Citazione spirituale

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Amor perduto - Antonio Socci
Libro
Antonio Socci Piemme (ottobre 2017, 228 p.)

cristina delprato il 13 novembre 2020 alle 09:01 ha scritto:

Una lettura profonda dell'inferno,consigliato.

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Suor Loredana Abate il 12 novembre 2020 alle 20:03 ha scritto:

La raccolta di citazioni del papa sulla Comunicazione ci spinge ad interrogarci su come comunichiamo oggi e quale modello comunicativo abbiamo di riferimento. Quello che ogni cristiano dovrebbe avere è la Trinità, che comunica incessantemente attraverso il filo dell'amore costante.

Claudia Berto il 11 novembre 2020 alle 17:24 ha scritto:

Un libro dal contenuto molto attuale e provocatorio che concentra l'attenzione su una delle dimensioni fondamentali della persona: le relazioni interpersonali, la comunione con gli altri a partire dall'unicità e diversità di ciascuno. Interessante anche il focus sulla Comunicazione, come comunicazione di se stessi in vista della relazione... questo fa bene in un clima generale dove spesso la comunicazione sta diventando in realtà più opposizione, contrasto, a volte anche violenza verbale... Il linguaggio di Papa Francesco come sempre è semplice e immediato.

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Mario Cutuli il 12 novembre 2020 alle 16:08 ha scritto:

Per un elogio dell’interdipendenza
Indispensabili legami
Il sospetto, se non proprio la certezza, è che le nostre relazioni sociali siano profondamente cambiate. Che abbiano acquisito la pericolosa natura dell’“usa e getta”.
Eppure, «gli esseri umani hanno bisogno di prossimità relazionale, fonte delle più grandi e dei migliori ricordi dell’esistenza», concludono i francesi Christophe André, medico psichiatra e Rébecca Shankland, psicologa, in “Quei legami che ci fanno vivere”, Edizioni Corbaccio, in Italia tradotto da Maddalena Tagliani Fessard per la collana “I libri del benessere”.
Il tema dominante del libro è tutto racchiuso nel sottotitolo “Elogio dell’interdipendenza”, per sottolineare che «noi esseri uomini dipendiamo tutti gli uni dagli altri fin dalla nascita» e che «le relazioni con gli altri sono ciò che più di tutto contribuisce a dare un senso alla vita.»
C’è nelle parole di André e Shankland, sicuramente l’eco remoto tanto di Aristotele, convinto che l’uomo sia, per natura, un “animale politico”, quanto del francese Montesquieu che parla dell’“animale socievole” in noi, perché «oltre che socievoli siamo anche fragili; se siamo riusciti a sopravvivere e a prosperare come specie non è solo grazie alla forza fisica, ma perché abbiamo imparato a stabilire rapporti con gli altri».
Un passaggio importante quello di Montesquieu, non a caso ripreso dai due studiosi francesi, perché il “proprio dell’umano” è una non autosufficienza che accomuna tutti, una vera mancanza che caratterizza la nostra condizione, «non difettiva, bensì generativa e prospettica», completa Luca Alici, professore associato di Filosofia politica all’Università di Perugia.
Al di là dei singoli temi trattati da Christophe André e Rébecca Shankland, che esplorano compiutamente tutti gli ambiti dell’interdipendenza, quello che si apprezza nel testo è l’impegno di far comprendere che la scoperta della nostra costitutiva fragilità è per la nostra esistenza una “conquista” preziosa che altrimenti resterebbe priva della piena realizzazione di sé. Perciò André e Shankland scrivono che «essere consapevoli di tutte le forme di interdipendenza nella nostra vita quotidiana, osservarle, assecondarle, è un esercizio importante e semplice: un esercizio che ci consente di sentirci pienamente umani, di sentirci felici e sostenuti.» Ed altrettanto apprezzabile è la loro analisi delle remore psicologiche che pregiudicano l’interdipendenza con gli altri.
C’è chi la considera «un peso difficile da sopportare, tanto che alcuni scelgono di isolarsi sperando di ritrovare in questo modo uno spazio di libertà», come conferma il caso di non pochi genitori in difficoltà con i figli, che preferiscono non chiedere aiuto alla famiglia o agli amici per non dovere poi ricambiare. Come se il fatto di sentirsi legati al prossimo, fosse un debito nei suoi confronti, obbligati a soddisfare per primi i suoi bisogni, cedendo così ad un malinteso concetto di libertà individuale.
Isolarsi dagli altri per illudersi di ritagliarsi in questo modo uno spazio di libertà non ci aiuta nella nostra crescita, né ci permette l’acquisizione di un desiderato benessere, almeno sino a quando l’interdipendenza non assume un carattere per così dire patologico, espressione di una preoccupante mancanza di autonomia, rispetto ad una dipendenza «sana», che diventa invece sinonimo di un perfetto equilibrio tra autonomia e prossimità relazionale.
Leggere le pagine del testo sollecita certamente la riflessione sul valore e sulla natura dell’individualismo, assai spesso erroneamente inteso come sinonimo di egoismo, quando invece esso comporta anche l'idea di  autodeterminazione, grazie alla quale ogni persona può scegliere la direzione che vuole imboccare, indipendentemente dalle scelte degli altri, e in particolare dei suoi cari.
E’ vero, come leggiamo nel testo, che «l'individualismo accorda più spazio alla scelta personale, all'espressione dei desideri e alla considerazione dei propri bisogni», che esso può evocare «un maggiore egocentrismo, e quindi egoismo», ma «essere individualisti, scrivono i due studiosi francesi, non significa ignorare gli altri o isolarsi, ma tenere maggiormente conto dei propri bisogni personali nelle scelte effettuate». Pertanto, perché le relazioni sociali siano ottimali e autenticamente costruttive è indispensabile un buon equilibrio tra il rispetto dei propri bisogni e il rispetto di quelli degli altri, senza così sacrificare l’individuale al collettivo o il collettivo all’individuale, perché se legare con gli altri permette di consolidare il legame di fiducia, attribuire un'importanza eccessiva agli scopi collettivi, a scapito delle proprie esigenze, «può anche causare una stanchezza profonda».
Lo stile agile, volutamente divulgativo, tutt’altro che accademico, di temi così importanti, e la traduzione italiana chiarissima e scorrevole facilitano la lettura di un testo tanto utile nella comprensione di noi stessi e nel rapporto con i nostri simili.

I folli di Dio - Mario Lancisi
Libro

Mario Cutuli il 12 novembre 2020 alle 15:56 ha scritto:

Mario Lancisi e quei "Folli di Dio"
Quando la follia è sapienza
Fu una stagione di grandi e rivoluzionarie trasformazioni socioeconomiche che cambiarono profondamente l'Italia da poco uscita da una guerra che l'aveva distrutta materialmente e moralmente dopo gli anni neri della dittatura, quella che fa da scenario al volume di Mario Lancisi "I folli di Dio" di recente proposto dalle Edizioni Paoline. Gli anni nei quali, «nel bene e nel male si è fatta la Repubblica italiana nata qualche anno prima», scrive nella presentazione del testo Massimiliano Patasini, per guadagnare gradatamente una propria identità politica e consolidare le riguadagnate istituzioni democratiche.
L'indiscusso merito del libro, che copre un arco temporale che va dal 1938 al 1968, è quello di riuscire a coniugare, attraverso una ricostruzione «ragionevole e ragionata», anche se «frammentaria e parziale», come lo stesso Lancisi precisa, il racconto della storia nazionale e quello delle storie locali per restituire un'immagine sempre più nitida dell'Italia nel Novecento.
Una stagione densa di importanti e complessi fermenti che fecero da lievito ad altrettanti fenomeni che negli anni Sessanta caratterizzarono la società, la politica italiana e la stessa storia della Chiesa, nel turbinio di fortissimi contrasti ideologici e politici, come quelli tra la Dc e la sinistra e di diversi, talora anche cruenti, attentatati terroristici.
Pagine di autentiche e dense pennellate di appassionata conoscenza di «un’epoca confusa e violenta» che Lancisi rivisita attraverso gli occhi di “Folli” di Dio, che dimostrano quanto sia vera la convinzione di San Paolo apostolo, «Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti», indispensabile, commenta, «per comprendere la follia sotto l’ottica della sapienza.»
Il lavoro di Lancisi, un vero viaggio nel passato che sa ancora molto di presente, ricostruisce senza cadere in una, pur importante biografia, le vicende di quei “Folli”, di quelle figure straordinarie, coraggiose e combattive, controcorrente, “rivoluzionarie”, insormontabili per i valori cristiani dei quali erano detentori. Un “esercito” di uomini e donne, molti dei quali sconosciuti che, ognuno con i propri mezzi, lavora ad un
progetto di pace, accomunati, leggiamo nel testo, da un unico grido: «No allo sfruttamento dei poveri, all’ingiustizia sociale, all’economia senza il soffio vitale del Vangelo.»
E’ in questa prospettiva che può essere collocata la loro testimonianza sulla giustizia, non tanto come unico tema tra i tanti coniugabili, ma come genuina qualità del vivere umano. Lungo questo filo conduttore, Lancisi rivisita le vicende di don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, emblema di riferimento nel dibattito italiano sulle virtù civili e sulle riforme educative, per il quale la giustizia è un valore che crea dignità; un “folle” che - «mi ha cambiato la vita», confessa Lancisi dopo aver letto “Lettera ad un professoressa”.
E poi di Giorgio La Pira, uomo della Costituente, relatore decisivo dell’articolo 2 che garantisce “i diritti inviolabili dell’uomo”, e successivamente sindaco, il “sindaco santo” di Firenze, di padre David Turoldo, la “coscienza inquieta della Chiesa”, con la sua concezione quasi spirituale della fabbrica intesa non come proprietà privata, ma come valore per tutti, critico verso la “Democrazia Cristiana” restia ad “aprire” ai socialisti, costretto dalle gerarchie ad un penoso e continuo esilio in Baviera, in Canada, a Londra…
Nomi che comprendono anche quelli di padre Vannucci e don Ernesto Balducci, l’“uomo planetario”, lo definisce Lancisi, condannato per apologia di reato per aver difeso, come don Milani, il diritto all’obiezione di coscienza, di don Giulio Facibeni, “il povero facchino della Provvidenza Divina”, come egli stesso si definiva, di don Renzo Fanfani, il “prete operaio” che lavora in fabbrica anche dopo l’ordinazione, fino al cardinale antifascista Elio Dalla Costa, capace di chiudere le porte della Curia a Mussolini e al Führer, in visita a Firenze. Fino a don Piero Mazzi, “il prete del dissenso”, rimosso dalla sua parrocchia nel 1968, per aver dato la sua solidarietà agli operai che avevano occupato il duomo di Parma, prima di guidare la comunità del popolare quartiere fiorentino dell’Isolotto, al centro di un caso che riempì le cronache del tempo. Fino ancora ad Anna Meucci e Mario Gozzini, il cattolico che rivoluzionò il carcere, per essere stato l’ispiratore della legge che porta il suo nome.
Ripensando al suo lavoro Lancisi confessa di essersi sentito «fortunato in quella sera di fine luglio quando, rovistando tra le mie carte e le mie vie, mi è stato chiaro che i "Folli di Dio" mi hanno indicato che un’altra Chiesa e un altro mondo sono possibili». Ed ha ragione, se si pensa che la sua unica ambizione «è quella di un racconto in cui la passione per Dio e per l’uomo, cielo e terra, si intrecciano e si fondano nella “follia” di un’umanità senza aggettivi, bandiere, ideologie e patrie». Un racconto, conclude Lancisi, il cui messaggio è rivolto soprattutto ai giovani, ma «senza la presunzione di suggerire una strada, un modello, bensì proponendo loro di cercare il senso della vita nella spiritualità e nella ribellione sociale intesa come amore per la giustizia».

100 omelie - Angelo Comastri
Libro
Angelo Comastri Edizioni Palumbi (settembre 2019, 384 p.)

Dott. Francesca Antonioli il 12 novembre 2020 alle 12:54 ha scritto:

Consiglio vivamente la lettura di questo libro. Il testo offre innumerevoli spunti di riflessione al lettore. Le omelie si trovano suddivise per anno liturgico, facilitando ancora di più la lettura. Grazie Cardinale!

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Catechista Vincenza Capuzzo il 11 novembre 2020 alle 23:47 ha scritto:

buon testo forse un po troppo impegnativo

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Fiorenza Saccoman il 11 novembre 2020 alle 22:56 ha scritto:

Fra Modestino...grande amico e testimone di Padre Pio, perché a me piace sempre chiamarlo così ,anche se ormai è santo da tempo. Una descrizione semplice, ma al tempo stesso efficace e commovente, dove si intrecciano periodi, esperienze e colloqui intrattenuti con il padre. Commovente la descrizione del riordino e della catalogazione degli effetti personali di Padre Pio dopo la sua morte,che ,semmai ce ne fosse bisogno,rafforza e conferma la sua figura di santo straordinario.

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Lara Munari il 11 novembre 2020 alle 22:23 ha scritto:

Ottimo profilo di San Francesco da Paola, eremita calabrese che fondò l'Ordine dei Minimi, un santo ancora non tanto conosciuto ma la cui vita ed esperienza hanno molto da dire e insegnare soprattutto in questi tempi. La scelta libera e consapevole della vita quaresimale, fatta di penitenza e strettissimo magro per tutto il tempo dell'anno, è vissuta e offerta come risposta d'amore all'amore di Dio che in Gesù ha salvato e redento non solo l'uomo, bensì anche tutto il creato. In tale risposta d'amore si perpetua la continua relazione con Cristo, nella quale avviene la riconciliazione tra l'uomo e la creazione.
Fa bene leggere tali pagine, che aiutano ad una maggiore sobrietà in una società in cui spreco, consumismo sfrenato e indifferenza rendono le persone superficiali e indifferenti, sempre malcontente... segno di un vuoto interiore che solo l'intimo rapporto con Dio può colmare.


Claudia Berto il 11 novembre 2020 alle 17:17 ha scritto:

Molto utile e pratico, in un unico volume liturgia delle ore e letture del giorno, corredate di commento. Di facile utilizzo anche per persone anziane. Per queste ultime e per chi ha problemi di vista forse risulterebbe più leggibile se le pagine non fossero colorate.

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Parroco Ebio Don Amerigo Parrocchia Santi Sisto e Martino il 11 novembre 2020 alle 15:39 ha scritto:

indispensabile per usare la nuova edizione del Messale Romano, io lo raccomando. l'autore spiega benissimo. Per una spiegazione come usarla si deve attingere questa fonte e viverla per una partecipazione adeguata con i fedeli.

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Catechista Liana Angelotti il 11 novembre 2020 alle 14:22 ha scritto:

Bellissimo questo CD, con canzoni molto belle, orecchiabili e facilmente memorizzabili.

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Fiorenza Saccoman il 11 novembre 2020 alle 09:49 ha scritto:

La vita, il sorgere della vocazione monastica e sacerdotale, l'assoluta aderenza ai voti pronunciati e la scelta di ritirarsi in solitudine per avere un rapporto stretto con Dio. Già in vita si reca a portare conforto e a guarire chi ne fa richiesta... Dio si serve sempre delle persone più umili per colorare i Suoi Disegni.

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Cosimo Valentini il 11 novembre 2020 alle 09:35 ha scritto:

È stato meraviglioso trovare un'incenso con un'aroma di questa fraganza, complimenti!

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Cosimo Valentini il 11 novembre 2020 alle 09:33 ha scritto:

Ottimo acquisto!

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