Matteo - Commento e lectio

L'antica tradizione della Chiesa attribuisce concordemente il primo dei quattro vangeli canonici all'apostolo San Matteo, chiamato anche Levi, secondo l'uso del tempo di portare un doppio nome.

La serie delle testimonianze a favore dell'autenticità di questo vangelo, incomincia già al principio del II secolo con Papia di Gerapoli (125 d.C.) e continua con Ireneo (180 d.C.), Tertulliano (210 d.C.), Origene (251 d.C.): quest'ultimo si appella già alla tradizione, via via sempre più abbondante, confermata da amici e nemici e da innumerevoli citazioni fatte dai Santi Padri.

Matteo, figlio di Alfeo, esercitava la professione di esattore delle imposte (pubblicano) a Cafarnao, sul lago di Genezareth. Là, un giorno fu visto da Gesù mentre era seduto al suo banco, intento ai registri. Il Maestro gli rivolse una sola parola: "Seguimi!", ma dovette essere accompagnata da uno sguardo quantomai espressivo, se il futuro apostolo abbandonò tutto e si pose alla sua sequela. Probabilmente galileo, di origine e di famiglia benestante, Matteo fu forse l'unico degli Apostoli a possedere una cultura, per quanto modesta, superiore agli altri, e ad avere un po' di dimestichezza con penna e libri.

Secondo le testimonianze patristiche, Matteo fu il primo a scrivere qualcosa su e di Gesù. San Girolamo afferma che Matteo scrisse nella lingua parlata dagli Ebrei, perciò in aramaico, ma questa opera non ci è giunta, e già ai suoi tempi era andata perduta. Il vangelo in lingua greca, quello giunto sino a noi, secondo i critici moderni è posteriore a quello di San Marco, di cui segue con molta libertà, la linea programmatica. E' rivolto ad una comunità fatta di Giudeo-cristiani e presenta un taglio decisamente dottrinale: esso presenta Gesù come il Messia annunciato dell' Antico Testamento e, oltre al racconto della Passione, è caratterizzato da cinque importanti discorsi di Gesù sul regno di Dio. Il famoso capitolo 5, nella cornice del "Discorso della montagna", presenta le Beatitudini e il Padre Nostro.