Il Dio di Abramo

La storia dei patriarchi è spesso studiata all’interno di testi specialistici, generalmente non accessibili ad un vasto pubblico, o perché scritti in lingue diverse dall’italiano o per l’impostazione tecnica di tali volumi. Il libro di A. Mello, invece, segue il canovaccio biblico, cioè il libro della Genesi, proponendo riflessioni concise, volutamente non erudite e quindi alla portata di ogni lettore. Questo non vuol dire che la lettura biblica qui proposta sia banale o elementare, anzi. L’autore ha invece la capacità di seguire il testo biblico nella sua forma attuale, prescindendo da qualunque ipotesi documentaria, ma in maniera “saporosa”, facendo cioè emergere il significato teologico e spirituale dei racconti. La storia di Abramo, Isacco e Giacobbe contenuta nel libro della Genesi è oggetto di una lettura continua, che assume la forma di brevi note di commento che, in maniera quasi naturale, ma non forzata, si aprono all’attualizzazione. Le tre figure patriarcali sono inoltre da Mello collegate alle tre virtù teologali cristiane, fede, speranza e carità. Abramo è infatti il primo personaggio biblico al quale venga attribuito il verbo «credere», ed egli è sempre stato considerato, nelle religioni monoteiste, il padre dei credenti. Ad Isacco, spesso ritenuto un personaggio minore, “schiacciato” tra suo padre Abramo e suo figlio Giacobbe, viene invece qui restituito spessore ed egli è associato alla virtù della speranza. Giacobbe infine, anche se può sembrare strano, data l’ambiguità che caratterizza il personaggio, è collegato a quella che l’autore definisce «la storia d’amore più avventurosa di tuta la Bibbia» (p. 15). Il lettore che volesse ulteriormente approfondire lo studio dei testi potrebbe infine far riferimento alla bibliografia finale, essenziale, ma utile.

Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n.3 del 2015
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)