Citazione spirituale

La voce dei clienti

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don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:42 ha scritto:

Utile libretto che permette di approfondire e comprendere la sacra Scrittura fornendo spiegazioni semplici alla portata di tutti. Consigliato a quanti si pongono domande sulla Bibbia o a coloro che sono chiamati a farla conoscere.

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don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:39 ha scritto:

il libro contiene una serie di canti, molti nuovi, per la celebrazione eucaristica e per varie occasioni. Utile per rinnovare un po' il repertorio dei canti e utile per organisti, coristi, parroci e per i fedeli.

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don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:37 ha scritto:

Utilissimo per chi vuole imparare i canti, per chi vuole insegnarli e per chi ha a che fare con un coro. Suggerito per ogni organista e per ogni parroco per vedere la varietà dei canti più conosciuti.

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don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:36 ha scritto:

Ottima guida, semplice, economica, agevole, per prepararsi alla confessione. Riporta il rito, l'esame di coscienza ed altre preghiere. Utile da lasciare in fondo alle chiese o da distribuire in occasione delle confessioni.

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don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:33 ha scritto:

Ottima bibbia che riporta a margine spiegazione, rimandi, domande e risposte e tante altre cose utili da sapere, da riscoprire ma soprattutto a capire anche la vita della Chiesa e i sacramenti. Non riporta tutto il testo biblico ma la quasi totalità, come scritto nella descrizione.

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Il messalino - César Lo Monaco
Libro
César Lo Monaco Elledici (gennaio 2016, 32 p.)

don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:31 ha scritto:

Il libretto riporta la S. Messa con la preghiera eucaristica dei fanciulli, ci sono disegni e colori però l'unica pecca sono i caratteri abbastanza piccoli che certo non invogliano i bambini a seguirlo.

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Il rito della messa - vari Autori
Libro
vari Autori Elledici (febbraio 2006, 64 p.)

don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:30 ha scritto:

Riporta tutto il rito della Santa Messa con le varie varianti e la cosa più interessante sono i caratteri facilmente leggibili. Adatto per adulti più che per bambini, ma utile a tutti per studiare il rito e le sue forme di preghiera.

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don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:29 ha scritto:

Il libro tende a spiegare e dare il significato a tutti quei gesti che ci preparano e ci accompagnano durante la Santa Messa, è utile come spunto di riflessione e per riscoprire gesti, segni, simboli che ci accompagnano alla celebrazione.

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Il mio pocket-book - Aa. Vv.
Libro
Aa. Vv. Elledici (giugno 2011, 16 p.)

don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:27 ha scritto:

Agile "carta di identità" del ragazzo o ragazza che partecipano al catechismo. Nella presentazione del "libro" troviamo scritto che ci sono anche le preghiere, in realtà le preghiere tradizionali (Padre nostro, Ave Maria, Angelo di Dio, Gloria, Eterno riposo ecc) non ci sono, ci sono altre preghiere.

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don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:25 ha scritto:

Già il titolo dice il contenuto che poi è esposto cercando di motivare la partecipazione alla S. Messa festiva domenicale. Utile per riflettere e per riscoprire il senso della partecipazione alla S. Messa ed il suo significato.


don mirko scoccati il 2 ottobre 2017 alle 13:21 ha scritto:

Lettera enciclica che fa riscoprire il significato della domenica come giorno del Signore, quindi del culto, del riposo e della famiglia. Edizione semplice ma utile da distribuire per istruire o per confrontarsi insieme.

Dio e il suo destino - Vito Mancuso
Libro

remo mattei il 1 ottobre 2017 alle 23:22 ha scritto:

buon libro nel suo complesso.

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Prof. Markus Krienke il 1 ottobre 2017 alle 12:32 ha scritto:

Nelle «Conclusioni» (615-622), l’autore Gianluigi Pasquale afferma la necessità indispensabile di ogni trattazione teologica della storia di «valutare con attenzione l’ambito e il momento in cui il concetto di “storia della salvezza” è stato accolto nella teologia sistematica» (615), e precisamente a questa impresa ardua è dedicato l’ampio volume di 697 pagine. Tale discorso, che si comprende quindi preliminare e fondamentale a ogni futura teologia della storia, è metodologicamente impostato come risultato di due esigenze sentite da parte della teologia cattolica: contrapporsi alla sfida della «filosofia della storia» e soprattutto dello storicismo (616), e difendersi dall’accusa, mossa da parte protestante, di non essere incentrata sufficientemente sulla cristologia (617). Implicitamente, Pasquale, oltre all’individuazione di queste due sfide, se ne prefigge di una terza, forse decisiva per il metodo che vuole difendere anche oggi: ossia come sia possibile articolare e rendere credibile la teologia in un’epoca in cui queste due sfide non esistono più (618)? Attraverso questa problematizzazione, il paradigma proposto da Pasquale è costruito per reggere, secondo l’autore, niente meno che le esigenze della «teologia naturale» (620). Inoltre, una riflessione storico¬-ecclesiologica è per l’autore il naturale esito di questa prospettiva storico-salvifica (621).
La trattazione si suddivide in quattro parti che dopo l’esposizione del problema e dello status quaestionis (29-66) descrive nella seconda parte il progetto di «coniugare il tempo all’Eterno» (67-234), per poi indagare l’evoluzione teologica di questo argomento in particolare nella dinamica intorno al Concilio Vaticano II (terza parte, 235-534), e infine esporre la tesi di questo libro nella quarta parte (535-614), del resto già delineata nelle parti introduttive (19-28): la “distinzione storico-fondamentale” tra l’«e» della condizione dell’uomo e l’«è» cristologico di Dio (19, 554) costituisce l’asse di realizzazione di questo trattato, che avanza una tesi di teologia fondamentale ossia che soltanto una teologia della storia riesca ancora a «sostenere la credibilitas Revelationis christianae» (19). Da qui si delinea la forte tesi di questo lungo trattato, che si presenta come una modulazione del paradigma di Löwith: «la matrice apocalittica proveniente dall’annuncio del Nuovo Testamento» è il motivo remoto di «qualsiasi [sic!] filosofia [sic!] della storia» (25-26). Inoltre, proprio dall’incontro dell’interpretazione della storia, che in età moderna si costituisce filosofica, con quella teologica, dalla quale essa si è emancipata, nascerebbe la svolta all’interno del dibattito teologico verso il paradigma della «storia della salvezza» (26).

Dopo questa duplice virata dell’argomento, resta però la domanda sistematica, che forse avrebbe ancora dovuto trovare spazio in tale ricerca amplissima e completa dal punto di vista della ricostruzione del paradigma (seconda e terza parte) e della sua rilevanza attuale: proprio il rileggere la storia «con le categorie di Logos e storia» (622) non solleva il problema di un certo “determinismo teologico” e la questione, oggi più urgente che mai, della libertà umana? Quale significato, epistemologico e morale assume la libertà umana sotto il segno del senso “assoluto” nella storia che è la «piena e personale manifestazione in Gesù Cristo» di «Dio [...] Signore della storia» (622) e nei confronti della «questione del cristianesimo quale vera religio» (537)? Dove resta la libertà dell’uomo e la sua libera collaborazione, dal momento che «la storia della salvezza è, in realtà, coestensiva alla storia del mondo o storia profana, dal momento che le due non si lasciano dividere di netto» (574)?. Si allude qui ad un’interpretazione del passo tratto dal De civitate Dei di Agostino, in cui quest’ultimo afferma: «l’uomo non pecca perché Dio ha conosciuto per prescienza che avrebbe peccato. Anzi, è innegabile che pecca, quando pecca, perché Dio, la cui prescienza non può fallire, non ha conosciuto per prescienza che il destino, il caso o altro di simile bensì che lui stesso avrebbe peccato. Se non vuole non pecca, ma se non vorrà peccare, anche questo Dio ha conosciuto per prescienza» (De civitate Dei V, 10, 2). La quarta parte della trattazione di Pasquale, occupandosi proprio di questa questione «verità e storia», identifica la libertà umana con la preparazione temporale della sua salvezza attraverso l’«atto di libertà creaturale» diventato «un elemento della storia salvifica realmente assunto» in Gesù Cristo (580), che costituisce l’irreversibile identità tra storia e salvezza che proprio nella storia umana si dimostra reversibile (581). Così si costituisce lo specifico «insieme» delle due storie – umana e divina – che viene caratterizzata come «reciproca e circolare inclusione o immanenza» e pertanto come «dialogo» (582-583). In questo modo l’«evento storico che è Gesù Cristo [...] è anche il fondamento [...] dell’autentica e vera storicità di qualsiasi uomo» (583) che implica certamente la tesi rahneriana dei “cristiani anonimi” e la soluzione per la dialettica tra libertà divina e umana viene trovata in DV 2 e 4 (585) e poi nella teologia trinitaria (587- 614), quindi mediata dalla «coscienza di Gesù Cristo incarnato» (598) ossia, in modo più concreto, dalla «compresenza in forma di trascendenza» per cui il futuro umano coincide con il presente divino (599).
Ora, mentre a tale discorso non si può negare la sua convinzione teologica, non si delinea espressamente come si situi qui quella ricomprensione filosofica della storia, la quale, metodologicamente, è stata annunciata. In questa chiave sembra senz’altro rilevante l'affermazione che «dall’incarnazione di Gesù Cristo il divenire della storia può, in ultima istanza, essere riscattabile dalla propria paradossalità – e, pertanto, giustificabile – soltanto dalla Trinità, e questo sia a livello ontologico, sia sul versante storico-salvifico» (613). Ma la pretesa anche filosofica di questo discorso, sebbene di “filosofia cristiana” o in qualche modo ex-negativo a partire da una teologica, aggiungerebbe qui la considerazione come in questa prospettiva “teandrica” (604, 613 et al.) della cristologia tale «paradossalità» o dialetticità della storia si lascia tematizzare nella sua radicalità. Ad esempio in Schelling si potrebbero trovare degli spunti importanti per una tale impresa. All'ultimo Schelling, infatti, attraverso la sua lettura kasperiana, è dedicata proprio la sezione che tematizza la dialettica tra «[s]oluzione razionale e risoluzione credente della relazione assoluto-storia» (424-451), evidenziando che «la significazione della storia ha un fine religioso [...] perché la storia tende all’unità e alla perfetta rappresentazione dell'assoluto nel finito e il ritorno del finito nell’infinito» (429). Pasquale riesce in questo modo a rilevare la storia come modo umano di conoscere l’assoluto attraverso il finito, pervenendo senz’altro a un modo di poter concepire «il principio della libertà umana nella sua indipendenza» (431). Tramite la cristologia, così la declinazione kasperiana di Schelling, «creazione, tempo e storia significano qualcosa per Dio» (446). Senz’altro deve essere visto in questo capitolo uno dei momenti centrali della tesi del nostro autore che spinge tale pensiero fino all’affermazione secondo la quale «una netta cesura tra storia della salvezza e storia profana è impensabile» e che «la storia, proprio nella sua pura storicità, è il modo in cui Dio esibisce la non-disponibilità di se stesso e del suo messaggio» (467, 471). Proprio tale sguardo su Schelling porta però il discorso di Pasquale completamente dentro la cristologia (478-509), mentre per un grande filosofo-teologo cattolico dei tempi di Schelling, Antonio Rosmini, tale fine cristologico non comprometteva un approccio più razionale alla stessa storia. Tale prospettiva di teodicea in Rosmini purtroppo non viene considerato, come è del tutto tralasciato il tema della stessa teodicea, probabilmente per le scelte metodologiche iniziali di incentrarsi sull'argomento della “storia della salvezza” intorno al Concilio Vaticano II e la sua impostazione cristologica. Ma proprio così l’argomento resta, probabilmente più che l’autore poteva immaginare, debito al «tremendum» che la storia costituisce per la teologia (94). Così – al di là della lista interminabile degli autori di riferimento – Leibniz e Vico non sono interlocutori, così come non lo sono Löwith (ad eccezione 24-26, 57-60) e i teoretici del paradigma della secolarizzazione come paradigma storico. Ma proprio in questa chiave sarebbe interessante chiedersi quale posto teorico una teologia della storia abbia nel mondo post-secolare e di fronte alla sfida del “ritorno delle religioni” e delle nuove teologie politiche che da vari punti di vista religiosi ed ideologici cercano di impadronirsi della prerogativa interpretativa della storia. Certamente sono prospettive che oltrepassano, metodologicamente e contenutisticamente, questo discorso e tentano piuttosto di collocarlo all'interno di un dibattito attuale dal quale però ogni teologia fondamentale dovrebbe farsi sfidare.
Un ampia bibliografia (629-686) è un utile indice dei nomi (687-697) chiudono questa trattazione che senza dubbi merita di essere consigliata sia per la sua chiarezza espositiva sia per la completezza sistematica, ma soprattutto per il suo carattere di essere un bilancio: dopo le varie teologie della storia del ‘900 e l’insegnamento del Concilio Vaticano II, occorre urgentemente fare sintesi e tirare le somme, non per chiudere tale discorso, ma per ri-aprirlo in un’epoca nuova. Solo così la Chiesa – e in questo l’indirizzo ecclesiologico di questo tema da parte di Pasquale è fondamentale – potrà collocarsi con efficacia e responsabilità all’interno di quelle nuove dinamiche che troppo facilmente suscitano nelle religioni reazioni fondamentalistiche che sono tutte a-storiche. Il messaggio dell’analisi di Pasquale è che il paradigma cristologico e trinitario di guardare la storia ne costituisce il vero antidoto.
Markus Krienke
30 Giugno 2017
in «Teologia» 40 (2017) n.2, pp. 330-332
© Glossa Editrice

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Claudio corti il 1 ottobre 2017 alle 12:09 ha scritto:

Recensisco più che volentieri questa crema!
Da consumatrice cronica di crema per mani, avendone testate molte sul mercato più o meno dispendiose, ho deciso di acquistare anche questa...e ne sono entusiasta al punto che ne devo ordinare un'altra perché, venutane a conoscenza, la mia mamma, ha pensato bene di tenersela, per quanto l'ha apprezzata! :)
Rilevo queste caratteristiche fondamentali, almeno per quello che mi riguarda:

-Texture morbida e facilmente spalmabile
-Grado altissimo di assorbimento rapido
-Morbidezza della pelle a lungo
-Profumo meraviglioso che non si modifica all'uso, ovvero la pelle resta con il medesimo aroma a lungo, senza che, come spesso accade, a contatto con il ph della pelle, si alteri l'essenza.
-E' sufficiente una piccola quantità per ottenere un risultato ottimale.
-Rapporto qualità/prezzo eccellente!

Mi auguro di essere stata utile, consigliando vivamente l'acquisto!

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Anna Morreale il 30 settembre 2017 alle 20:58 ha scritto:

ho scelto questo testo per i bambini di prima elementare , segue le domeniche con disegni e schede di giochi; permette ai bambini un primo incontro con il catechismo e la liturgia. Consigliato per il catechismo delle prime classi

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