Libro della Sapienza

E' cronologicamente l'ultimo dei libri dell'Antico Testamento, ed è scritto interamente in greco. E' un messaggio di speranza e fortezza, scritto da un giudeo alessandrino alla metà del I secolo a.C. e indirizzato prima di tutto ai suoi correligionari in pericolo di abbandonare l'Alleanza, sia per le persecuzioni di cui erano fatti oggetto, sia per lo splendore del culto e della cultura idolatrica ellenistiche da cui erano attirati.

Il libro si può dividere in due parti.

I) Esorta a praticare la giustizia e la religione, sorgenti di felicità e d'immortalità, e mostra la diversa sorte del giusto e dell'empio in questa vita e nell'altra: invita poi a prendere la sapienza come guida nella vita.

II) Prima parla delle meraviglie operate dalla sapienza nei patriarchi, da Adamo a Mosè. Passa poi a parlare dell'originale e stupida immoralità dell'idolatria nei suoi diversi aspetti. Infine, evidenzia il contrasto fra il giusto e l'empio, mettendo in contrapposizione Ebrei ed Egiziani, specialmente nelle piaghe d'Egitto.