa in sette capitoli fondamentali; l’ottavo è una ripresa quasi poetica del percorso svolto. Dalla questione del dire e pensare Dio in maniera vincolante (1-2), Werbick passa a esaminare il dibattito recente sul monoteismo (cf Martin Walser, Odo Marquard e Jan Assmann): Dio si vincola all’altro, per questo è uno (3). Il legame di Dio all’altro da sé, al mondo e in particolare all’uomo, sollecita una ridefinizione della provvidenza di Dio e di come Dio interviene nel mondo (4). Questa comprensione di Dio, quale Dio vincolante, implica un riesame dell’attributo dell’onnipotenza (5), assieme a una più specifica determinazione del rapporto tra volontà di Dio e bene (6). La dottrina trinitaria - l’uno non senza gli altri - esprime e articola, come obbligo e responsabilità di fede, l’essere di Dio come unico soggetto nella diversità delle persone (7). Nel primo capitolo il nostro A. riconosce che ogni discorso su Dio avviene nell’orizzonte di un presupposto teologico. Werbick fa riferimento all’argomento ontologico del Proslogion di Anselmo. L’evidenza di Dio, come positum originario, rende ogni altra realtà evidente. L’argomento ontologico indica in maniera positiva quel percorso che la teologia negativa vuole prescrivere. Per evitare che l’infinito diventi finito, la teologia apofatica nega ogni dizione o concezione di Dio; tuttavia, anche questa modalità negativa di conoscere Dio rimane pur sempre una via dell’uomo e non di Dio. La metafora è la via indicata dal nostro A. per uscire dalla dialettica tra indicibile e dicibile. Nell .assunzione del linguaggio metaforico è possibile argomentare su Dio. Nel secondo capitolo il nostro A. si confronta con le posizioni sia del pluralismo religioso di John Hick e Don Cupitt sia del linguaggio scientifico.
Dio non è una realtà che un osservatore possa cogliere a distanza (Beobachterperspektive). «La verità di Dio si dischiude […] soltanto nella “prospettiva partecipante”, dunque mai sciolta dal linguaggio della testimonianza articolato metaforicamente [...]. La verità come adaequatio presuppone il Dio che include gli uomini nel processo dell’adaequatio» (141). Non c’è verità su Dio senza affidamento a Dio. Nel capitolo quarto Werbick tratta dell’agire di Dio e riprende le sue considerazioni su queste due differenti prospettive o modi con cui debba considerarsi l’intervento di Dio nel mondo. L’azione di Dio nel mondo può essere considerata tale, quindi di Dio, solo quando Dio rivela all’uomo la sua intenzione; perché un fatto sia riconosciuto come atto di Dio è necessario, quindi, che l’uomo non sia osservatore indifferente, ma sia partecipe interessato. Solo come testimone l’uomo riconosce l’azione di Dio nel mondo. Al di fuori di questo contesto comunicativo, Dio non compare nel mondo come Soggetto agente.
In definitiva, «[Dio] agisce per mezzo dell’agire reso possibile dalla fede» (338). Nell’affrontare la questione della verità, così come in vari punti della sua opera, Werbick dialoga con le posizioni di Nietzsche. Specialmente nella critica al monoteismo, prende corpo la concezione nietzschiana di Dio, come negazione dell’umano ed espressione del suo risentimento, in quanto proiezione, nel divino, di ciò che l’uomo non riesce ad essere. Werbick contrappone a tale concezione di Nietzsche la visione di Dio come Colui che è con/per l’altro. La verità di Dio, infatti, è essenzialmente inclusiva e non monopolio esclusivo contro gli altri. Attento alla sensibilità religiosa contemporanea e al suo interesse verso la mistica orientale, il nostro A. critica la tendenza di una certa mistica contemporanea, a dissolvere l’individuo nell’infinito del mistero divino e ribadisce la centralità e la dignità della singola persona. Per spiegare la concezione del Dio biblico, che non vuole essere Dio senza l’altro e gli altri, il nostro A. si serve dell’analisi di alcune questioni: la questione del rapporto tra tempo ed eternità, e del rapporto tra perfezione e amore di Dio. Rifacendosi a Gregorio Magno, Riccardo di San Vittore e ad alcuni teologi contemporanei (cf E. Jüngel), il nostro A. precisa in che modo la perfezione di Dio includa e non escluda l’altro in quanto tale. «Dio non è compreso come se la dipendenza dagli altri, che non sono Dio, andasse a detrimento della sua perfezione. È lui, piuttosto, che si rende dipendente, perché non vuole essere Dio senza gli altri. L’amore di Dio si rende .dipendente.» (288).
Tale rivisitazione del concetto di Dio implica una diversa interpretazione degli attributi di Dio, più in consonanza con la rivelazione biblica. Per quanto riguarda l’onnipotenza di Dio, Werbick afferma che è necessario ricuperare la dimensione relazionale di questo attributo. In dialogo critico con la prospettiva di H. Jonas, N’ Berdjajew, S. Bulgakov, H.U. von Balthasar e J. Moltmann, il nostro A. ridefinisce l’onnipotenza di Dio nell’orizzonte dell’identificazione di Dio con l’altro- da-sé. In questo identificarsi con l’altro e poter diventare l’altro si manifesta l’onnipotenza di Dio, non tanto come capacità di far tutto da sé (ex sese) senza nessuno o nient’altro (creatio ex nihilo), quanto come potenza di amore e di relazione verso l’altro. Nella capacità di “vincolarsi all’altro”. si comprende non solo l’onnipotenza di Dio, ma anche quale libertà debba essergli predicata. Dio non è originariamente liberum arbitrium, ma è libertà come capacità di amare e legarsi all’altro. Alla luce di questo paradigma relazionale, va rivisitato il concetto di .volontà di Dio. che si oppone a quello di “destino” (513-515). Il capitolo settimo dell’opera è dedicato alla dottrina trinitaria.
Ripercorrendo il cammino conciliare e dogmatico dell’enunciato trinitario, Werbick propone di riformulare la definizione «una essentia - tres personae» con la distinzione tra persona e soggetto. Con tale riformulazione Werbick vuole superare le riserve nell’uso del termine «persona » sollevate da Barth e Rahner, e allo stesso tempo evitare di escludere le metafore personali, quali l’«essere-di-fronte» o «a-faccia-a-faccia», che costituiscono la caratteristica del termine greco di persona. Questa opera costituisce un’ulteriore conferma della profondità speculativa del pensiero di Werbick. Il nostro A. rivisita filosofi e teologi, sia del passato che dell’età moderna - in particolare appunto Nietzsche -, e si confronta con loro, alla luce delle questioni e delle sensibilità contemporanee. Va apprezzata la capacità di Werbick di saper argomentare non solo la dottrina di fede ma di darle maggiori ragioni nel momento in cui è necessario riformularla in considerazione delle sue aporie. Per salvaguardare la distinzione tra teologia ed economia, tra l’essere di Dio (necessità) e la sua volontà (libertà), Werbick rischia - tuttavia - di non articolare ulteriormente l’aporia di fondo che soggiace nell’affermare che «Dio vuole essere Dio non senza di noi».
Se Dio è come vuole essere (libertà), ma vuole essere così come è (necessità), significa che il rapporto tra teologia ed economia deve essere compreso in maniera ancor più vincolante. Dio è ancor più coinvolto di quanto Werbick supponga. Un’adeguata riflessione sul dogma della preesistenza di Gesù Cristo, e quindi non solo del Verbo (non incarnato), avrebbe potuto delineare le possibilità teoretiche di questo coinvolgimento di Dio.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 1/2013
(www.rassegnaditeologia.it)
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Un utente il 25 luglio 2012 alle 20:30 ha scritto:
Un testo di Teologia fondamentale scritto con singolare chiarezza e fluidità. Poche volte mi è capitato di affrontare testi di teologia così profondi ma presentati con una "immediatezza espositiva" tanto da poterlo consigliare anche ai non addetti ai lavori. Anche la completezza degli argomenti trattati lo rende un ottimo testo di teologia fondamentale da studiare e tenere sempre a portata di mano. Consigliatissimo.